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Lo specchio

Io non lo so neanche più quante facce ho avuto, quanti occhi e di quanti colori diversi ma mai veramente miei. Poco fa ero uno ragazzina con i capelli arruffati ed ora invece assomiglio ad un vecchio che sorride sdentato. Questi finiranno proprio con il farmi impazzire, non gli interessa nulla che io non sappia più chi sono. Loro si limitano a passare, guardano e se ne vanno via. È poi compito mio dover fare i conti con questo insopportabile cerchio alla testa che mi lasciano ogni volta.
Ecco guarda, guarda questa… È arrivata, si è messa il rossetto e se ne è andata, senza neanche un grazie, senza neanche un mezzo sorriso di circostanza. La verità è che io odio dovermi subire tutte le smorfie che quegli ingrati mi fanno davanti, odio il fatto che tutti mi guardino e nessuno mi veda, odio dover riflettere anche la gente cattiva, quella che fa del male. Potessi distorcerli io lo farei, riuscissi a sformarli in modo che il mondo possa vederli effettivamente per quello che sono non esiterei un secondo, fossi almeno forte abbastanza da negare all’apparenza la possibilità di ingannare la brava gente, ma non è così, come tanti sono un po’ schiavo anche io, costretto a riflettere quello che mi fanno vedere e non ciò che vedo.
Certo di discorsi assurdi ne ho sentiti negli anni, da quello che voleva farla pagare al mondo senza neanche sapere il motivo a quella che si vedeva orribile quando invece era perfetta. Li ho visti piangere, li ho visti ridere, li ho visti baciarsi ed odiarsi allo stesso tempo ma inizio a credere che nessuno di loro abbia invece mai visto me, proprio io che neanche mi muovo.
Non pensavo potessi mai arrivare a dirlo ma era meglio essere nel magazzino, nonostante le ragnatele, nonostante il buio. Lì io guardavo gli scatoloni e gli scatoloni guardavano me. C’era qualcosa di perfetto in quel semplice binomio, c’era complicità e appagamento, reciprocità e rispetto. Semplicemente funzionava.
Poi invece mi hanno messo qui e tutto è cambiato, tutto è andato irrimediabilmente perduto. Capitano momenti in cui magari tu vorresti essere serio e invece ti tocca essere un ragazzino che saltella da tutte le parti oppure giorni in cui ti senti po’ triste e puntualmente arriva ad affossarti del tutto quel tizio che ti si piazza davanti e si gira solo per vedere se il nuovo paio di pantaloni gli calza a pennello, ecco… questa è la categoria di persone che odio di più, quelli che si guardano il culo.
Probabilmente è solo invidia la mia, eppure è reale, così reale da farmi sentire sfinito. Non vorrei andarmene via, io amo la vita perché lei si lascia amare così facilmente ma non posso fare a meno di pensare che quando arriverà il giorno, ed arriverà, in cui qualcuno mi urterà mandandomi in frantumi non riuscirò a provare dolore. Non ci saranno né sangue né grida, poco importa che sia stato un sasso, un martello o semplicemente un gesto distratto. È così che io finisco, accompagnato da un sottofondo di mille delicati cristalli che nascono e scappano via.
Morire sarà orribile ma allo stesso tempo sarà anche dolce perché porterò con me la consapevolezza che a breve loro verranno a cercarmi e che non trovandomi per la prima vera volta mi vedranno. Si, per la prima vera volta capiranno che, per tutto questo tempo e con tutto me stesso, io ero qua.



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Opera scritta il 24/03/2015 - 19:12
Da Simone Coriandoli
Letta n.1095 volte.
Voto:
su 9 votanti


Commenti


Molto bello!

Atrebor Attertep 21/03/2018 - 19:47

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Un grazie sentito ad entrambe per i commenti ed in particolare a Maria Valentina per i consigli e per avermi dato un seconda opportunità rileggendomi . Un saluto

Simone Coriandoli 26/03/2015 - 22:01

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Solo attenzione in qualche punto alla punteggiatura...

Maria Valentina Mancosu 25/03/2015 - 20:43

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Se la sua scorsa opera, non m'è piaciuta... questa, s'è meritata il voto eccellente!

storia non solo bella, ma anche profonda!

Maria Valentina Mancosu 25/03/2015 - 20:40

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Originale e anche se a livello fantastico racchiude delle realtà.Molto bravo Simone.Ciao

Anna Rossi 25/03/2015 - 08:01

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