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TI CHIEDO SCUSA

Fissava il foglio bianco dinanzi a sé , mentre, veloci, i pensieri ballavano nella sua testa. Vedeva le immagini prendere corpo per poi, come d’incanto, svanire in un momento, in un battito di ciglia.
Il tempo passava, ma niente, nulla, non un solo pensiero si era chiarificato, strabuzzava gli occhi cercando di vedere oltre la fitta nebbia in cui era avvolta la sua mente. Vuoto. Stava per chiudere tutto, andare via, si era fatto tardi e cominciava a sentire i morsi della fame. Non aveva pranzato e, ormai, doveva essere ora di cena. Stanca e avvilita, si accingeva a spegnere il computer quando vide una figura venire verso di lei. Si materializzava ad ogni passo, testa alta e espressione fiera “Io sono Claudia” disse “mi stavi aspettando”. “ Claudia? E che cosa vuoi da me?”. Era un essere indescrivibile, una specie di spirito ma Viviana aveva capito chi aveva di fronte. “Non mi aspettavi?” ripetè la strana figura. “Certo che no!” rispose la giovane “ho solo trentacinque anni e di certo non è te che aspetto!”. Ma Claudia si materializzò nella stanza. “Sono venuta a prenderti ma proprio perché tu non mi aspettavi ti concederò un piccolo regalo, un’ eccezione che poche volte concedo e lo farò per te proprio perché sei una persona così speciale”.Viviana sbiancò, iniziò a sudare freddo, lei già piena di ansie non riusciva più a muoversi, si sentiva immobilizzata. ”Sto per morire?”. “ Si” rispose Claudia “ma non ora, tra poche ore, poco prima dell’alba del nuovo giorno!”. “Perché me lo dici? Cosa devo fare?”. Viviana non riusciva nemmeno a pensare e Claudia le rispose “Hai qualche ora di tempo per fare qualcosa di importante, qualcosa a cui tieni, qualcosa che desideri fare, qualcosa che non hai mai fatto, pensaci e sbrigati, falla! È un regalo prezioso!”.Viviana iniziò a piangere, c’era una cosa che poteva, anzi doveva fare. Infilò le scarpe e la giacca, prese le chiavi e in due minuti era sotto il portone davanti alla sua auto. Aprì lo sportello, mise in moto e rapidamente partì. Dove stava correndo? La strada non le era mai sembrata così lunga, quel breve tragitto che aveva percorso tante volte fino a casa del suo più caro amico Gianni. Perché Viviana aveva pensato di andare da lui? Qualche sera prima si erano salutati, anzi non si erano salutati per niente ma avevano praticamente litigato per un regalo da fare ad un amico per il suo compleanno. A lei sarebbe piaciuto comprargli un portachiavi, lui insisteva per un libro. Avevano litigato per una cosa del genere? Loro che si volevano cosi bene? Viviana lungo la strada aveva un solo pensiero, non poteva morire senza aver fatto pace con la persona più importante della sua vita, il suo miglior amico, quello che le era sempre stato vicino fin da bambina, con il quale aveva condiviso tante avventure, tante risate ma anche tanti dispiaceri. Lo avrebbe trovato sicuramente a casa, a quell’ora, seduto, forse, già a cenare. Aveva il cuore in gola quando bussò al citofono, lui di certo non la stava aspettando. “Si chi è?” rispose quasi subito. “Sono Viviana” disse lei con filo di voce rotta dal pianto. “Hey” rispose lui ed il portone si aprì. Aspettare l’ascensore le avrebbe rubato del tempo, così iniziò a correre su per le scale e quando arrivò al piano lui le aveva già aperto la porta. Il tempo di entrare e Viviana si ritrovò in un secondo nella braccia del suo caro amico. “Hey!” ripetè lui. Si strinsero davvero molto forte ma in quell’istante un cane abbaiò e Viviana si svegliò. Era lì nella sua stanza buia, davanti al computer acceso, dove la pagina era rimasta bianca. Aveva provato tutto il giorno a scrivere un racconto o una poesia per distrarsi ed alla fine la stanchezza l’aveva fatta crollare. Era stato solo un sogno! Viviana non sarebbe morta quella notte ma si rese conto in quel momento che le restava solo una cosa da fare per smettere di essere triste. Prese il telefono e chiamò Gianni. Lui dall’altro lato rispose subito. “Hey che fine hai fatto in questi giorni? Mi sei mancata!”. “Ciao Gianni, ti chiedo scusa!” e chiacchierarono per circa un’ora com’erano soliti fare alla fine delle loro giornate.



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Opera scritta il 22/06/2015 - 18:21
Da Papavero nel vento ...
Letta n.1488 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


Bello e commovente, molto brava Papavero.Ciao

Anna Rossi 23/06/2015 - 05:40

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Un racconto originale e, a tratti, persino commovente. Quante volte ci dimentichiamo di fare qualcosa pensando che "intanto, c'è sempre molto tempo ancora davanti a noi" per poterlo fare? Già, il tempo... una misura a volte sconosciuta e che pensiamo non possa mai finire. Ma il ritorno alla realtà ci pone, spesso di fronte a scelte o gesti che, prima o poi, dovremo fare, come ricordarsi di un vecchio amico, di un parente lontano, eccetera. Una storia che offre seri spunti di riflessione. Davvero apprezzata!

Arcangelo Galante 22/06/2015 - 21:25

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Originalità e creatività in un binomio pregevole... Il mio plauso e le mie ***** di apprezzamento

Rocco Michele LETTINI 22/06/2015 - 21:09

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