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Euridice

Nel buio di questo sonno ti aspetto ancora, forse da sempre, non so più cosa sia il tempo qui, se esiste il Tempo, non esistono stagioni, non esiste che il buio…
La spensieratezza è lontana quanto la luce, la tua musica quanto la vita. Nel freddo di questo inverno attendo un’estate che so non ritornerà, mentre un gioco a ripetersi morde la mia caviglia e infiamma un presagio ignorato e accaduto, accanito ritorno, vestigia di morte per una sposa innamorata.
A volte mi sembra di percepire delle presenze intorno a me, un’unica sofferenza condivisa, eppure diversa nella stessa sorte sospesa.
All’improvviso una voce in questo silenzio, una vita che invade la morte con la delicatezza di passi lievi; con la voce tremante di chi ancora può sentire il dolore mi chiama a sé:


“Euridice, anche la sposa di Ade ti invidia, perché non esiste donna più fortunata di te. Orfeo ti canta ancora e la sua struggente melodia ha commosso anche il mio sposo, le sue lacrime si sono versate nell’Acheronte, tanto che le anime sperdute in quel fiume hanno per un attimo sfiorato il cielo di questo inferno”


“Orfeo? Qui?”


“La sua musica ha aperto tutte le porte, anche quella del cuore di Ade, che gli ha concesso la possibilità di portarti via da qui per ritornare ad essere musa di suoni dolci, accanto a lui”


Proserpina mi prende per mano e mi conduce da Orfeo; vorrei gettarmi al collo del mio sposo ma Ade mi trattiene e al mio posto lascia che a giungere ad Orfeo sia la sua condizione:


“Potrai condurla di nuovo tra i vivi, Orfeo, ma non potrai voltarti a guardarla fino a quando non sarete entrambi usciti dall’Averno”


Orfeo accetta senza nemmeno riflettere, mi prende per mano e inizia a condurmi verso l’uscita. Ade e Proserpina sono ad ogni passo più lontani, tuttavia il potere del Dio è ancora su di me. Il mio sposo non si volta, sento la sua ansia crescere, il suo desiderio quasi esplodergli nella mano che mi stringe; ora il passo si rifugia in una corsa, perché nemmeno le domande possono aspettare


“Euridice, dimmi che sei tu, dimmi che Ade non si è preso gioco di me! Amore mio, non vedo l’ora di stringerti e cantare di nuovo per te, nella luce di questo giorno che non vedrà più la nostra fine”


La mia bocca tace, perché Orfeo non abbia prova di avermi; quanta fede avrà in quel Dio? Quanta forza troverà in questo miracolo? Mentre risaliamo, guardo la sua schiena e proprio quando inizio ad intravedere l’uscita, la luce si accende sul mio domani di sposa e vedo il fuoco della nostra casa, i figli che giocano a rincorrersi sull’erba morbida di una primavera che non esiste ancora, ma soprattutto vedo Orfeo, lo vedo cantare con forza e vigore verso nuove fanciulle, mentre a me non resta che il sapore ormai sbiadito di canzoni stantie e quasi dimenticate nel furore di nuove vite e nuovi sapori, nuovi baci e nuovi occhi, nuovi viaggi e vecchi ritorni. Tutto questo sarà nel mio futuro, giovani fanciulle che mi faranno diventare un ricordo da dimenticare ogni notte, perché la musica non invecchia e cerca nuove orecchie da incantare, nuovi corpi da far tremare, nuove menti che la usino per viaggiare….allora voltati Orfeo, voltati, te ne prego! Non posso sopportare di tornare a vivere per poi morire ad ogni primavera, preferisco rimanere qui, nel buio, in questo eterno presente senza delusioni. Lasciami andare, lasciami tornare a questo inverno, che sulla pelle non ne sento più nemmeno il freddo.
Ed ecco, la mia preghiera stretta in gola, una lacrima che scende sul viso illuminato per metà e lui che si volta, d’improvviso, mancavano solo pochi passi, ma la fede non è bastata, perché Orfeo crede solo in se stesso e nella sua musica, così ci scambiamo un ultimo sguardo colmo d’amore ed è così che lo voglio ricordare, tremante e disperato per aver mancato, offeso e pazzo per aver sfidato. Addio amore mio, con amore, con ardore, con ricordo e con passione, quella che lascio nella tua musica, quella che lascio nelle tue parole, quella che tengo nel mio cuore.




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Opera scritta il 09/07/2016 - 19:10
Da Denise Villa
Letta n.1099 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Molto bello

Sildom Minunni 13/07/2016 - 21:35

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Bel racconto che ricostruisce in maniera personale uno dei miti più noti della classicità.Non ho dato la 5 stella perché ho trovato il discorso di Euridice improntato a poca sobrietà.I miei complimenti.

Aurelia Strada 10/07/2016 - 07:33

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