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Perché deve succedere tutto questo

Ogni giorno per cinque ore trascorro il mio tempo in un'aula al primo piano di un liceo scientifico. La mia classe è composta da ventidue alunni compresa me, ventuno ragazzi che per me non sono semplicemente "compagni di scuola" ma soprattutto compagni di vita, amici. Come in tutte le relazioni tra persone, anche nella mia classe ci sono dei momenti di tensione e piccole discussioni che sembrano alterare l'equilibrio che c'è tra noi. Il malumore aleggia per un paio di giorni, ma così come guarisce le ferite, per fortuna il tempo guarisce anche le piccole divergenze. La mia classe può essere considerata un buon campione della società, infatti i miei compagni hanno tutti un carattere diverso, qualcosa che li distingue: c'è chi è timido e partecipa poco alle discussioni pur essendo sempre presente, c'è chi organizza di continuo "scampagnate" o riunioni di classe, c'è chi si occupa di riferire i nostri problemi agli insegnanti, c'è chi non riesce a stare fermo ed è in perenne attività, c'è chi interviene durante le lezioni con domande non sempre pertinenti all'argomento o chi esprime il proprio pensiero un po' distorto che fa scoppiare tutti in una risata che scioglie dalla rigidità tipica delle interrogazioni. Purtroppo quel martedì maledetto di dicembre, c’era il compito d’italiano in classe ed una delle tracce del tema era: “Scrivi una lettera a tua madre confessandole ciò che non hai il coraggio di dirle”; grazie a questo esercizio scolastico, assegnato al solo scopo didattico, la professoressa e la dirigente scolastica e tutti noi di un istituto di Cassino siamo venuti a conoscenza delle violenze, subito segnalate all’autorità. Nulla lasciava presagire, che il nostro istituto si sarebbe trovato nell’occhio del ciclone e avrebbe alterato il normale prosieguo quotidiano e che la mia compagna di banco avesse una rivelazione choc da rendere nota. Nel tema Priscilla si sfogava: “L’orrore cominciava ogni volta che io e mio padre restavamo soli in casa, quando la mamma si allontanava subivo gli abusi; per mesi ho tenuto tutto dentro, adesso è giunta l’ora di sfogarmi e raccontare le violenze subite. Io notavo che Priscilla, rispetto ai primi tempi era più spenta, meno estroversa e con difficoltà di socializzare con gli altri, anche se più di una volta, le avevo chiesto: “Se andasse tutto bene”? E lei mi rispondesse si con un cenno della testa; nemmeno lontanamente sospettavo quello che effettivamente le rodeva dentro! Così un compito in classe di una studentessa 14enne si è trasformato in una denuncia, grazie alla segnalazione dell’istituto che ha consentito alla polizia di avviare le indagini e confermare quanto scritto in quel foglio protocollo. L’ agente della polizia penitenziaria di Cassino (Frosinone), 54 enne accusato di aver abusato della figlia per mesi, un avvertimento, si legge nell’ordinanza del gip, nato da un episodio simile accaduto alla primogenita, oggi ventottenne. In quell’occasione, però, l’uomo aveva promesso alla moglie «che non si sarebbero più verificati fatti analoghi». Il padre, era quindi stato allontanato dalla famiglia, tenuto sotto controllo attraverso il braccialetto elettronico per l’accusa di violenza sessuale. L’uomo, sentito dal magistrato, non aveva risposto, si era avvalso della facoltà di non rispondere , mentre i legali della giovane avevano chiesto un incidente probatorio, fissato per febbraio. Il comportamento del 54 enne, si legge nell’ordinanza del gip, «mostra un’indole subdola e manipolatrice, con scarsa capacità di controllo dei propri istinti sessuali». Per il magistrato, inoltre, «le modalità della condotta» e «il contesto familiare in cui sono state poste in essere» fanno propendere «sicuramente per la sussistenza dell’attualità e del pericolo di reiterazione di condotte analoghe o diverse». Secondo il magistrato, non emergevano circostanze «per dubitare sull’attendibilità delle agghiaccianti confidenze» rese dalla minore, «avvalorata dalle dichiarazioni dei familiari e dalla modalità con cui la ragazza ha deciso di esternare l’accaduto». La madre della ragazza aveva detto di essere venuta a conoscenza degli abusi sessuali subiti dalla figlia solo dopo aver letto il tema, dove la figlia raccontava che le violenze avvenivano «ogni volta che rimanevano da soli». Priscilla aveva rivelato le violenze e l'orrore sarebbe cominciato ogni volta che restavano soli in casa. Quando la mamma si allontanava sarebbe stata costretta a vivere l'incubo degli abusi, perpetrati da chi, invece, avrebbe dovuto prendersi cura di lei. Per mesi ha tenuto tutto per sé, poi a scuola ha approfittato di un tema per sfogarsi e raccontare le violenze subite dal padre. Che, allontanato da casa, stamattina si è ucciso impiccandosi sul portone di una vecchia chiesa nel Frusinate. È una storia terribile quella che si è consumata a Cassino e che ha come protagonista la mia compagna di banco e la sua famiglia che è sotto choc, per la notizia della morte dell’uomo dai mezzi di informazione. Il suicidio è un'ulteriore trauma per la famiglia e la mia compagna e a questo punto mi chiedo se è giusto, pur nel legittimo diritto di cronaca riguardo a fatti di interesse pubblico, è doveroso che i media si comportino con responsabilità, evitando di pubblicare informazioni che anche quando provengano da fonti ufficiali possano rendere, anche indirettamente, riconoscibili le vittime di abusi, danneggiandole ulteriormente. La divulgazione di tali informazioni risulta ancor più grave se si tiene conto che la vittima è una persona minore di età, alla quale l'ordinamento (Codice privacy, Codice penale, Carta di Treviso, Convenzione dei diritti del fanciullo) riconosce una tutela rafforzata. "Sono state dette tante cose non vere e riportate delle mezze verità, che omettendo per intero la vicenda, davano adito a conclusioni non veritiere. Tanta è la mia rabbia per l’episodio che indirettamente mi ha coinvolto e spero che Priscilla riesca a metabolizzare quanto prima l’accaduto, pur sapendo che si porterà dietro per tutta la vita alcuni strascichi. Una cosa è certa gli abusi vanno denunciati e solo in questo modo, questa brutta piaga viene ridotta, con la speranza che la violenza sarà un lontano ricordo; sono episodi, che vorremmo che non succedessero, purtroppo i casi sono molteplici, mentre prima erano difficili che venissero denunciati, ora c'è maggior presa di coscienza e fortunatamente escono fuori dalle mura domestiche. Il momento più difficile è stato questo e un altro sarà quello che precederà le verifiche e le valutazioni di ognuno di noi, sia che esse riguardino l’ambito scolastico, che nei progetti di vita. Questi sono i momenti più duri, sia per chi ha dato tanto fino ad ora e vuole vedere i frutti del proprio lavoro, sia per chi ha preso lo studio troppo alla leggera e si rende conto del proprio errore poco prima del disastro. Ma è in queste situazioni che si vede quanto la nostra sia una classe in cui ognuno tiene parecchio agli altri: chi è soddisfatto del proprio risultato dà una mano a chi si trova in difficoltà aiutandolo nello studio. Essendomi trovata sia dalla parte di coloro che hanno ricevuto un aiuto sia dalla parte di coloro che lo hanno dato, posso dire con sicurezza che in entrambi i casi, quando si raggiunge l'obbiettivo, si prova una certa soddisfazione. Inutile dire che i momenti più lievi sono quelli in cui lo studio viene messo per qualche ora da parte, durante le assemblee di classe o le piccole festicciole organizzate prima delle vacanze di Natale o Pasqua, quando ognuno è insieme alla propria famiglia serenamente e al contempo mi risulta difficile, anche se mi piacerebbe constatare la gioia e la felicità di Priscilla. Tra noi compagni di scuola si è creato un rapporto che per certi versi è simile a quello di una grande famiglia e ho imparato che non c'è bisogno di avere legami di sangue per essere uniti e volersi bene.



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Opera scritta il 25/01/2018 - 11:56
Da Savino Spina
Letta n.1935 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Un'affermazione ad hoc dal periodo di chiusa.
Scorrevole quanto straordinario.
*****

Rocco Michele LETTINI 25/01/2018 - 15:16

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