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Un giorno da uomo

Avevo la bocca impastata dal sonno, sicuramente a cena avevo esagerato con il vino, mi girai e rigirai, provavo una strana inquietudine soprattutto dopo aver trascorso una notte agitata da fantasmi vecchi e nuovi.
Fino a quel momento la mia vita non era stata facile, una donna di mezza età, single e per di più senza un lavoro, lo avevo perso dopo che la mia azienda era stata chiusa per la crisi.
Per fortuna ero riuscita a mettere da parte qualche risparmio, che mi consentiva di andare avanti ancora per un bel po’. Quella mattina non avevo molta voglia di alzarmi, pensavo che forse era meglio che mi lasciassi morire di inedia. Poi allungai la mano sulla sveglia per controllare l’orario, era decisamente tardi, così optai per farmi forza ed alzarmi, ma stranamente sentivo uno strano gonfiore fra le gambe. Dissi a voce alta: ”Ma questo che diavolo è?” Balzai giù dal letto spaventata: ”Quel coso lì come c’era finito?”.
Mi accorsi di avere un membro maschile, nel pieno della sua erezione mattutina. Pensai che forse stavo sognando, ma ero sveglia, anzi sveglissima, mi riguardai ancora con la speranza che fosse sparito ma niente, era perfettamente al suo posto. Mi imposi di stare calma ma non era semplice, non capita tutti i giorni un fatto del genere.
Che cosa mi era successo? Forse ero vittima di un maleficio. Corsi davanti allo specchio e per poco non fuggì da me stessa o meglio da me stesso, perché l’immagine che vedevo era di un uomo non più giovanissimo, con tanto di barba e capelli brizzolati. E il mio seno abbondante, che fine aveva fatto? Scomparso nel nulla, al suo posto c’era un torace piatto come una pialla.
Cercavo di controllare le mie emozioni, ma il mio cervello era in fibrillazione, quello che mi era capitato l’avevo visto in molte commedie al cinema, ma erano solo storie fantastiche ed ora, invece, stava capitando proprio a me. Ebbene ora cosa avrei fatto? Non potevo certo raccontare a nessuno quello che mi era successo, mi avrebbero preso per un matta. Sentì strusciare alla porta della camera, era la mia gatta Birba, che come ogni mattina mi dava il buongiorno, aprì la porta, ma quando mi vide fuggì miagolando. Inutilmente la chiamai ma conoscendola bene, sapevo che si sarebbe nascosta, non amava gli sconosciuti e per lei adesso ero un perfetto estraneo. Ora dovevo pensare a trovare degli abiti da uomo, l’impresa non era certo facile, andai in soffitta dove in un vecchio baule dovevano esserci ancora gli abiti del mio povero padre. Infatti fu così, trovai dei pantaloni della mia misura, una camicia ed un maglione, non certo all’ultima moda.
Dopo essermi vestito, veniva la parte più difficile, adesso dovevo pensare anche come un uomo.
Decisi di uscire per trovare un lavoro, forse avrei avuto più fortuna, visto che erano mesi che cercavo inutilmente, infatti chi l’avrebbe presa una persona della mia età e soprattutto una donna, perché nonostante dicano il contrario, le discriminazioni di sesso esistono ancora ed in alcuni campi ancora di più.
Uscii di nascosto, non volevo rischiare di imbattermi in Umbertina, la pettegola del palazzo, ma inevitabilmente eccola pronta all’attacco. La salutai frettolosamente ma lei mi guardò con sospetto dicendomi: ”Cercate qualcuno del palazzo?”
Maledizione ed ora cosa gli rispondo? Che ero io Clelia, la sua vicina a cui tanto rompeva le balle?
Risposi: ”Sono il cugino di Clelia, scusate ma vado di fretta.”
La lasciai sul pianerottolo con il viso deluso di chi non ha potuto soddisfare la propria curiosità e scappai velocemente.
La prima cosa che avrei dovuto fare era quella di comprare dei vestiti adatti, certamente presentarmi con un bell’abito era un ottimo biglietto da visita, ma mentre percorrevo l’affollatissima piazza, mi scontrai con Cloe, la mia migliore amica, dimenticando il mio nuovo aspetto, d’impulso l’abbracciai dicendo: ”Cloe, dolce, che bello vederti!”
Non l’avessi mai fatto, mi guardò come se l’avessi violentata gridò facendo voltare i passanti: ”Ma lei chi è? Come si permette, come conosce il mio nome?”
E senza pensarci due volte mi lanciò uno schiaffone lasciandomi la guancia dolorante. Solo in quell’istante mi ricordai che per lei non ero più Clelia ma un uomo sconosciuto. Balbettai cercando di rimediare: ”Mi scusi, l’ho scambiata per un’altra persona, se poi lei si chiama allo stesso modo è proprio una bella combinazione:”
Inviperita mi guardò come se volesse uccidermi e sparì tra la folla. Pensai sarcasticamente, che come inizio non poteva andare meglio.
Entrai in un negozio d’abbigliamento, dove la commessa non più giovanissima, mi offrì il suo aiuto, sfoderò un sorriso di circostanza e poi disse: ”Sicuramente troveremo quello che fa al caso suo…” Poi maliziosamente aggiunse: ”Un bell’uomo come lei…”
Mi sembrò sciocca nel suo tentativo di sedurmi, capì subito che non voleva solo vendermi i suoi abiti ma ci stava provando. Mi guardai allo specchio: ” Certo che ci avevo guadagnato in fascino, un uomo a quell’età è ancora più affascinante, mentre una donna viene considerata stantia, per dirla in un modo più gentile. Mi sorpresi a fare anch’io il cascamorto o meglio, era piacevole essere degnato d’attenzioni dopo moltissimo tempo. Poi ritornai in me domandandomi che diavolo stessi facendo e dopo aver fatto i miei acquisti, deludendo le aspettative della commessa andai via.
Imboccai la salita che porta nella parte vecchia della città, le lunghe scalinate di pietra, questa volta non mi parvero tanto difficoltose, visto che non portavo i miei soliti tacchi. Questo era un altro punto a favore degli uomini, continuai per un altro breve tratto, fino ad arrivare in un grande piazzale, dove si trovava l’azienda in cui mi ero recata il giorno prima per trovare lavoro ed ero stata liquidata con un semplice: non abbiamo bisogno di altro personale, mentre sapevo da fonte certa, che cercavano persone addette alle vendite. Mi presentai all’ufficio risorse umane e trovai lo stesso impiegato, il quale, al contrario del giorno precedente, mi sembrò molto più gentile, mi chiese cosa desiderassi e quando esposi la mia necessità di trovare un nuovo impiego, mi chiese le generalità e cosa sapessi fare. Terminata la breve conversazione, mi mandò dal responsabile vendite, che dopo un colloquio formale mi diede appuntamento all’indomani per un periodo di prova.
Non riuscivo a credere che fosse stato così facile, sicuramente era stato un colpo di fortuna, ma il fatto che fossi dell’altro sesso mi aveva agevolato tantissimo. Con l’animo sollevato, di chi finalmente ha risolto un problema ritornai a casa…
Qualcuno stava bussando incessantemente alla porta: ”Clelia, Clelia…apri…”
Cercai con fatica di dischiudere gli occhi, con la vista ancora annebbiata risposi: ”Ma chi è? Che modi, un attimo…”
Si presentò come al solito la mia “cara” vicina Umbertina, dicendomi concitata: ”Meno male, stai bene…ero preoccupata non vedendoti come tutte le mattine…”
Risposi non ancora connessa: ”La tua premura è lodevole cara la mia Umbertina…”
Detto questo, visto che non le davo la giusta attenzione, rispose: ”Non volevo essere invadente, ciao…”
A questo punto mi ricordai quello che mi era accaduto e mi guardai giù, ma la mia farfallina era lì come sempre, tirai un sospiro di sollievo, era stato solo un brutto sogno.



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Opera scritta il 24/02/2018 - 09:02
Da Anna Rossi
Letta n.941 volte.
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Commenti


Ti ringrazio Grazia e buona domenica

Anna Rossi 25/02/2018 - 01:54

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Un giorno passato scoprendo vantaggi e svantaggi dell'esser uomo, con la protagonista ho tirato un sospiro di sollievo quando si ritrova "donna"...
Brava

Grazia Giuliani 24/02/2018 - 20:09

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