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MONDO DI SILENZIO

“Ciao Pietro! Finalmente ci si vede faccia a faccia. Soli, qui, tra le nostre verità. Sai, quando c’eravamo conosciuti, virtualmente, mi avevi messo in soggezione: mi scrivevi in continuazione, e leggevo cose molto strane di te, di quello che pubblicavi. Le ho lette tutte, anche se non t’ho mai risposto. Ma sapevo benissimo che non eri cattivo, affatto.
Non ho mai dubitato di te, sulla tua onestà: sei stato buffo e anche assurdo, ironico e malinconico, credibile e fantastico. Sei stato tutto, eppure nessuno.
Difficile dirti come mi sento ora. Non sono triste, ma neanche soddisfatto. Ah, di me poi no di certo… cosa credevi? Ti eri costruito così tanti castelli di carta, gli allori, per una persona così piccola come me. Eppure, qualsiasi cosa mi domandavi, qualsiasi cosa tu chiedevi e scrivevi su di me, era maledettamente vera! E’ proprio vero che certe cose sono stampate in faccia, non c’è niente da fare.
Se ritornassi indietro però, avrei risposto a tutto e di persona. Ci si può nascondere dietro un telefonino, o un computer. E’ facile essere leoni, ma preferisco sentirmi ancora un coglione, anche davanti a te, come adesso. Alla fine ti assomiglio un poco: non ho di quel coraggio che hanno in molti nel guardarsi in faccia. Anche a me gli occhi fanno un certo effetto, forse proprio perché sono lo specchio dell’Anima, e li abbasso per la grande imponenza che hanno.
Sai, sono sensibile anch’io. Ma questo penso che tu lo abbia già capito dal mio sguardo – dicevi femminile? Candido. Qui viviamo in anni molto difficili. Sai che la gente è cattiva, non parla. Viviamo in un mondo di silenzio: tutti sanno tutto, tutti vedono, ma nessuno parla, nessuno chiede. Vattelapesca! Tu hai voluto scavalcare queste barriere, e ti sei fatto male da solo. Perché arrivare fin qui solamente in onore all’Amicizia? L’amore, che ha fatto più danni di tutte le guerre! Non potevi far finta di niente, no? Fingere, sorridere anche se eri a pezzi, farti vedere al mondo intero come un fenomeno da baraccone, che sa far ridere solo lui, quando invece facevi solo pena.
Ma non sono venuto qua per rimproverarti, oh no. Anzi, un po’ ti invidio sai? Hai avuto la forza più grande che esista nell’essere umano: la pazienza. Lo scrivevi sempre, ricordi? Io resisto, io resisto, fortuna che r-esisto! Ma col tempo sei riuscito a perderla definitivamente. Perché? Perché?! Non potevi durare 2 o 3 anni in più? Giusto per rincontrarci ancora, per la strada, come sempre accadeva, e poterti fermare, e cambiare giusto un destino, una vita! Ti avrei augurato pure l’eternità, ma lo scrivevi sempre, tra i tuoi strani racconti, che il corpo vive giustamente solo questa vita. Nulla è eterno, è vero, neanche la stella più splendente brillerà per sempre. Oh, caro Pietro, se potessimo dire al tempo di tornare indietro, giusto di una settimana, un altro week-end, un’altra occasione!
Io con la mia ragazza mi son lasciato, non poteva durare. E sapevi benissimo che facevo pure la doppia vita, andando di tanto in tanto a Milano. Sai, non eri l’unico che “cercava”; cercavo anch’io, in giro, solo, proprio come facevi tu! Ma non lo raccontavo a nessuno, non volevo rovinarmi i giri di amicizie, la mia reputazione. Che stupido!
Quanto darei adesso per rivederti ancora in azione, dietro di me, seguendomi fino a notte fonda. Starmi accanto come un Angelo custode, vegliando su di me e assicurandoti sempre che tornassi a casa sano e salvo, dopo il sabato sera a bere nel locale. Purtroppo anche gli angeli cadono. Perché sei volato così in basso?
Sapevo benissimo che mi stavi dietro, in San Magno. No, non mi ero girato a guardare l’ora sul campanile. Guardavo che ci fossi tu! Ti avevo sorpreso dietro la chiesa, seduto al muretto col cellulare in mano, e sapevo benissimo che mi avevi visto dato che, nell’incredulità, ti eri messo perfino a fare il segno della croce, come se avessi visto la Madonna; e volevo assicurarmi lungo il tragitto che mi stessi alle calcagna.
Così come quella volta che, fuori dal locale, ti urlai dietro di venire qua, per ben 3 volte. Non ero arrabbiato, almeno quella volta non con te; non sono mai stato arrabbiato con te. Sai la gente può essere nervosa per tanti motivi. Era semplicemente un momento sbagliato. Ma vista la situazione attuale, ti avrei inseguito fino a fermarti. E dato che ero arrabbiato, per scaricarmi, ti avrei menato. E non per farti male o smettere di fare quello che hai sempre fatto a me e agli altri. Sarebbe stato un modo molto particolare di incominciare una relazione. Nemici, Amici.
Perché, di tutti gli inseguimenti, non hai tentato di fermarmi? Chiedere “scusa, vorresti diventare mio Amico?” e perché non ti eri fermato ai miei richiami? Perché hai sempre abbassato lo sguardo le prime volte, quando mi incontravi e ti facevi servire per gioco la birra sempre da me nel locale dove lavoravo? Perché? Perché?!
E adesso dove lo trovo uno come te? Uno più curioso di un bambino, perché sai che i bambini di oggi non sono più curiosi - nessuno più si interessa! Uno che per conoscermi mi fa leggere sul telefonino la prima volta: “Sei tu il ragazzo che mi ha servito la birra? Grazie per la tua Amicizia, seppur virtuale, mi è Preziosa!”. Che è arrivato perfino a memorizzarmi la targa dell’auto, a cercare casa mia, giù in strada, tra i ciliegi in fiore (ti avevo visto dalla finestra della mia camera, perché non mi hai suonato?!), che mi chiama a casa, parlando con mia madre fra l’altro, per chiedermi scusa. Che persevera. Che, nonostante il marasma, continua a cercarmi, a seguirmi in continuazione. E dove lo trovo? Dove?! Chi mai potrà ora sostituirti?!
Ma che buffo: ora sono io che ti sto cercando, i ruoli si sono invertiti! Ora sono diventato io “Il Cacciatore”, o forse lo sono sempre stato. La vittima, il cervo, sei sempre stato tu, prigioniero di Coscienza. Perdonami se non t’ho mai scritto, ne risposto. Perdonami se ho ignorato qualsiasi tuo invito. Te li festeggerò io i tuoi prossimi compleanni, le tue estati al mare, i tuoi sabati sera. Sempre solo, Dio mio! Sei durato un’eternità, e non me ne sono neanche accorto! Quanto dolore che hai lasciato. Capisci adesso perché anche io faccio fatica a legare? Alla fine non ero nulla di speciale, sono come tutti gli altri. Senza cuore.
Però adesso sei tu che non mi rispondi. Ma va bene così, ti rispetto. Come mi hai sempre scritto, “I love you just the way you are” – mi piaci proprio come sei. Ed è stato questo il tuo più grande dono, quello di non essere mai cambiato nel corso del tempo e delle mode. Oh, io sì per davvero! E ne ho peccato, quasi me ne vergogno un po’. Per guadagnarmi quella foto in barca col mio amico, o quell’altra in cui mi versa da bere, che tu hai tanto commentato, sai quanto ho dovuto fingere? Un manichino! Ma sono contento di essere arrivato fino a qui, fino a te. Ora quando esco non dovrò più guardarmi dietro, perché so di averti dentro. I miei riccioli d’oro, i miei occhi blu-mediterraneo e il mio mento sporgente che tanto andavi cercando, sono ora parte anche di te. Prometto di farti vivere quello che più desideravi nella vita: l’Amicizia.
Ti ringrazio di cuore, caro Pietro. Grazie per avermi fatto scoprire i misteri della vita, il gioco pericoloso delle coincidenze, i destini incrociati, e di tutti quegli strani argomenti sull’inconscio che pubblicavi, motivo per cui ti abbiamo lasciato solo, nella tua pazzia. Ma era tutto vero! Non ho mai dubitato. Io, grazie a te ho rincominciato a Credere, a sperare, riacquistando la fede persa con l’età.”
Si tirò su e si allontanò per i vialetti del cimitero, da queste vite già finite.



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Racconto scritto il 26/02/2017 - 20:37
Da Pietro Valli
Letta n.1174 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Molto interessante, originale e ben scritto!

Marina Assanti 24/04/2022 - 23:46

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