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CLXXXII

Paion disturbi corporei quasi cessi
ma nello teschio vivido è ronzio
che genera dal cor non uso a ozio
da cui travagli ancora non son cassi.


Li palpiti non segnano recessi
e par insito sia nel cuore lo vizio
che giammai chetato s’è da suo inizio
perciò nemmanco un dì si fur rimessi.

Caldo torpor percote tutte membra,
grande peso calca stanca palpebra
e occhio vede solo scura tenebra.


Al sol ch’acceca veder mio è sol’ombra
e ogni cosa all’occhio resta penombra.
comanco lingueggiare smorte labbra;


chè nullo invero appare a vista stanca
ma è coscienza solo che dentro manca..




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Poesia scritta il 21/10/2012 - 08:14
Da nello maruca
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