La pioggia ticchetta sulle grondaie: è uno stillicidio.
Mi riparo come posso
dalla furia del vento.
Ho ancora tanto tempo di fronte a me.
Mi riparo come posso
dalla furia del vento.
Ho ancora tanto tempo di fronte a me.
Ci troveremo uno dinanzi all’altra
in una fredda sera di novembre.
Non mangeremo cibo.
Ci nutriremo solo di noi.
Lungo il crinale una piatta vegetazione cresce,
lentamente, come la pelle di un uomo morente
e non lascia spazio a interpretazioni fuorvianti.
Ciò che cresce vive.
Le campane della chiesa risuonano a festa,
ma i fedeli ipocriti portano l’ulivo solo per mostrare
agli altri che ci credono,
la verità non è di questo mondo.
Scalpiccio sul pianerottolo di casa,
ormai in disordine senza la tua cura,
ho avuto un presentimento che qualcosa stava per accadere,
ma mi sono lasciato sedurre dal sonno.
Quando mi sono svegliato la casa era
ancora in disordine e tu non c’eri più.
Ho portato alcuni vassoi in cucina
e ho atteso che tu tornassi.
Poesia scritta il 16/05/2017 - 12:45
Da Giulio Soro
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Voto: | su 3 votanti |
Commenti
Sul crinale dove tutto è vita la tristezza della solitudine e la speranza del ritorno, molto bella
genoveffa frau 17/05/2017 - 21:57
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L'ulivo sventolano ma alla verità non s'arrendono. Bella
Wilobi . 16/05/2017 - 23:25
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Sentimenti e sensazioni personali in versi molto belli!
Jean Charles 16/05/2017 - 18:45
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Giulio molto bella quasi una cartolina illustrata quella che descrivi la campana ramoscello di olivo ecc bella 5*
GIANCARLO "LUPO" POETA DELL 16/05/2017 - 18:00
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