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Cengia fatale

Il cielo digradava in un arancio via via più pallido,
e il costone di roccia ne era illuminato di straforo,
come un velo che una provvida mano avesse deposto,
e guidava i miei passi verso l’osservatorio.


Ero stanco man mano che la strada diventava un’erta bruciata dal calore.
Mi fermai a una fontana scavata nella roccia e bevvi finché potei,
poi ripresi il cammino, la cui andatura caracollante
si sveltiva solo per il fatto di poterti raggiungere.


Avevo la vista ottenebrata dalla stanchezza e non ti vidi
venire incontro nel senso opposto al mio marciare
e lanciarmi uno sguardo furibondo che difatti
non compresi. Ti balzai incontro e fummo avvinti


da un abbraccio che mai avrebbe potuto separarci,
fummo circondati da una voluta di fumo e foglie secche,
ci compenetrammo come due entità indissolubili.
Ora il sole era completamente sceso dietro il crinale.


Ti chiesi perché stavi correndo a quel modo,
ma tu non seppi darmi una risposta.
Mi dicesti che nella vita bisogna andare avanti
come in un cunicolo metallico:


superata una soglia si prende una piastra e la si salda dietro di sé
e si va avanti così, mettere una piastra e saldarla, una piastra
dietro l’altra, un tratto di cunicolo dietro l’altro.
Io non capii bene cosa volessi dirmi e pensai


che era un pensiero ameno quello che avevi detto.
Mi accinsi a preparare il fuoco per la cena che avremmo dovuto consumare
e per scaldarci; trovai della legna secca che bruciava velocemente
e dei pezzi più grossi per mantenere il fuoco.


Ci addormentammo vicini l’uno all’altra,
con l’intento di raggiungere domani l’osservatorio,
ma non lo raggiungemmo mai perché la cengia di roccia
su cui ci trovavamo si staccò dal monte e noi precipitammo giù, cadaveri.




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Poesia scritta il 09/06/2017 - 18:44
Da Giulio Soro
Letta n.919 volte.
Voto:
su 6 votanti


Commenti


La scalata...l'osservatorio...quella entità misteriosa che si incontra in senso inverso durante la scalata, eppoi quella frase misteriosa del cunicolo e le lastre metalliche saldate dietro di se e non davanti, quasi a dire che le difficoltà non sono nell'andare anche se il cammino è irto e pericoloso ma al ritorno....eppoi quel precipirare giù verso la morte. Ce n'è tanto materiale per costruire un pensiero che evidentemente è chiaro nella mente dell'Autore ma che il lettore deve lavorare di fino per trovare la via. Come sempre le tue poesie sono come l'azione di uno strumento per pensare. Bravo

Francesco Scolaro 10/06/2017 - 17:40

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Versi bellissimi. Complimenti
*****

Rosi Rosi 10/06/2017 - 17:01

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mi hai catturato col tuo finale "poetico"
ma anche con la poesia tutta****

enio2 orsuni 10/06/2017 - 13:11

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Finale sorprendente, molto bravo Giulio. Letto con grande piacere

Anna Rossi 10/06/2017 - 04:06

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molto bella Giulio tragico finale

GIANCARLO "LUPO" POETA DELL 10/06/2017 - 00:39

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Fatale conclusione a sorpresa, complimenti, bella

genoveffa frau 09/06/2017 - 23:23

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Immaginare emozioni e viverle, forse non avendole vissute. Il tutto narrando in versi, poetando con lo spirito.
Molto bella.

Jean Charles 09/06/2017 - 20:39

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Bella Giulio Complimenti sinceri
un abbraccio dall'animo
ciao.

Bruno Abbondandolo 09/06/2017 - 20:34

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La chiusa è fatale, la poesia scorre veloce e non banale. Molto bene per la fantasia copiosa.

Paolo Ciraolo 09/06/2017 - 19:28

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Giulio
ma insomma

va beh, battuta a parte, "viva la tua fantasia"...ne hai da vendere

laisa azzurra 09/06/2017 - 19:25

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