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Se solo avessi saputo sarei partito dieci anni prima

Tutt'oggi dopo quasi quarant'anni, quando mi ritrovo a camminare da solo in spiaggia, la mente mi riporta a quei giorni...
Avevo cinquant'anni, vivevo quella che tutt'ora amano definire "crisi di mezz'età" ma a differenza di tanti miei coetanei non trovai soddisfazione in una fuoriserie...


Avevo cinquant'anni, ero ancora scapolo, cercavo ancora la donna della mia vita la donna che che fosse stata capace di cambiarmela la vita ma mi ero stufato di aspettarla tra le quattro mura del mio appartamento, così mi regalai un viaggio di due mesi in Polinesia, per ritrovare me stesso?! no, per perderlo di vista.


Durante quei giorni mi trovai a fare fronte ad alcune problematiche come la lingua, le abitudini, le usanze che avevo sottovalutato durante i preparativi, ci misi almeno due settimane a prendere confidenza con i ritmi poi mi abituai al punto che potevo confondermi con la popolazione locale.


Trascorso il primo mese, nulla era cambiato, avevo però fatto molte esperienze nuove, passai una giorno intero a pescare in riva al mare con Miguel, un vecchio pescatore di origini spagnole che mi regalo tanti consigli e gran parte dei suoi ricordi... alla sera ero cosi rilassato che mi addormentai in pochi istanti passando la notte migliore di cui io abbia ricordo, quello fu un vero sonno rigeneratore.


Passai con Miguel diverso tempo, una delle cose che faceva più spesso era riparare le reti ormai logore con le quali pescava, diceva sempre "Io sono vecchio, proprio come queste reti, ma abbiamo qualcosa in comune, nonostante il tempo passi e aumentino le ferite e gli strappi noi siamo sempre qui, a fare il nostro lavoro", era saggio Miguel, forse la sua saggezza era dovuta all'amarezza e al dolore che la vita gli ha riservato, vedovo e senza figli rimase solo ma non si diede mai pervinto, viveva la sua vita con gioia godendosi il poco che aveva come fosse un re, tanto che lo soprannominai "il Re dei mari".


Una mattina mi levai alla buona per raggiungere il Re al porto, durante il tragitto incrociai lo sguardo con una giovane donna, che portando un grosso zaino sulle spalle proseguiva in direzione del piccolo villaggio in cui alloggiavo... ricordo che mentre ci guardavamo fui accarezzato da un alito freddo di vento, e capii che presto la avrei rivista, proseguii senza poi dare troppo peso alla cosa.
Qualche ora dopo ero di ritorno dalla battuta di pesca, il Re aveva fatto un bel pescato e mi regalò un trancio di pesce spada per ringraziarmi dell'aiuto, posso ancora sentire l'odore di quel pesce, ricordo che lo mangiai con grande soddisfazione dopo averlo cotto alla griglia la sera stessa.


Quella sera organizzai nel mio cortiletto un piccolo focolare, mentre lo spada cuoceva io ero disteso sulla mia amaca a guardare il cielo rossastro del tramonto fumando una sigaretta con grande gusto, voglio precisare che il fumo è forse l'unico vizio a cui mi sia mai concesso, amo il sapore del tabacco adoro sbuffare il fumo lentamente dalla bocca e dal naso, mi aiuta a smettere di pensare e mi concentro solo su quell'istante, detto questo torno al racconto, quella sera non ero il solo che si era perso a guardare le stelle, nel cortile vicino potevo vedere una persona distesa sul prato fissare il cielo.. guardai bene ed era quella ragazza che incontrai la mattina, dopo qualche minuto ruppi il silenzio dicendo con voce decisa: "Quando guardo il cielo mi sento davvero minuscolo, mi rendo conto di quanto sia infinito il numero delle cose che non mi so spiegare" una voce femminile rispose: "Penso che se potessimo guardare dentro noi stessi la sensazione sarebbe la stessa.. ci sentiremo minuscoli realizzando che dentro di noi siamo infiniti", torno il silenzio per qualche minuto, poi sentii dei passi, era lei che andava via.
Spensi la sigaretta, lo spada era pronto mangiai con avarizia e mi gustai ogni singolo boccone, andai a dormire immaginando chissà quale storia ci potesse essere dietro quella voce.


I giorni seguenti, la incontrai ancora ed ebbi l'occasione di scrutarla, tra un sorriso ed un buongiorno,
Potrei descriverla, ma non credo sia veramente necessario a fini della storia, posso dire però che era mora con gli occhi verdi profondi e grandi.


In tutto questo rimasi così affascinato che non mi stupii del fatto che parlasse italiano, mi ero quasi dimenticato di essere dove ero.


Una sera decisi di presentarmi e con mia sorpresa lei era quasi più contenta di me, il suo nome era Silvia ora il suo volto aveva un nome e la sua voce una storia, era una professoressa d'arte di trentadue anni, insegnava scuola superiore, di Firenze.
Era venuta in Polinesia per scappare da un amore finito, giustificando il viaggio come un'esperienza culturale, un po' come me che scappavo dalla routine giustificando il viaggio con la crisi di mezza età.


Da quella sera cominciò un rapporto di vicinato molto simpatico, tra sorrisi e battute.
Mi innamorai di lei quasi per gioco, ma mi convinsi nel giro di qualche giorno che lei poteva essere la donna giusta.


Una sera poco prima del tramonto le proposi una passeggiata in riva al mare, per farle conoscere il mio amico Miguel che ci avrebbe portato a fare un giro in barca così da poterle regalare la visione di uno spettacolo mozzafiato capace di ispirare la sua vena artistica, il tutto non deluse le aspettative, Miguel ci regalò uno spettacolo incredibile, avevo come l'impressione di star spiando il paradiso dall'esterno.


Finita la traversata il sole arrossiva ancora il cielo, come l'emozione arrossiva il suo volto, alle nostre spalle Miguel ci salutava rimettendosi di impegno a riparare la sue reti, mentre passeggiavamo sulla spiaggia sentii una dolce musica provenire da un baretto di legno, che nella sua semplicità mi sembrava fantastico, Silvia cominciò a muovere dei passi delicati a ritmo e io sentii come l'impulso di seguirla, ballammo come due ragazzini innamorati quando poi all'improvviso la strinsi tra le braccia e le dissi: "Se avessi saputo che ti avrei incontrato sarei partito dieci anni prima per la Polinesia" lei sorrise, si allontano per poi tornare indietro, imbarazzata mi abbraccio e disse: "Io ti conosco non so come, ma ti consoco" la baciai lei sorrise e mi bacio a sua volte passammo la notte in spiaggia abbracciati tra un bacio ed una carezza, la mattina la accompagnai e la salutai sull'uscio dicendo: "a presto".


Lei spari per quattro giorni, fu inutile cercarla, io pensai addirittura che fosse partita, ed ero triste perchè il mio soggiorno stava per terminare e non l'avrei più rivista.
Un giorno prima della mia partenza lei busso alla mia porta, io rimasi da prima di sasso sulla porta poi la feci accomodare nella piccola sala da pranzo della mia casetta polinesiana, le offrii un caffè e lei iniziò a parlare, mi svelò le sue paure i suoi timori, come quell'amore cosi inaspettato le fece spavento, aveva paura dell nostra differenza di età anche se a lei non importava poi molto, aveva paura di soffrire ancora, ma disse anche che per la prima volta nella sua vita si sentii amata.
Ed io avevo il cuore pieno di emozione e felicità, vorrei raccontarvi con maggiore precisione quella discussione ma la memoria purtroppo a ottantacinque anni non mi accompagna più come vorrei.


Ora vi chiedo scusa, ma mia moglie mi attende, le avevo promesso che l'avrei portata alla mostra di Van Gogh, il suo artista preferito dai tempi dell'insegnamento in quella scuola di Firenze.



A.A.




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Racconto scritto il 15/12/2014 - 00:09
Da Andrea Meis
Letta n.1255 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Una stupenda storia d'Amore!! Buona serata,

Chiara B. 17/12/2014 - 18:40

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Andrea, mi hai fatto sognare!
Per fortuna esistono ancora
storie così
Ciao, carissimo...

Gio Vigi 15/12/2014 - 18:13

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Anche venti...Se non trenta...Racconto veramente coinvolgente.

Auro Lezzi 15/12/2014 - 11:26

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