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Delirio di una vita in tasca

A questi stracci di fortuna affido il mio oro.
A queste sembianze povere che non lasciano
trasparire quei piccoli diamanti grezzi che ho
raccolto, cercati per tutta una vita.
Ho il frutto del lavoro di una vita in una mano
mentre l' altra si appoggia istintivamente
ad una schiena spezzata dalla fatica e dall' età.
Questo fagottino che ora stringo nel pugno,
liso dalle strusciare dentro le tasche, consumato
dal sale del sudore nelle lunghe camminate
a cercare dentro miniere spremute
ed abbandonate da anni per anni e anni;
un fagottino che avvolge la fortuna che venderò
per riscattare la mia prima e davvero
voluta compagna, la vecchiaia.
Ero troppo povero o così pensavo di essere
per le donne, volevo per loro una vita dignitosa.
Un povero cosa offre ad una donna ?
Stando solo ne avrei salvata almeno una dalla
mia povertà, magari anche tre o quattro.
Nella mia coscienza spero di aver fatto del bene.
Magari ho in tasca tanti diamanti da mettere al dito
ad un harem...
Ma quale harem, almeno una da poter mantenere.
Una solitudine che potrei ora valorizzare
pagando una badante e di conseguenza
parlando per la prima volta a viso aperto
e con orgoglio con una donna,
che, consapevole della mia ricchezza,
probabilmente mi ascolterebbe
solo ed esclusivamente in quanto pagata.
Ma come potrei ancora valorizzare quel
fazzoletto, unico compagno che ho scelto,
sottraendo quel che di valore ha raccolto
in tutti questi anni ?
Come potrei farlo sentire ancora utile ?
Lo butterò in mare a farsi strusciare dalla
camminata delle onde, un moto prevedibile
come il passo di un uomo metodico
nel tentativo di vivere per arricchirsi,
o come un fazzoletto povero a farsi macerare
dal sudore salato del mare.
Ora sono solo come sempre, vecchio e stanco,
ed anch' io mi sento in balìa di una camminata
che si spiaggerà senza più vita né sete vitale.
Ma se terrò queste pietre selvatiche e sfuggenti,
rare come gli amori delle vite degli altri, avvolte
in un fazzoletto liso dentro la mia tasca...
Allora sarà una cocciuta ed orgogliosa
vittoria della dignità ancora vergine.
Sono vecchio e stanco e vorrei farmi cullare
almeno per una volta dal mare, la mia camminata
continuerà tra le onde fino al bacio mortale
del sole congiunto ed abbracciato
all' asciutto di una qualsiasi spiaggia.
Il bacio che ognuno nel proprio
volontario vivere o morire assapora.
Ho vissuto sperando in un bacio sincero
e se la colpa di questa sfortuna sarà giudicata
come la mia personale colpa, il mare mi consolerà
facendomi il funerale in trionfo fino alla spiaggia,
in pompa Magna.
Ma se dio vuole, mi spingerà nei fondali marini.
E per sempre la fortuna mi resterà in tasca.



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Racconto scritto il 20/08/2011 - 20:31
Da Andrea Castellini
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