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Delirio di una volta

C' era una volta, davanti a casa mia,
molto grande e spaziosa.
Tutti ci volevano passare sotto con la scusa che
fosse grande e spaziosa, ah, le scuse
ingenue di una volta; in verità si fermavano
sotto la volta le biciclette colte da temporale
improvviso in quanto la volta proteggeva
dalla pioggia, così larga e spaziosa.
Era come casa mia che però una volta non c' era.
Poi fu costruita con sassi bianchi e mattoni
pieni, coriacea, come le case costruite di una volta.
Una volta le case eran tutte grandi e spaziose,
non c' era il problema odierno dell' alta tensione
abitativa nelle metropoli; erano pure loro
molto grandi e spaziose.
Oggi si costruisce tenendo conto del piano
regolatore che regola dove e come costruire
una volta o una casa in mattoni veri come
codesto delirio; non è vero, almeno in parte.
Il piano regolatore in realtà è stato creato
per limitare la velocità degli autoveicoli.
Una volta andare a sbattere contro una volta
era meno pericoloso per la bassa tensione
abitativa e per il minor traffico, oggi il problema
è diverso, le volte son costruite di forati molto
teneri, e nel loro interno sono
piuttosto ampi e spaziosi, dunque fragili.
La volta che si ergeva di fronte casa mia
si chiamava Volta Pagina, fu intestata
infatti ad il suo progettista
di una volta, il Sig. Pagina.
Si dice che lui, oltre ad avere ottime idee avesse
anche una fronte molto grande e spaziosa e che
una volta avesse la passione di rilegare
mattoni pesanti come questo delirio.
Questo ben prima di progettare quella volta
che oggi purtroppo non si può più osservare;
distrutta, e neanche tanto tempo fa.
Il sig. Pagina infatti voltò pagina con il suo lavoro
ma non ebbe una fortuna duratura, quella sua
nuova creatura, quella volta; durò ben poco.
Il piano regolatore, in verità, non funzionò
benissimo ed un giorno, quella volta, fu abbattuta
da un grosso e pesante vecchio autocarro che
trasportava mattoni, di quelli pieni e pesanti
di una volta per intenderci, come codesto delirio.
Successe un sabato sera...
Uno di quei sabati all' antica, quelli,
capiamoci, di una volta.
Sotto la volta c' erano giovani che giustamente
e distrattamente amoreggiavano
e che mai e poi mai avrebbero guidato
nelle condizioni dell' autista, anche perché
erano in pochi a permettersi la patente.
Gli autisti del sabato sera, delle volte non
badavano molto alla sicurezza stradale e
festeggiavano ebbri in una piacevole ed
allegra guida.
La volta fu disintegrata, ed anche la
ricostruzione fu abbandonata, non c' era
la tecnologia per distinguere i mattoni
del camion da quelli originali
della volta, una volta.
Ora a sua volta in quel luogo ci sono strisce
pedonali disegnate su porfido antico, proprio
quello di una volta intendo, le strisce
sono bianche, e vengono regolarmente
sniffate per trovare il coraggio
di attraversare la strada.
Le vittime dopo 150 anni sono state resuscitate
grazie alla tecnologia odierna solamente per
essere chiamate a testimoniare di quel che una
volta successe sotto la volta e poi onestamente
lasciate morire di nuovo, forse per sempre,
chi lo sa, magari a riposare
davvero in pace per sempre.
Una volta non era così, ed alle volte capitava
di proteggere dal temporale giovani in amore.
Oggi tutto è cambiato, ed i giovani credono
di potersi riparare dai temporali in mezzo al traffico
con le strisce, che son la metafora della loro prima
volta, da fare solo una volta, tanto per provare
cosa voglia dire attraversare la strada.
Ed il ritorno?
Bisogna essere prudenti ad attraversare la strada
anche con le strisce.
A volte capita che la strada non abbia strisce
ma vada affrontata, a volte è inquietante,
trafficata, larga, e molto grande e spaziosa.
Una mente larga e spaziosa non va confusa
con una mente coraggiosa e vuota,
e dunque fragile come un forato.
Quella volta volterete pagina ?
La morale è che una volta non ripara neppure
i tenere innamorati, né di ieri né di oggi,
ricordatevelo per sempre e non per una volta.
E se c' è sempre una prima volta sappiate
che non è una regola da mente evoluta
scopare una donna tanto per, o drogarsi.
Come sono andato ?



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Racconto scritto il 23/08/2011 - 21:58
Da Andrea Castellini
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