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Ferdinandea

C'era una volta un'isola, una piccola isola che nessuno vedeva.
Era molto timida ed era rimasta sotto il mare. Non era proprio sprofondata negli abissi, ma giusto un po' sotto il pelo dell'acqua per non farsi vedere: una mezza dozzina di metri.


Era in una posizione favorevole, riusciva a non essere vista, ma vedeva il cielo pochi metri sopra di lei e vedeva il passaggio del mondo che viveva tra la superficie e il suo suolo.
Poteva vedere pesci, delfini, polpi ed anche gli uccelli marini che si fiondavano sott'acqua per pochi secondi nel tentativo di ghermire le loro prede.
Vedeva anche le barche, perlomeno la parte sommersa delle stesse, dalle quali si affacciavano a intermittenza degli strani esseri che non riusciva a inquadrare bene per il riverbero dell'acqua, però vedeva bene le loro reti che penzolavano verso il suo suolo e nelle quali finivano i pesci ignari della loro presenza.
Insomma non c'era da annoiarsi; non era certo una vita movimentata, ma non c'era, a ben guardare, motivo di lamentarsene.
Non so cosa le prese, ma a un certo punto della sua esistenza volle provare l'ignoto, tentare l'avventura.
La piccola isola decise, un giorno, di uscire dal mare e vedere l'aria: avrebbe lasciato il mondo che conosceva per cambiare elemento nel quale vivere, dall'acqua all'aria. Avrebbe visto gli uccelli in una visione nuova, con le ali ben spiegate, avrebbe goduto della vista di nuvole e sole e poi avrebbe conosciuto quegli strani esseri che si affacciavano dalle barche.
Sarebbero stati contenti, pensava, di avere un posto in mezzo al mare dove fermarsi; aveva visto quanto fosse per loro difficoltoso, una volta fuori dalle loro barche, adattarsi all'elemento liquido tanto che molti che erano caduti nel mare, non erano sopravvissuti per molto.
Decisamente poco adatti, senza branchie come i pesci e neanche agili come i delfini.


Un giorno come gli altri si decise. Prese tutte le sue forze e s’innalzò verso la superficie: prima emersero le parti più alte poi le altre. Nel mezzo a essa si formò anche un laghetto salato che attingeva la propria acqua dal mare, così poteva rimanere in contatto con il suo passato.


Era un’isoletta carina, proprio adatta alla sosta di uccelli migratori e stanchi pescatori, proprio quello che mancava in quella parte di mare.
Aspettò che qualcuno si accorgesse di lei. Per primi arrivarono gli uccelli, che si posarono contenti provando ad assaggiare anche le alghe che si era portata dal fondo del mare. Alcuni apprezzavano, altri meno; tutti comunque grati all'isola che li rifocillava perlomeno di una sosta nel loro interminabile vagare fra cielo e mare.
Una pioggia scrosciante la ripulì dal troppo sale che le era rimasto addosso, ed anche il laghetto divenne meno salato. Ora poteva vedere bene il sorgere del sole e il tramonto, era molto soddisfatta dello sforzo fatto per emergere.


Dopo due giorni fece il suo incontro con gli uomini. Arrivarono in pochi, con una piccola barca. Molto sospettosi rimasero nei pressi della battigia; parlarono tra loro e uno conficcò un remo sulla sua superficie, dicendo parole che lei non era in grado di capire. Rimasero poco e se ne andarono, così com’erano venuti.


Passò poco tempo ed ecco avvicinarsi un'altra imbarcazione, più grande, dalla quale scesero altri uomini, vestiti tutti uguali, la esplorarono un po' e arrivarono fino alla sua sommità per osservarne le dimensioni poi, discesi, piantarono una bandiera; dissero qualche frase, tipo gli altri, ma sembravano un'altra tribù, molto più ufficiali, fecero quasi una cerimonia e poi tac ecco la bandiera al posto del remo.
Strani davvero, ma non bastavano i primi?
Pensò fosse un’usanza e non approfondì oltre.
Ancora qualche giorno di tranquillità e di sole che asciugò la superficie, si trovava proprio bene, ma perché non era emersa prima, accidenti!
Ecco ora, al suo orizzonte, spuntare due navi, tipo quella dei secondi uomini, la più grande restò discosta, la più piccola si avvicinò e l'equipaggio scese sulla superficie. Anche questi uomini erano vestiti tutti uguali, ma non erano né come i primi né come i secondi, anche loro si avevano una bandiera e la piantarono dopo le solite parole strane.
Proprio strani questi uomini, pensò, ogni gruppo parlava diverso dall'altro e la sola preoccupazione sembrava essere quella di piantare bandiere.
Non aveva finito di fare queste considerazioni che, dall'altra parte delle sue coste, rispetto agli ultimi, spuntò un'altra nave con altri uomini che, una volta arrivati, fecero le stesse cose dei secondi e dei terzi approdanti, discorso, breve perlustrazione e bandiera. Davvero cominciavano ad annoiare!
Veramente non avevano altri posti per mettere quelli stracci, che infilarli sulla sua superficie? Mah!


Le cose divennero poi pericolose quando si trovarono insieme le navi dei tre gruppi arrivati con le bandiere, non si capiva bene perché se sbarcava un gruppo non sbarcava l'altro; i tre gruppi ad un certo punto non sbarcarono più, le navi aumentarono e ne arrivarono di più grandi, rimanevano distanti tra loro ma si controllavano, si capiva!
Nessuno sbarcava, ma erano pronti tutti e tre a farlo, anzi uno dei gruppi ci provò avvicinandosi, ma gli sparò contro uno degli altri due.
Presto capì che ognuno voleva mettere solo la sua bandiera ed erano disposti a tutto, come avvenne una sera, quando due gruppi cercarono di sbarcare. Cominciarono a spararsi l'un l'altro; qualche nave affondò e molti degli uomini vestiti uguali affondarono con le loro navi.
L'isola ci rimase male, era emersa dal mare per curiosità, ma anche per essere di aiuto, voleva migliorare la vita di chi passava da quella parte di mare ed invece ora era disputata a cannonate, ed andava sempre peggio visto che le navi aumentavano, per una affondata ne venivano due o tre a rimpiazzarla, ad un cento punto l'isola non ne potette più, i morti erano tanti ed alcuni anche sul suo suolo.


Non voleva creare disturbo, né contese e nemmeno eroi, gli uomini che vide non gli piacquero, non era proprio il caso di insistere con questi. Il panorama era sempre lo stesso: navi e cannoni, e non era un bello spettacolo, così decise di tornare sott'acqua, in fondo non stava poi male a pochi metri dalla superficie e non aveva a che fare con quegli strani animali. Fece due conti e, amareggiata, se ne tornò da dove era venuta, lasciando i tre gruppi di navi senza isola da conquistare.


Li vide allontanarsi uno a uno dopo aver fatto ognuno di nuovo delle cerimonie, stavolta per ricordare chi era caduto.


Si era resa conto della difficoltà di esistere fuori dal mare, così s’inabissò, lasciando solo una secca che nessuno contese più.




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Racconto scritto il 09/07/2015 - 11:05
Da Glauco Ballantini
Letta n.1270 volte.
Voto:
su 8 votanti


Commenti


Grazie a te, Gabriele per il commento.

Glauco Ballantini 13/07/2015 - 08:03

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Ispirato alla storia vera dell'isola Ferdinandea apparsa per pochi mesi nel canale di Sicilia, nel luglio 1831 a seguito di eventi sismici. Contesa tra inglesi francesi e borbonici scomparve a dicembre dello stesso anno...

Glauco Ballantini 13/07/2015 - 08:02

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Che bel racconto! In metafora, quello che gli uomini riescono a fare alla natura. Conquistare, potere, distruggere, distruggersi e poi piangere. Ipocriti! Meriteremmo di rimanere senza terra!
Grazie Glauco
Gabriele

gabriele marcon 10/07/2015 - 22:49

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