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Un universo parallelo al loro.

Non c'è pace nel mondo in cui vivo, in cui vorrei scrivere. E' una vita che ripercorre il suo riassunto tralasciando le parti più piccole. Se mai ci fosse qualcosa di utile in me stessa, in questo mio trascorrere di ore incessante, qualcuno me lo dica. Siamo rimasti tutti ciechi dalle delusioni e dalle promesse stroncate a metà. Vedere il lato buono in una situazione cattiva è difficile. Ci convinciamo di essere forti e, guardandoci allo specchio, speriamo di vedere qualcuno che vale.
E' una corsa e chi si ferma è spacciato, non riconoscendo più se stesso e arrendendosi ad un mondo che non gli appartiene. Ci sentiamo soli pur avendo così tante persone attorno e invidiamo gli altri per ciò che hanno. L'incompletezza fa parte del nostro essere costantemente esclusi. La vediamo quella vita parallela alla nostra, scorre armoniosamente e senza mai interrompersi. Ma noi siamo qui, fermi, immobili e disillusi. A volte capita di sentirle le loro risate, rimbombano e il loro eco ci dà fastidio, noia e il nostro limite di sopportazione crolla. E' un continuo alternarsi di incapacità, dolore e spiacevoli sensazioni che uccide le nostre origini e ci fa sentire dentro uno specchio rotto. Uno specchio in frantumi adornato da fiori appassiti e da erbacce insignificanti. Proprio come noi. Non siamo d'aiuto a nessuno, neanche a noi stessi. E ci dispiace così tanto da non riuscire più a piangere.
Quanto pagheremmo per riavere anche solo una lacrima di tutte quelle perse? Perse in ricordi, circostanze e sentimenti smarriti nel profondo del nostro buoi interiore. Chi mai le ritroverà? In questa oscurità noi spariremo e il nostro schianto mortale sembrerà un'urlo di una chitarra elettrica scordata. La nostra caduta un piano che piange. E quando ci rialzeremo nessuno suonerà per noi, tutto sarà un assordante silenzio intorno ad esseri incapaci che tornano a vivere. Viviamo così distaccati da loro che qui piove sempre e il sole stesso non vuole vederci. Spaesati non è parola giusta per descriverci, arrabbiati direi. Con chi non lo sappiamo ma vorremmo davvero tanto smettere di sentirle, le loro risate, i loro piaceri, le loro soddisfazioni ... non ci appartengono. Non le vogliamo più sentire! E allora in questi momenti di intenso dispiacere ci abbandoniamo di nuovo al suolo in preda a imprecazioni e nostri digrignati fanno paura. Loro ci hanno traditi e noi, adesso, sentiamo il dolore mangiarci l'anima. Ci guardiamo l'un con l'altro e vediamo le stesse persone riflesse in questo mare di lacrime e pioggia. Non ha senso tutto ciò, lo ripetiamo fino allo sfinimento ma quanto mai basta per farcelo capire?
Lo vediamo tornare il nostro passato circostante e ciò che poteva essere salvato, ora, è andato perso. Ma che persone siamo se non siamo in grado di salvarci da questo incubo? E poi corriamo senza sapere dove andare consumati e disfatti. Basta sentirle le loro voci che sussurrano parole dolci che non sono più nostre perché, davvero, sono talmente dolorose da farti esplodere il timpano. E' un violino tristemente afflitto ad essere la nostra musica e un coro lirico canta alle nostre spalle. Le nostre ansie e paure non ci lasceranno mai e ci rannicchiamo per nasconderci e sentirci protetti.
Ciao vita mia, guarda quanto tempo ti ho dedicato e quanto amore ho messo per accudirti. Parlo per me adesso perché quelli come me non riescono a farsi intendere.
Vira mia, ti ho vista passare davanti ai miei occhi come fulmine e di quel fulmine ho appreso il buio tra un lampo e lo schianto finale. In quel buoi ci ho visto me stessa e in quello schianto la mia smisurata rabbia.



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Racconto scritto il 23/07/2015 - 18:26
Da FraAaron 759
Letta n.1611 volte.
Voto:
su 18 votanti


Commenti


Interessanti e belle riflessioni, scritte anche con una certa efficacia espressiva.
Sarebbe bello se alla fine partisse davvero un racconto, che, alla luce di queste considerazioni, focalizzasse un fatto specifico e dei personaggi.

Giuseppe Novellino 24/07/2015 - 19:07

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