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LA LETTERA NEL CASSETTO

LA LETTERA NEL CASSETTO
Certo che capitavano tutte a lei! Aveva litigato con Jhon, e ora era andata via la corrente! Proprio mentre cucinava, che iella! Ma dove diamine aveva messo la torcia? Ah, eccola finalmente! Ora almeno avrebbe smesso di inciampare in ogni mobile di casa! Aveva sempre creduto che fosse una fortuna abitare in una casa antica, ma ora cominciava a dubitarne! Dov'è che era il generatore d'emergenza? Ah, sì in soffitta, forza e coraggio le toccava salire!
Come odiava le soffitte! Lì poi non era mai salita da quando aveva acquistato la casa. L'aveva presa già ammobiliata e l'era piaciuta l'idea che fosse arredata in modo moderno, ma non aveva idea che i mobili originali fossero ammassati in soffitta e forse neanche chi l'aveva venduta lo sapeva. Ci mise un po' a trovare il generatore ma non riuscì a capire come funzionava e neanche sapeva dove stavano le istruzioni. Uffa che disastro! Non poteva fare altro che tornare giù e aspettare che la corrente tornasse. Ma visto che c'era perché non dare un'occhiata alla mobilia? Con l'aiuto della torcia illuminò i mobili uno ad uno. Da prima illuminò una credenza poi una libreria in legno interamente intarsiata, ma la sua attenzione venne attratta da un vecchio scrittoio in ottime condizioni ma con un cassetto che non si chiudeva bene. Provò ad aprirlo e così facendo ne cadde una lettera. Incuriosita la prese. Era vecchia ed ingiallita dal tempo ma erano ancora visibili i residui del sigillo di cera e l'inchiostro. Seguendo un impulso si mise a leggere.


Mia diletta Ellen,
questa mia lettera vi giungerà in ritardo, ma ormai non mi rimane che affidarmi a questo foglio e affidargli le mie parole acché esso sia degno messaggero di quanto debbo dirvi. Voi vi chiederete, e mi chiedo anch'io come mai solo ora mi sia risolto a parlarvi e ancor più perché anziché mostrarmi a voi mi nasconda dietro un foglio, forse perché avendovi innanzi non riuscirei ad esprimere quanto sento con chiarezza poiché sarei troppo abbagliato dal vostro sorriso e troppo perso nei vostri occhi per poter proferir parola. Voi mia diletta riuscite a illuminare una sala con la vostra presenza, i vostri capelli hanno la luce dell'oro, ma al mio sguardo e al mio cuore essi sono tanto più cari e preziosi. Siete sempre e comunque nei miei pensieri, ovunque io vada il ricordo del vostro dolcissimo viso mi segue, e riempie le ore del giorno e della notte il pensiero del vostro sorriso, siete la creatura più straordinaria ed incantevole che abbia osato calpestare questa terra. Voi con la vostra grazia avete irrimediabilmente stretto a voi il mio cuore. E scoprirvi promessa ad un altro uomo mi affligge, tanto più ch'io vorrei poter essere quell'uomo, poter prendere il suo posto pur di avere il privilegio di specchiarmi nei vostri grandi occhi innocenti che ora si affacciano al mondo! Pur di avere il privilegio di ammirare il vostro viso, bello ancor più di un fiore in boccio e perdermi nel vostro graziosissimo sorriso. Aimé non sono io quell'uomo sì tanto fortunato da poter ammirare la vostra bellezza, ma ciò non m'impedisce di gettare ai vostri piedi il mio cuore, perché vedete è già vostro, vi appartiene di già. È solo un rendervi quel che già avete, io non so e non oso riprendere il mio cuore, soffrirebbe troppo lontano dal vostro. E se come io temo, questa lettera sia vana, sappiate mi dolcissimo amore, ch'io farò a meno di esso, e per quanto triste sarà il mio destino, mi consolerà sapere il mio cuore dove non posso essere io, vicino a voi. Continuerò ad amarvi in eterno.
Fedelmente vostro
Hernest Penistone.



Come si potevano scrivere parole simili? A lei Jhon non aveva dedicato neanche una frase dei cioccolatini! Leggere quella lettera era stato uno sbaglio, l'aveva messa di cattivo umore e poi...era assurdo! Era gelosa di una donna morta due scoli prima! La corrente non era ancora tornata e lei ormai era troppo scossa per poter agire con coerenza. Cercò alla rinfusa tra i cassetti dello scrittoio e quando trovò l'occorrente per scrivere, trasferì sul foglio la sua frustrazione e la sua rabbia. Poche parole senza senso, che servirono a farla sfogare.


Quella mattina quando si svegliò, si era pentita di quando aveva scritto, si era comportata come una ragazzina. La corrente era tornata e lei salì di nuovo in soffitta per recuperare quel foglietto, voleva distruggerlo, ma non lo trovò, al suo posto, sullo scrittoio faceva bella mostra di sé un'altra lettera, questa volta però sembrava nuova. Che cosa strana. Ruppe il sigillo e lesse:


Sconosciuta amica,
non ho compreso molte delle parole da voi scritte, né comprendo come mi sia giunta la vostra missiva. Eppure sento l'impulso irrefrenabile di rispondere, se non altro per dirvi che non siete la sola anima angosciata su questa terra. E se mai i nostri scritti si dovessero incrociare nuovamente, confido in tempi maggiormente lieti. E spero di poter sapere il vostro nome.
Lord Penistone.


Sbiancò in volto. Non poteva essere. La scrittura era la stessa e anche la firma. Rimase a fissare la lettera come se dovesse esplodere da un momento all'altro. Non poteva aver ricevuto la lettera di un uomo vissuto due secoli prima! Prese di nuovo carta e penna e scrisse il suo nome. Lasciò il foglio ripiegato sullo scrittoio e scese scuotendo la testa. O stava diventando pazza o quello era uno scherzo di pessimo gusto.


Era tarda sera ed era appena rientrato dal suo club, il suo cameriere personale lo aiutò ad abbigliarsi per la notte. Prima di raggiungere il letto notò un foglio sullo scrittoio. Lo prese e lesse e poi tirando fuori penna e calamaio si accinse a scrivere.


Cara Mildred,
È stato per me un piacere apprendere il vostro nome e sapere dunque che avete letto il mio messaggio. E perdonatemi l'ardire, ma vorrei sapere come tutto ciò stia accadendo e voi chi siete. Vi saluto augurandovi una serena notte.
Lord Penistone.



Camminava su e giù per la soffitta. Possibile che fosse accaduto di nuovo? Possibile che fosse reale? E cosa doveva fare ora? Sparire o rispondergli? Per dirgli cosa? Ma l'istinto fu più forte della razionalità e prima ancora di pensare si ritrovò a scrivere una lettera sforzandosi di dare del voi al suo presunto interlocutore e spiegando quando era accaduto: che lei aveva lasciato il biglietto sullo scrittoio in soffitta. Gli raccontò del tempo in cui realmente si trovavano o almeno si trovava lei. Aveva le idee tutte confuse in testa. Chiuse la lettera con una ben misera frase di commiato e il suo nome. Neanche sapeva cosa stava facendo in realtà.


La mattina dopo il suo primo impulso fu quello di correre in soffitta, ma si trattenne ed andò invece a sedersi al computer, cercando di trovare informazioni su questo fantomatico Lord Penistone. Non c'erano molte informazioni sulla sua biografia, solo che era diventato famoso per le lettere scritte alla donna amata, oggi in gran parte andate perse. Che quella strana storia fosse vera?


Quando salì in soffitta c'era un altra lettera.
Mia Cara Mildred,
ho letto quanto mi avete scritto con vivo interesse, ma sarebbe profondamente ingiusto da parte mia, nascondervi la mia perplessità circa quanto voi dite, è inconcepibile il solo pensiero che voi ed io viviamo in epoche diverse. È assurdo ed illogico, purtuttavia voglio credervi sincera quando affermate il vostro sgomento innanzi alla scoperta della mia lettera. Immagino che quando voi dite non sia provabile e per quanto, vi ripeto, sia totalmente assurdo, voglio credere alla vostra buona fede.
Mi congedo da voi con la viva speranza di avere nuovamente vostre notizie.
Lord Penistone.


Mildred era furiosa! Ma certo che era in buona fede! Come si permetteva di metterlo in dubbio quel Lord Pallone Gonfiato? Ma in fondo aveva solo dato voce ai suoi stessi timori, le ricordò una fastidiosa vocina interna. Ora il problema era come farsi credere, poi le venne un idea.


Lord Penistone era annoiato, aveva fretta di raggiungere le proprie stanze per scoprire se quella strana donna gli aveva scritto nuovamente, ma l'incontro col suo amministratore gli stava prendendo più tempo del previsto. Quando riuscì a salire era ormai sera. Sullo scrittoio non c'era una lettera, ma un pacchetto. Lo prese e lo aprì. Dentro c'erano due lettere e una strana scatoletta. Prese la prima lettera e cominciò a leggere.


Caro Lord Penistone,
voi siete giustamente perplesso, circa la mia sincerità, ma io posso provarvi ciò che dico. Mi interessai allo scrittoio, che come vi dissi, permette la nostra corrispondenza, per via di un cassetto che non si chiudeva. In quel cassetto trovai una lettera ingiallita ed aperta. La troverete nella scatola e vi appartiene. Nella scatola troverete anche il mio telefono cellulare, vi prego quello è indispensabile per il mio lavoro, lasciatelo sullo scrittoio appena avrete letto la mia lettera. Mi dispiace aver letto la lettera destinata ad un'altra donna, spero possiate perdonarmi.
Mildred.


Prese la secondo lettera e la riconobbe subito, era l'ultima lettera che stava scrivendo ad Ellen, ma che non aveva ancora spedito. Si alzò recandosi al tavolino dove teneva l'occorrente per scrivere e da uno dei cassetti estrasse la lettera che aveva cominciato a scrivere. La sua idea era di recapitarla ad Ellen insieme al dono che intendeva farle, altamente simbolico. Toccò la superficie dello scrittoio. Alcuni giorni prima aveva pensato di regalarlo alla donna che amava, ad Ellen e l'avrebbe fatto, se non fosse cominciata quella strana corrispondenza, così come avrebbe spedito la lettera, cosa che in realtà doveva aver fatto, altrimenti come avrebbe fatto Mildred a trovare lo scrittoio e la lettera? Chiuse gli occhi era confuso, qualcosa stava cambiando la sua vita. O meglio qualcosa stava cambiando le leggi della natura. Era come se di colpo si fosse ritrovato a vivere per una seconda volta lo stesso tempo, anche se non ne aveva coscienza, non del tutto perlomeno. Guardò nel pacchetto che Mildred gli aveva mandato. Quella strana scatoletta era davvero bizzarra...la ripose nel pacchetto e prima di richiuderlo si mise a scrivere.


Il suo pacchetto era sparito già da un po', poiché non c'era ma non c'era neanche segno di una risposta o del suo telefono. Dannazione! E se qualcosa era andato storto?chiuse un momento gli occhi e quando gli riaprì il suo pacchetto era lì. Lo aprì freneticamente e vi trovò il suo telefono, meno male era salva, e una lettera. La prese e si sedette su di una delle vecchie poltrone che un tempo arredavano la casa. Quella casa, che aveva appreso, quella mattina mentre cercava informazioni sul suo interlocutore, essere appartenuta ad Ellen. Cercò di allontanare quest'ultimo pensiero e si mise a leggere.


Cara Mildred,
vi ringrazio di vivo cuore di avermi provato la vostra sincerità e non rammaricatevi di aver letto quella lettera, se è ero quello che dite, e ora so che è così, né io né Ellen apparteniamo al vostro mondo e voi non avete fatto torto ad alcuno. Questa sera son troppo stanco per scrivere e le idee non mi vengono chiare alla mente, tanto più che molte delle cose che nella vostra epoca sono già accadute, qui ancora debbono accadere, come quella lettera che voi avete già trovato e ch'io ancora non ho spedito, o lo scrittoio ch'io avrei voluto regalare ad Ellen, ma dal quale vi sto scrivendo oggi. Ad ogni modo ho una richiesta, mia insolita amica, voi siete a conoscenza della mia angoscia, volete mettere me a parte della vostra?
Vi porgo i miei più cari saluti,
Lord Penistone.


Poteva mai parlargli di Jhon? Lei però era a conoscenza di Ellen. Mentre ancora pensava a cosa scrivergli, la sua mano già si muoveva sul foglio. E così cominciò la sua fitta corrispondenza col conte di Penistone.


Era strano parlare e scriversi con un uomo che viveva due secoli prima, che aveva vissuto... quel punto era ancora confuso nella sua mente. Eppure non riusciva a far a meno di desiderare le sue lettere, era meraviglioso leggere le sue parole, per quanto assurdo e contro ogni logica fosse egli la capiva, sapeva sempre cosa dirle. E quanto lui le parlava del suo mondo dei balli cui partecipava, lei provava lo sciocco desiderio di poter essere con lui e una fitta di gelosia nei confronti delle donne che potevano avvicinarlo. Erano pensieri illogici e sbagliati, tanto più che a dividerli era il tempo. e cosa si poteva fare contro il tempo? Nulla.


Quella sera era stanco, eppure non vedeva l'ora di tornare a casa. La stagione londinese era faticosa già di per sé, ma ancor di più vedere la donna che un tempo aveva amato, sposata ad un altro uomo. Anche se da quando aveva cominciato quella strana corrispondenza, si struggeva sempre meno per Ellen. Appoggiò la testa sui cuscini della carrozza. Presto sarebbe giunto a casa, presto avrebbe letto la lettera di Mildred e avrebbe potuto scriverle a sua volta ella era divenuta il suo pensiero fisso.


Lì sullo scrittoio faceva bella mostra di sé una lettera di Mildred la lesse velocemente, amava leggere i suoi racconti anche se non capiva quello strano mondo in cui le donne lavoravano proprio come gli uomini...ma che razza di mondo era? Non lo capiva ma capiva Mildred e la sua voglia di essere accettata così com'era.


Mia dolcissima Mildred,
osservavo quella strana tipologia di ritratto che mi avete donato, e mi perdevo nel vostro sguardo sognante, vorrei potervi essere vicino, ma ahimè, questo mi è impossibile, spero però che il pensiero ch'io vi pensi sempre e che senta il vostro essere lontana come una mancanza vi sia di conforto, anche se mi rendo conto ben misero. Ah se il tempo fosse un muro, vi giuro, troverei il modo di abbatterlo pur di esservi accanto. Ho pensato però che se quel vostro strano ritratto mi è di conforto, forse sarebbe lo stesso per voi avere una mia immagine, così vi mando la miniatura di un mi ritratto, risale a due anni fa, ma vi assicuro che è ancora fedele. Ora vi lascio perché la serata è stata si' troppo faticosa, troppe persone che non erano voi a togliermi il respiro, voi siete diventata il mio respiro. Ora debbo lasciarvi ma vi confesso che è un peso dover terminare questa mia lettera, ma mi consola che presto avrò un vostra risposta e allora sarò di nuovo lieto.
Vostro
Hernest Penistone.


Mildred prese il ritratto tra le mani e lo guardò con attenzione. Era davvero un bel ritratto, l'uomo che vi era raffigurato aveva uno sguardo severo, chissà a cosa pensava. Era chiaramente un uomo d'altri tempi ed era difficile dire se era bello, eppure la intrigava e ne era profondamente affascinata. Lesse con avidità quanto lui le scriveva e poi gli rispose. Ormai era un po' che non si firmava più in modo formale, ma ogni volta che scorgeva il suo nome e non il titolo era felice. Si apprestò a rispondergli. Quello era il momento più atteso della giornata. Era tutto così assurdo ma non avrebbe più potuto fare a meno della corrispondenza con Hernest. Finì la lettera e la lasciò sullo scrittoio. Prese il ritratto con sé e scese.


Col tempo il loro rapporto crebbe, diventando sempre più profondo. Fino a quando si accorsero di amarsi. Ed era un amore vero che incendiava i loro pensieri e scorreva a fiumi nelle loro lettere. La loro corrispondenza si infittì ulteriormente e il resto delle loro vite fu inghiottito nell'ombra di quei due secoli che li dividevano, e più il tempo passava e meno contava. Le loro anime erano sempre più vicine. Mildred era sicura di non poter più vivere senza di lui e lui non avrebbe mai rinunciato a lei. Eppure c'erano problemi oggettivi ad ostacolare il loro amore. Ma se si erano conosciuti, sia pure in modo così assurdo, doveva pur dire qualcosa? Mildred era sicura che volesse dire qualcosa, ma non sapeva bene cosa.


Una sera piovosa era andata di nuovo via la corrente, Mildred prese la torcia e salì in soffitta. Sullo scrittoio c'era una lettera di Hernest ad aspettarla. La lesse subito con l'aiuto della torcia.


Mia amata Mildred,
ormai i miei sentimenti, il mio sentimento per voi è chiaro, ma oggi vi scrivo proprio per dirvi questo, che malgrado il tempo che ci divide ed ostacola il mio amore cresce, vi scrivo che vi amo e oggi mi chiedo cosa mai provassi per Ellen, poiché amore è quello che provo per voi e sebbene io non voglia la vostra infelicità, il solo pensarvi accanto ad un altro uomo, mi riempie di angoscia e di dolore. Mia dolcissima Mildred, io sono forse impazzito ma vivo solo per voi. È il vostro pensiero a rendermi liete le ore del giorno e della notte, e per quanto io non v'abbia mai visto davvero in viso, so di non ingannarmi sulla vostra grazia e bellezza. Ora vi lascio, rinnovandomi il mio amore. Nella lettera vi invio l'anello che avrei destinato alla mia sposa, quale pegno del mio amore e della mia devozione.
Con amore Hernest.


Mildred prese l'anello, lo infilò al dito e si mise a scrivere la risposta.


Mio amato Hernest,
ho già infilato il vostro anello al dito e vi scrivo per dirvi che voi siete l'unico uomo al quale sento di appartenere, l'unico uomo che io possa amare e anche se questo tempo ci divide io credo debba esistere un modo... perché vedete io sento che noi siamo destinati altrimenti perché trovarci? Ora vi lascio ribadendovi la mia felicità nel ricevere il vostro dono. Io come pegno del mio amore, posso solo inviarvi una ciocca dei miei capelli.
Amorevolmente vostra Mildred.



Non appena fu tornata la corrente, Mildred si mise a navigare in internet, sebbene sapeva di non poter ricavare nulla si mise a cercare una soluzione al suo problema. Dopo svariati tentativi che la gettarono nello conforto pensò di cercare qualcosa sullo scrittoio che aveva avuto il “potere” di dar vita a quella storia. Era più di un ora che faceva ricerche, quando si imbatté in una leggenda. Si parlava di uno scrittoio, in grado di mettere in contatto passato e futuro, permettendo a persone, che erano destinate, ma che non si erano potute trovare di ricongiungersi, anche attraverso i secoli, ma lo scrittoio funzionava solo se le persone erano davvero destinate e se a viaggiare nel tempo era la persona che aveva trovato lo scrittoio. Per cui se quella storia era vera era lei che doveva viaggiare nel tempo. risalì in soffitta e scrisse ad Hernest ciò che pensava di aver scoperto, chiedendogli di aspettarla. Ora doveva solo trovare il modo di affidarsi allo scrittoio, come diceva la leggenda. Era mattina, ormai era giunta anche la domenica. Passò anche il pomeriggio. Provò e riprovò, ma per quanti sforzi facesse non accadeva nulla. Verso sera la corrente andò via di nuovo e lei esausta e sconsolata di non potersi congiungere al suo amore, dopo l'ennesimo tentativo si addormentò seduta allo scrittoio, il corpo ripiegato sul ripiano del mobile, pensando ad Hernest.


Quando si svegliò era tutta indolenzita. Ma dove si trovava? Quella non era la sua soffitta! Era seduta ad uno scrittoio identico al suo, che però si trovava nell'angolo di un'ampia camera da letto che lei era sicura di non aver mai visto in vita sua. La mobilia era scura e pesante e al centro della stanza si trovava un grande letto a baldacchino sul quale, si accorse con sgomento, giaceva un uomo addormentato. Il cuore le balzò in gola.
<<Hernest>> chiamò a bassa voce, ma questo bastò a svegliare l'uomo. Egli si svegliò piano e si appoggiò ai cuscini osservandola pigramente. Andavano girando in quel modo sconcio le donne del futuro? Ma sebbene l'abbigliamento lasciasse a desiderare lei era di una bellezza da togliergli il fiato.
<<Mildred, siete proprio voi? Allora avete trovato un modo!>> le sorrise. <<Aspettatemi nel salottino, quando mi sarò abbigliato verrò da voi>> le disse indicando una porta. Quando lei fu uscita suonò per chiamare il suo cameriere personale.


Poco dopo la raggiunse. Lei portava il suo anello al dito. Strinse il medaglione che portava al collo, dove aveva messo la ciocca di capelli che lei gli aveva donato e poi colmò la distanza che li divideva stringendola tra le braccia e suggellando il momento con un bacio, finalmente le loro anime si erano ritrovate.


il racconto è un'opera di fantasia.Ogni riferimento a fatti o cose reali è puramente casuale.




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Racconto scritto il 17/09/2015 - 17:28
Da Marirosa Tomaselli
Letta n.1290 volte.
Voto:
su 8 votanti


Commenti


Accolgo il tuo commento, su una cosa però le relazioni epistolari hanno questo vantaggio: che ciò che scrivi, specie quando ti apri, solo attraverso la scrittura riesci magari a dire quello che dal vivo sarebbe molto più difficile esporre. Comunque le lettere d'amore sono tra le cose più belle da dedicare, cosi come le poesie e i messaggi inaspettati.

Giuseppe Scilipoti 15/02/2017 - 17:07

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...pur avendola vicina. Grazie per avermi commentato, come sempre il tuo commento mi ha fatto molto piacere, e sono felice che il mio racconto ti sia piaciuto!!!

Marirosa Tomaselli 15/02/2017 - 16:53

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Caro Giuseppe, capisco quello che dici, ma non è sempre così, dipende dalla persona con cui ti scrivi, ci sono persone false che anche avendole accanto, riescono a recitare, e a comportarsi in un modo, per poi rivelarsi in un altro. Mentre chi è sincero lo è sempre, anche quando scrive a distanza, se una persona è sincera ci mette l'anima e si mostra per quello che è, spesso si da colpa alla distanza, ma credimi, chi è falso, riesce a simulare e a farti del male, anche per lungo tempo...

Marirosa Tomaselli 15/02/2017 - 16:49

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Scusa per i soliti errori legati al cellulare. Volevo scrivere che mi identifico con alcuni personaggi dei tuoi racconti, anche per questo mi piacciono i tuoi scritti, tanti elementi me li sento personali. In conclusione hai scritto un racconto con i fiocchi, tra le tante cose hai saputo utilizzare sapientemente il linguaggio sia moderno e pratico di oggi, con quello ossequioso e rispettoso di altri tempi. Tanto di cappello. Complimenti. Puoi rispondere da qui se lo desideri.

Giuseppe Scilipoti 15/02/2017 - 15:29

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Ci incontravamo tre volte la anno (o io da lei o lei da me) ma scroprii in seguito che era un opportunista che mirava a stare con me solo per interesse (forse un giorno scriverò un libro.) Mentre io romantico e passionale... Dici che mi identifico con alcuni protagonisti dei tuoi racconti romance. Insomma dopo vie traverse la lasciai. Per cui gli amori epistolari a mio avviso raramente hanno un lieto fine...Dal vivo e col tempo i nodi vengono al pettine.

Giuseppe Scilipoti 15/02/2017 - 15:24

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Nel 2005 avevo conosciuto in chat una ragazza polacca e per un anno abbiamo corrisposto con lettere scritte a mano, poi via via diventate d'amore. Ovviamente ci sono state anche telefonate. Se nel tuo racconto sembrava una storia impossibile, nel mio caso lo era pure. 3000 km ci separavano. Ci incontrammo na Palermo, le cose andarono apparentemente bene nei primi anni mai poi in seguito mi causò dei problemi. Difatti ho romanzato abbastanza nel mio famoso racconto 'La ragazza della vetrina'

Giuseppe Scilipoti 15/02/2017 - 14:58

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Cara Marirosa, io...Non ho parole per dirti di come con questo racconto, hai superato te stessa, sia in termini di lunghezza in quanto il racconto risulta bello lungo ma anche bello bello storia, originale, sorprendente, un componimento che non ha precedenti con i famosi viaggi del tempo. Una storia epistolare che come si evince nel susseguirsi della vicenda e nel finale, abbatte le barriere del tempo e dello spazio.

Giuseppe Scilipoti 15/02/2017 - 14:53

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Storia affascinante in cui solo l'amore apre una breccia nel muro della realtà. Ma questo muro, e' poi davvero così solido? Letto d'un fiato.

maria clara 19/09/2015 - 16:32

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Un attento racconto che cattura il lettore nel suo accurato quanto diligente forgiato. Lieta giornata.

Rocco Michele LETTINI 18/09/2015 - 05:54

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Originale quanto fantasioso e trascinante. Letto con grande piacere. Ciao

Anna Rossi 18/09/2015 - 04:21

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