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UNO STUPEFACENTE EPISODIO

Tzia Franzisca chiuse l’oblò della lavatrice Naonis ed avviò quel lungo lavaggio a lavare i pantaloni dei figli appena rientrati dalla casa dei nonni, in campagna, e che necessitava di acqua bollente e detersivo potente a togliere le macchie di terra, di erba, di resina, talvolta di sangue e di tutte le tracce di escrementi lasciate durante il passaggio per il pollaio e per la porcilaia.


Era incredula, guardava il cestello girare a cancellare tutta la giornata appena finita, ma non riusciva a togliersi dalla testa ciò che aveva letto su quel biglietto trovato avvolto insieme ad alcune banconote nella tasca dei jeans di Alberto, e che purtroppo parlava chiaro.


La scrittura era di suo fratello Peppe, nostro zio, perché come succedeva spesso i nostri zii ci davano piccole commissioni da fare in paese. A quei tempi non avevamo ancora il telefono per cui anche mia nonna mandava la lista della spesa con uno zio che faceva il fontaniere in comune e che a fine lavoro passava a casa nostra a ritirare le provviste.
Mi ricordo che una volta mandò un biglietto con scritto “Se ce n’è me ne prendi due chili, se no, no” Ovvio che se non ce n’era mia madre non ne avrebbe preso…ma di che cosa? Qualche giorno più tardi si seppe che voleva le melanzane.
Anche mia zia Maria, il nostro angelo dal cromosoma in più, aveva preso l’abitudine ad inviare alle sorelle in paese i suoi biglietti su cui disegnava in maniera ordinata e ben incolonnati dei cerchietti. Naturalmente nessuno riusciva a decifrare la sua missiva ma cercavamo di risponderle con altri cerchietti, allegando al biglietto un piccolo dono che lei nascondeva prontamente e custodiva con gelosia.


Tzia Franzisca si rigirava ancora quel biglietto tra le mani ed in cuor suo inveiva contro Peppe per aver usato Alberto in quel modo così ignobile.
Alberto non aveva ancora compiuto dieci anni e anche se era un bambino molto vivace e creativo nelle sue malefatte, accettare una cosa del genere era inverosimile.

Decise di non parlare con nessuno del contenuto del biglietto e di osservare attentamente il figlio. Certo, quel nome scritto era strano, si trattava sicuramente di un forestiero, anche se a quei tempi ad ogni forestiero che passava per strada si faceva una tomografia istantanea, senza lunghe liste d’attesa. Strano che non avesse sentito niente al riguardo.


Passò la giornata come al solito impegnata nelle faccende di casa, ma non riuscì neanche per un istante ad allontanare quel brutto pensiero e non ci dormì per tutta la notte.
L’indomani mattina, mandati i figli a scuola, si precipitò da mia madre e le mostrò il biglietto, così finalmente poté condividere con lei l’angoscia che le stava scavando l’anima e che avrebbe buttato una losca ombra sul buon nome di tutta la famiglia. Naturalmente anche mia madre rimase di sasso ed anche lei sprofondò in una grande tristezza sconsolata.
“Franzì, non diciamolo a nessuno. Immagina se lo venisse a sapere mamma, ne morirebbe!” La loro mamma, mia nonna, la matriarca, la dispensatrice di preghiere e di severe direttive doveva a tutti i costi restarne all’oscuro.
Le due sorelle decisero così di far finta di niente ed osservare eventuali sviluppi sia in mio cugino Alberto ed in Peppe.


Passarono i giorni ma l’angoscia non cessò neanche per un attimo finché mia madre prese coraggio ed in un momento in cui si trovò da sola con la mia sorella maggiore le chiese se avesse visto qualcosa di strano in Peppe, che per mia sorella era come un fratello.
“Strano di che genere?” rispose mia sorella “Ehhhh…guarda qui: siamo arrivati proprio ad un bel punto. Questo era nella tasca dei pantaloni di Alberto. Non ci si crede!!” replicò afflitta mia madre.
Mia sorella prese il biglietto e lo aprì. Improvvisamente scoppiò a ridere, non riusciva a trattenere le lacrime e dovette anche piegarsi in due per non farsela addosso, mentre mia madre, arrossendo dall’umiliazione e dalla rabbia per non aver capito qualcosa di importante e per aver dimostrato la propria ignoranza iniziò a scuoterla per interrompere quella risata così avvilente.
“Bhé, allora, spiegami!!” strillò. “Ommà, Peppe non ha fatto niente di strano! Ha solo chiesto ad Alberto di fargli un favore ed ha scritto il biglietto in modo che non si dimenticasse: Eric Clapton è un cantante e Cocaine è il nome del disco!”


Sono passati quasi quarant’anni da quell’episodio incredibile e, se nel frattempo noi figli e nipoti abbiamo appreso ed apprezzato la musica non sono state di certo mia madre e tzia Franzisca ad indicarci i generi.



Millina Spina, 1 Aprile 2016




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Racconto scritto il 01/04/2016 - 12:20
Da Millina Spina
Letta n.1050 volte.
Voto:
su 6 votanti


Commenti


Grazie Ernesto per essere passato a leggere questo spaccato di vita andato e per aver immaginato lo sgomento di mia zia e di mia madre di fronte a quella parola così grave, da tenere segreta per paura che potesse quasi esplodere in mille pene ed in un fiume di lacrime...
Ciao!

Millina Spina 05/04/2016 - 11:13

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Che bello questo racconto dal sapore della vita d'altri tempi, i bei tempi andati... immagino Tzia Franzisca cosa avrà pensato, e il senso di sgomento che avrà vissuto! E pensare che come ben dice un autore in un commento quel brano Cocaine, di un grande chitarrista, pare sia una specie di inno contro la droga. Molto bello il modo che hai i comunicare, ti leggerò ancora se trovo il tempo. Un caro saluto. 5*

Ernesto Z. 05/04/2016 - 07:03

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Grazie Antonio per le belle parole ed il tempo che mi dedichi.

Millina Spina 04/04/2016 - 18:50

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Ciao millina.oltre a rifarti i complimenti per le tue bellissime opere vorrei congratularmi con te per l'analisi sulla mia poesia vorrei....
Hai espresso in poche parole ciò che volevo esprimere e nutrivo deoi dubbi circa l'interpretazione dei versi..tu ci sei riuscita in maniera esemplare.ancora complimenti.un abbraccio.

antonio girardi 04/04/2016 - 17:48

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Ah, Salvo, mi sarebbe davvero piaciuto essere nominata principessa di Fantasyland! Avrei organizzato una grande festa nel castello dei sogni, mi sarei vestita di parole cangianti dal lungo strascico e tu mi avresti messo sul capo una corona con delle parole preziose incastonate!
Ma la storia che ho raccontato è vera, è semplicemente la realtà che ha superato l'immaginazione.
Hai visto mio zio che pusher di lusso!
Ciao e buona domenica!

Millina Spina 03/04/2016 - 11:19

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Millina, ma è una storia vera o inventata?
Se inventata ti nomino principessa di Fantasyland, se vera va bene lo stesso, ma continuerò a sorridere per chissà quanto tempo, almeno ogni volta che ascolterò la chitarra del grande Eric.
5*

salvo bonafè 02/04/2016 - 19:44

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Cara Margherita, quanti malintesi che possono davvero minare la serenità, e quanti malintesi che si risolvono in una sonora risata!
Grazie per il tuo passaggio!

Millina Spina 02/04/2016 - 17:16

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Mi sembra di vedere l'angoscia provocata da quel biglietto negli occhi di tua zia...un racconto reale, sia per l'accaduto, quanto per limpidezza di immagini...nel finale ho tanto riso...Brava Millina molto bello...Ciao

margherita pisano 02/04/2016 - 14:45

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Mi fa immensamente piacere Francesco che sia passato a leggere il mio racconto e che ti sia piaciuto. E' un malinteso su cui ci ridiamo ancora, naturalmente in presenza di mia madre che mostra ancora lo stesso avvilimento...
Grazie e buona giornata!

Millina Spina 02/04/2016 - 12:21

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Mi è sfuggito qualche racconto ultimamente...per mancanza di tempo, ma ora, leggendo questo tuo, mi sono gustato qualche minuto di vera e piacevole lettura. Brava Millina. Sul simpatico malinteso hai costruito un ottimo racconto di Bella lettura.

Francesco Gentile 02/04/2016 - 10:57

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Grazie mille Antonio, Poeta, Gesuino e Teresa. Se volete vi metto in contatto con le due sorelle...esperte di musica!
Ciao

Millina Spina 01/04/2016 - 21:51

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Meraviglioso sa creatura!5*

Teresa Giulino 01/04/2016 - 21:34

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Belloooooooo...molto brava, ben scritto. Cocaine è una grande canzone di Eric Clapton, ed è contro la droga...come suona la chitarra lui!!! 5*

Gesuino Faedda 01/04/2016 - 19:32

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Be molto ben scritto certo non conoscere un cantante e trovi scritto cocaine be insomma ***** bella

POETA DELL'AMIATA LUPO DELL'AM 01/04/2016 - 18:11

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Bello questo racconto.molto fluido.brava

antonio girardi 01/04/2016 - 17:59

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