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LA NOTTE DEI PENSIERI

“Dormi!”, “la notte è fatta per dormire!” mi ripetevo, “La notte è fatta per dormire!” ma io non dormivo, no. Io pensavo a lui! Ecco ci risiamo. Mi metto a guardare il soffitto e non dormo: penso, è sempre stato così fin da piccola, prima di un esame, di una gita, di un evento importante io non riesco a dormire, sto lì a fantasticare su quello che sarà, su come andranno le cose, piccoli ordinatissimi fotogrammi, che poi la mia fervida immaginazione trasforma in veri e propri film, che mi godo da spettatrice, fino a quando il sonno non mi coglie alla sprovvista, a tradimento, oserei dire. Come se io e lui fossimo nemici ed il suo scopo fosse quello di impedirmi di dare un finale a quelle storie tanto faticosamente costruite. Certe volte mi dico che dovrei scriverle, ma mi convinco sempre del contrario, perché in fin dei conti io non sono un tipo da scrivere e poi penso che che le mie storie perderebbero di fascino messe nero su bianco, ed inoltre correrei il rischio che qualcuno le leggesse, invece così sono solo mie. Lancio uno sguardo alla finestra abbassata a metà, è aprile ma fa già abbastanza caldo. Ritorno a guardare il soffitto, ritorno alle mie fantasie, ma questa volta è diverso, non sono proiettate al domani, ma al passato. A questa mattina per l'esattezza. Era l'ultimo giorno di gita, mi rivedo col mio maglioncino rosso e i miei jeans, era piuttosto presto e faceva freddo stavamo aspettando il pullman che ci avrebbe portato al traghetto ed infine a casa. Nella mia testa si vanno formando I vari fotogrammi, rivivo la mia impazienza, il mio guardare freneticamente l'orologio, l'agitazione che mi prende di tornare a casa e di ricominciare la routine di tutti i giorni, e soprattutto di allontanarmi da lui. E poi mi rivedo alzare gli occhi al cielo e tornare indietro con la mente e ci torno di nuovo, indietro, più ancora di quel giorno, e mi rivedo i giorni prima della gita, quanto io e lui abbiamo cominciato a frequentarci, non stavamo insieme, e neanche durante la gita, ma io ero cotta di lui. Poi la mia mente da buon proiettore, fa un balzo avanti e mi sento chiamare da una voce bassa e dolce che conosco fin troppo bene. Vedo me stessa girarsi fino ad incontrare lui, incrociare il suo sguardo. Se ne stava a pochi passi da me il giubbotto che gli cadeva male e l'aria trafelata.
«Allora sei qui!» lo sento dire.
«Già» non mi viene in mente altro, aspetto la sua prossima frase.
«Ti ho cercata in stanza.» Indica con la testa, l'albergo all'altro lato della strada. «Ma Nina mi ha detto che sei schizzata via.» aggiunge in risposta al mio silenzio. Nina è la mia migliore amica e compagna di stanza. Sto ancora zitta e lo guardo. Non dico niente perché la mia mente va indietro a rivivere quella settimana, ci siamo avvicinati tantissimo, pur col fiato dei professori sul collo, ci sono capitati proprio i peggiori! Ora la mia mente fa avanti e dietro tra il mio presente di questa mattina, coi suoi flashback, e il mio presente di ora, che, guardando il soffitto sorrido, rivivendo la tensione di quel dialogo.
«Ora mi hai trovata.» Che cosa sciocca da dire! Ma cosa dovevo dire?
«Lo so.» Ride. Sembra sempre così dannatamente sicuro di sé!
«Volevi dirmi qualcosa?» Chiedo, ma evito di guardarlo se no mi sciolgo.
«No.» una risposta secca, ma si avvicina.
«Ah» faccio io, osservando la mia scarpa da ginnastica che striscia sull'asfalto. Neanche mi accorgo che mi ha preso tra le braccia.
Guardo il soffitto ed intanto rivivo ogni singolo istante, ogni attimo, la sua bocca che si avvicina alla mia, la carezza del suo respiro, le nostre labbra che si cercano e io che sento di esplodere, di andare in mille pezzi e più lui mi stringe, più io mi sciolgo, mi sembra di volare, è magnifico! Siamo io e lui e quel bacio, be' è più di un bacio, un preludio, una promessa! Dopo un bacio così esplosivo, così magico, non ci sono più dubbi, siamo fatti per stare insieme! Il bacio ci lascia senza respiro, ci guardiamo negli occhi, senza parlare, lui mi prende le mani e restiamo così però non ci importa, è come se ci fossimo solo noi al mondo, però l'incanto finisce presto, perché arrivano i nostri compagni e i professori...rivedo la delusione del mio lui disegnata dentro i suoi occhi verdi e rivivo la mia, però mi consolo pensando che sul pullman saremo vicini e anche sul traghetto! Sto ancora guardando il soffitto, quando mi viene in mente che domani è domenica e ci siamo dati appuntamento al parco...vorrei rivivere anche quell'ultima scena, io e lui dopo aver preso il secondo pullman ed essere arrivati quasi a casa, lì alla fermata, occhi negli occhi, quello che ci siamo detti e l'altro dolcissimo bacio che ci siamo scambiati, ma ho le palpebre pesanti e sento che il sonno è ormai sopraggiunto, proprio mentre penso a domani...



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Racconto scritto il 28/05/2016 - 19:23
Da Marirosa Tomaselli
Letta n.992 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Tenerissimo e dolcissimo racconto della fanciullezza scritto con il tuo grande cuore. Molto bello. Dovresti raccontarti di più, sei una bella persona!
Un abbraccio
Nadia
5*

Nadia Sonzini 02/06/2016 - 08:07

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Tenero racconto della gioventù, delle sue emozioni pure, dei batticuori, della genuinità degli animi! Nostalgia struggente! Bellissimo!

Patrizia Bortolini 29/05/2016 - 14:17

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Hai raccontato una splendida gita scolastica vissuta con la testolina di una giovanissima innamorata. Galeotto fu quel bacio????
Sei sempr più meravigliosa.
Ciao Salvo

salvo bonafè 28/05/2016 - 20:18

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