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Undici Chilometri 2.

I castagni erano la caratteristica del posto, i veri protagonisti di quella parte di montagna, sovrani indiscussi di quel mondo: alcuni enormi, risalenti a secoli precedenti, avevano sfamato tutta la gente di montagna coi loro frutti ed ora erano ancora lì a produrre le castagne! Il miracolo delle castagne! Sorprendente, come dei frutti così lisci potessero albergare e uscire illesi da ricci tanto irsuti e respingenti.


I castagni erano utili a tutto; oltre che sfamare, fornivano la legna per riscaldarsi, erano artefici del divertimento per noi cittadini in occasione per le gite di un giorno, e con le foglie verdi si costruivano copricapo che ricordavano quelli degli indiani, con la loro forma appuntita come piume; erano ancora materiale per fare bastoni da passeggio, utili per le camminate, ed infine, aiuto alla caccia: quelli più vecchi e cavi all’interno erano utilizzati infatti come capanni. Uno di essi era grande come una piccola stanza ed era stato arredato alla bisogna: ci si entrava da una porta chiusa con un chiavistello e una “finestra”, di fronte permetteva al cacciatore di stare seduto, al coperto e provvisto di ogni genere di conforto. I castagni erano come il maiale nella campagna, non si buttava via nulla!


Nella provincia di Lucca, cristiana e democristiana, Renaio – quel piccolo paese nella montagna di comunisti e valdesi – non era certamente agevolato, anzi era apertamente osteggiato, e le discussioni sui tavoli della locanda per diversi anni s’incentrarono sulle proteste, vane, per avere finalmente qualcuna delle comodità che arrivavano solo fino a un chilometro da lì.


L’elettricità per esempio fu una conquista successiva al nostro arrivo, forse intorno alla metà degli anni ’70, non prima; ricordo come per qualche anno elettricità e asfaltatura si fermassero a Bebbio, una località d’importanza molto inferiore a Renaio, ma più vicina per altri aspetti, non ultimo quello politico, all’amministrazione barghigiana.


Bebbio era costituita da due case con prati intorno con due famiglie che ci vivevano. Compagni di una di esse due cani di cui uno speciale, un cane lupo completamente nero con un pelo lungo che quando ti correva incontro faceva una certa paura. Vicino c’era una piccola pineta, rara da quelle parti, tutto qui.


Nei primi anni del nostro soggiorno dunque non c’era l’energia elettrica, o meglio quella che c’era non proveniva dalla rete nazionale, ma da una piccola centrale locale che distribuiva alla montagna. Era corrente a bassa tensione, insufficiente anche per gli elettrodomestici più banali: niente TV, frigorifero, riscaldamento elettrico ma molto formaggio pecorino, lasciato in una parte riparata della locanda, dove anche d’estate la temperatura non si alzava. E ancora, niente carne da conservare a lungo, con la necessità di andare a prenderla “giù” a Barga ogni tanto o ordinarla a Enrico, uno dei fratelli Marchi, che scendeva ogni due o tre giorni con la mitica Skoda rossa che al tempo era, oltre che rara – forse della fine degli anni ’50 – anche significativamente provocatoria nei confronti dei barghigiani.




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Racconto scritto il 22/07/2016 - 22:52
Da Glauco Ballantini
Letta n.1159 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Sai che ti dico Glauco, sono andato a rileggermi la tua Renaio completa e mi sono reso conto che questa seconda parte è circa la metà della sola prima parte pubblicata dove sai. Ergo ne verranno almeno 6 o forse 8 puntate.
certo, per siti dove è d'obbligo il taglio web è giusto pubblicare in questo modo...tuttavia il racconto completo nelle sue 12 pagine è molto, ma molto, ma molto più godibile e rappresenta meglio sia il momento storico che la località. Poi che sei bravo lo sai, va bene, dovrò dirtlo 8 volte....ahahahah...e le stelle saranno 40. Ciaociao.

Spartaco Messina 23/07/2016 - 13:27

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Bello anche questo... Quindi complimenti ancora.

Francesco Gentile 23/07/2016 - 11:57

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