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Dai nemici mi guardo io

Dai nemici mi guardo io,
dagli amici mi guardi Dio



In ufficio mi era scoppiato un mal di testa insopportabile; neppure il Curadol, che fa miracoli, era riuscito a porvi rimedio. A metà mattinata , col beneplacito del capo e grazie alla disponibilità di Teresa, mia collega ed amica, che si offrì di accompagnarmi, riguadagnai la porta di casa mia e, senza neppure cambiarmi di abito, mi adagiai sul lettino della stanzetta predisposta per eventuali ospiti, al buio, con la porta che dà nel corridoio leggermente socchiusa.
Da lì, confusa dallo stato di dormiveglia in cui ero sprofondata sentivo, senza intendere alcunché della conversazione, Teresa, in cucina, che chiacchierava al telefono prima di imboccare di nuovo la porta d'ingresso e ritornarsene al lavoro.
Mi svegliò il rumore della chiave girata con una certa energia nella toppa del portoncino. Fui bloccata dalla paura, mi sentivo in gola i battiti del cuore più frequenti e disordinati. Chi poteva essere?
Mio marito era in ufficio e i due gemelli a scuola.
Ma un leggero colpo di tosse, seguito da una lieve imprecazione di disappunto, proveniente dal corridoio tolse ogni dubbio : era Remigio. Forse era stato avvisato del mio malessere da Teresa e si era affrettato a tornare a casa per rendersi conto di persona. Sentii invadermi da una sensazione di benessere derivante non solo dalla consapevolezza che il mal di testa era pressoché sparito ma anche dal sottile perverso piacere che è dato assaporare quando il nostro stato di salute, diventando motivo di preoccupazione per i nostri cari, ci rende oggetto di più affettuosa premura e di insolite attenzioni. Mi rannicchiai sotto il copriletto quasi trattenendo il respiro :-Ecco,dicevo tra me, ora andrà in camera nostra e, non trovandomi, si preoccuperà di cercarmi e chiamarmi.
Dal corridoio ancora la voce di Remigio:-Su, entra, di che ti preoccupi? Non c'è nessuno. Le porte e le finestre sono spalancate ma qui non si avverte proprio l'odore del gas.
Cominciai a sentirmi agitata e a ben ragione. Remigio era entrato in casa ma non pareva affatto motivato a cercare me né sembrava in ansia per la mia salute. Aveva sollecitato qualcuno (ed era chiaro che si trattava di una donna) ad entrare assicurando che in casa non c'era anima viva né odore di gas.
-Tonia, che pensi? - Era ancora la voce di Remigio- Qui non c'è niente da fare. Si vede che Teresa e Serena hanno esagerato, si sono spaventate e mi hanno fatto correre qui. Ma....visto che ci siamo ..approfittiamone ...per...divertirci....vieni,vieni...
Dopo un po' il cigolio della porta della camera matrimoniale mi avvertì che i due si erano messi a letto... il mio letto.
Da quel momento nulla mi fu risparmiato: risatine, sospiri, gemiti, parole gridate e sussurrate, esclamazioni di compiacimento, suggerimenti, respiri affannosi ed ansimanti.
Che fare? La ragione mi suggeriva di restare in silenzio e discuterne con Remigio soltanto, evitando scenate, ma il dolore e la rabbia ebbero la meglio; in pochi secondi attraversai il corridoio e fui davanti a loro.
Se uno sguardo carico d'odio avesse il potere di uccidere avrei visto quei due cadere fulminati davanti ai miei occhi.
Mi toccò invece vederli impudicamente e ridicolmente affrettarsi nella raccolta dei propri abiti sparsi qua e là nel tentativo di sottrarre la loro nudità alla mia vista implacabile, feroce.
-Avanti, che aspetti?, dillo su: " Non è come sembra, cara, posso spiegarti tutto."
- Ma non dovresti essere al lavoro?- chiese invece, con faccia incredula, Remigio.
- Io al lavoro ci sono stata fino alle dieci, poi mi sono sentita male e Teresa mi ha accompagnata a casa.
- Ma Teresa a me ha detto tutt'altro! - spiegava Remigio mentre alla men peggio si aggiustava addosso i vestiti -Mi ha chiamato in ufficio per dirmi che il portiere ti aveva informato che in casa nostra c'era presumibilmente una perdita di gas per cui Teresa e tu vi siete precipitate , vi siete rese conto che non c'era nessuna perdita e solo per precauzione avete lasciato tutte le finestre aperte e siete ritornate in ufficio. Prima però mi avete avvisato perchè vi sembrava giusto che anche io verificassi . Mentre tu davi un ultimo sguardo alla casa Teresa parlava con me.
- Ma queste sono follie! Teresa ha fatto questo e perché?
- Bisognerebbe chiederlo a lei!
-E in tutto questo che cosa c'entri tu,figlia di p.....? - dico rivolgendomi a Tonia.
-Mi ha chiamato lui - asserì con aria imbronciata Tonia- mi ha chiesto di accompagnarlo per fare questo controllo.
- Il controllo eh, dovevate fare il controllo! Bella amica ........non ti vergogni ? A tutti la dai.......lo sa quanti te ne sei fatti questo donnaiolo da strapazzo che si illude di essere un latinlover, di essere l 'uomo "che non deve chiedere mai"? Ora fuori di qua tutti e due. Tu,troietta, non ti fare più vedere; quanto a noi- e mi rivolsi a Remigio- abbiamo parecchie cosette da mettere in chiaro.
-Ma non c'è niente da chiarire- intervenne Remigio-stai dando troppo peso.....
-Fuoooooori, intesi?, fuori. Poi penserò a Teresa, che ha più di qualcosa da spiegare.
Allontanatisi Remigio e Tonia, mi spostai in cucina in preda ad un incontenibile stato di agitazione che cercavo di placare andando avanti e indietro in modo frenetico.
All' improvviso si accese nella mia mente la classica lampadina; Teresa aveva organizzato tutto per farmi scoprire la tresca. Per solidarietà nei miei confronti? Noo ...... doveva essere altro il motivo considerato che Teresa era amica sia mia che di Tonia. Che cosa l'aveva spinta a colpire contemporaneamente due amiche? Quale la colpa che ci addebitava ?
Ma sì..........avrei dovuto capirlo subito: Tonia ed io condividevamo, sebbene a mia insaputa, un uomo che lei avrebbe voluto per sè. Non potendolo avere, aveva abilmente sfruttato l'occasione del mio mal di testa per mettere tutti dinanzi a verità per le quali a soffrire era lei soltanto. Furba .... conosceva bene i suoi polli!
Erano caduti nella trappola ed ora si sarebbe dovuto giocare a carte scoperte.
Trascorsi il resto della giornata in una costante condizione di sdoppiamento: da una parte facevo tutte le cose da fare sforzandomi di essere normale anche per non turbare i bambini, dall'altra ero impegnata, fino allo sfinimento, in dialoghi fitti e continui ora con Remigio,ora con Tonia, ora con Teresa. Quando,il giorno seguente, mi guardai allo specchio per truccarmi prima di andare in ufficio, vidi riflessa un'immagine di me che non mi piacque affatto e che il trucco non migliorò.
Così dovetti affrontare Teresa. Avevo immaginato con lei un lungo dialogo ma il cattivo, beato sorrisetto con cui mi accolse azzerò ogni intenzione; le diedi un ceffone che la fece vacillare e le tirai tanto forte i capelli da restare con
un 'abbondante ciocca tra le mani mentre lei piangeva, sì, piangeva la str...., sorpresa da tanta violenza.
Non siamo più amiche da allora anche se, a dirla giusta, non lo eravamo già da prima ma io non lo sapevo Con Remigio sono in attesa del divorzio.
Ovviamente lo scotto più alto tocca pagarlo ai miei figli ;la loro vita prenderà una direzione del tutto imprevista, se non imprevedibile.




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Racconto scritto il 07/08/2016 - 19:55
Da Aurelia Strada
Letta n.1124 volte.
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Commenti


Mi fa piacere che tu abbia trovato divertente il mio racconto che non ha rispondenza autobiografica e, quindi, non ha specifici lettori di riferimento,se ho inteso bene. Ti ringrazio e ti auguro una lieta giornata. Aurelia

Aurelia Strada 08/08/2016 - 11:56

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Il racconto è divertente, ma mi chiedo se tu volevi che fosse tale soltanto. Un saluto

Luciano B. 08/08/2016 - 00:45

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