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L'autostima

Mario amico del marito di Gloria, una specie di psicologo; un trainer, esperto nel curare l’immagine pubblica dei VIP, entrò nella vita di Agnese, dalla porta principale, quel sabato di agosto di due anni fa. Quando lo vide a cena la prima volta la turbò: abbronzato, naso perfetto, capelli neri e una bella bocca. Per tutta la sera non la guardò mai; non le rivolse la parola durante la cena, conversando con tutti, meno che con lei, come se non esistesse. Agnese non si offese, forse perché aveva l'autostima sotto i piedi in quel periodo. Sposare quell'uomo anziano per interesse, le era sembrata la soluzione a tutti i suoi annosi problemi. Non rischiava più di morire di fame, è vero, ma imparò che soltanto da soli, si può fare qualcosa per se stessi e superare i momenti difficili, mente gli altri hanno sempre uno scopo, sempre. Certo non parlava d'amore, e come potrebbe? Non è mai stata amata veramente e lei stessa, è stata incapace di amare qualcosa, a parte la musica, la sua bella musica, unica sua consolazione, anche adesso che dopo l’operazione alle corde vocali, la voce non è più la stessa, le si è rintanata giù, giù, nel torace e non vuole più saperne di uscire. Essere nota, apprezzata, applaudita, come una dea, dal pubblico, ha significato molto per lei, ma è difficile accettare la parabola discendente; ci vuole molta forza e una buona dose di coraggio. Mario, sembrava fosse di origini greca, e parlava molte lingue; Agnese L'ha ascoltato conversare in francese, spagnolo e inglese, oltre all’italiano ovviamente, ma non era sicura del suo paese d'origine. D'altronde non parlava mai di lui, mai! Pochi giorni prima, un grande stilista, aveva risposto picche a suo marito: dopo averla pesata con lo sguardo, devastandole il corpo e l'anima. Agnese era entrata in sartoria gongolante, ne uscii svuotata, morta. - Mia cara, non posso fare niente per te; torna quando potrai indossare una '42! Poi, come dal nulla, comparve Mario e chiese allo stilista che le venisse affidata totalmente, come stesse trattando l'addestramento d'un cane, eppure Agnese non si ribellò e nemmeno il marito. Ora lei è certa che quell’uomo dovette intervenire sulle loro menti. La prese, alle sue condizioni. E tre mesi dopo, lo stilista raggiante, non riusciva a credere ai suoi occhi; la amò da subito e divenne il suo amico più fidato. Durante quel periodo, il marito fece preparare una stanza al piano terra, apposta per Mario. Tutto cominciò una mattina, era mercoledì: da quel momento Lui prese in mano la sua vita e la stravolse per sempre. Dopo quella cena non l'ha mai più visto mangiare, né saprebbe dire se mai dormì veramente nella camera preparata appositamente per lui. Dal canto suo era praticamente reclusa; poteva andare fuori solo all'alba, accompagnata da una domestica, come un cagnolino che si porta a spasso quando gli altri non vedono. Dopo, rientrava nel l’appartamento e rimaneva sola con Mario fino alle diciassette. Nessuno poteva entrare, nemmeno suo marito. Il pranzo, una dieta ricca di carboidrati, carne e frutta, lo lasciavano su uno sgabello, fuori dalla porta. Quel famoso mercoledì, Agnese era a disagio, aveva da poco fatto colazione e si ritrovava da sola con quello che, per lei era uno sconosciuto. Mario chiuse la porta a chiave, poi sedette su un sofà, accavallando le gambe e disse: “da questo momento in poi tu sei una cosa mia, non una persona, non hai mente, sei solo un corpo”. Sarò io a pensare per te e a dirti cosa devi fare. Se non obbedisci, sarai punita! Se non comprendi un ordine, sarai punita e da questo momento in poi mi chiamerai Maestro. Tutto qui! Hai capito? Per dignità personale Agnese cercò di obiettare qualcosa, lui si alzò e con un pugno in un fianco la fece accasciare, togliendole il respiro. Se non ubbidisci sarai punita! Si limitò a ripetere senza emozione. E adesso spogliati completamente, palla di grasso! Lentamente, piangendo in silenzio, si ricompose e iniziò a spogliarsi, tolse le calze e pure le scarpe. Nuda, in mezzo alla stanza, non si preoccupava della sua indecenza, si vergognava e sperava che il suo corpo non offendesse quell’uomo, che percepiva essere divenuto il suo padrone. Il desiderio di obbedire fu così immediato da lasciarla per sempre sbigottita. Era stata una donna volitiva e forte, molto caparbia, e adesso nelle sue mani non era più nulla! Ma lo accettò, senza opporre nessuna resistenza; non aveva mai sentito un tale senso di assoggettamento in vita sua. Tutta la giornata Agnese era quasi sempre nuda oppure indossava solo la vestaglia ma senza intimo: all'inizio le sembrò sconcertante, poi si abituò, persino le piacque, si sentiva libera, spogliata anche dai tabù. Non le capacitava come il vecchio marito permettesse e non s’insospettisse a tutto ciò, ma dopo le prime settimane non le importava più, anzi. Mario, o chi diavolo fosse, oltre a imporle la sua disciplina e il suo oltraggioso metodo, approfittava di lei, in tutti i modi, anche cinque, sei volte in un giorno, come un animale calore e aggressivo. Si accoppiavamo, per lo più in piedi, mentre lui non prendeva mai nessuna precauzione; sentiva ancora la sensazione gelida del suo seme scorrere e deposto nei suoi orifizi. Non ha mai provato niente per lui se non un senso di profonda prostrazione, la certezza che era una sua 'cosa' senz’ombra di dubbio; si lasciava usare come fosse un destino ineluttabile, come fosse un dovere a cui non poteva sottrarsi. Lui non provava nulla se non il desiderio animalesco di soddisfare le sue voglie e l’impellenza di venire e nemmeno Agnese godeva, ma si assicurava che quell’uomo, rimanesse soddisfatto in tutto. Alcune volte, era sul tavolo, di schiena con le gambe spalancate, allora lo vedeva di faccia. Mario non si degnava di guardarla, preferiva fissare lo sguardo nel vuoto e non ansimava neppure durante il coito; solo qualche grugnito, durante le possenti spinte finali, poi usciva subito, abbandonandola a se stessa, senza mai dimostrarle un minimo di tenerezza. Anche la vergogna iniziale passò, le prime volte che la costrinse a far uso del clistere. Sebbene quella pratica, oltre a svuotarla fisicamente, la lasciasse vuota e debilitata. Dopo alcuni mesi di sofferenze, passati in uno stato di dormiveglia dei sensi, si accorse di essere cambiata, ancora una volta. Gli ultimi giorni, Mario non le fece più niente, mangiava solo carne cruda marinata, verdure e frutta. Il colore tornò sulle guance e allo specchio, era bellissima. Il suo stomaco era cambiato, non assimilava quasi più, infatti da allora, cominciò a mangiare sempre meno. Lui, non abusò più di Agnese, ma la faceva solo cantare e suonare il piano e lei godeva di quei momenti; lasciandola sconcertata, si dimostrò un grande esperto di tecnica musicale, dandole delle dritte sull’interpretazione e sul dosaggio dell’aria che, in seguito, adoperò con grande successo nel prosieguo della sua strepitosa carriera. Era diventata divina e se lo sentiva addosso. Poi Mario andò via, per sempre e da quel momento non l’ha rivisto più, ma prima di partire le consegnò la valigetta con i suoi attrezzi, per ricordarle a chi appartenesse. Travolta dal successo, non voleva credere di aver accettato il patto col Diavolo, ma adesso teme ogni giorno, la resa dei conti; adesso più che mai sente che l'ora è vicina! Agnese ha dovuto fare un grosso lavoro su se stessa, prima accantonando quella brutta esperienza, successivamente elaborandola e prendendo solo gli aspetti positivi, che hanno elevato la sua autostima. Ha mentito con il marito, con gli amici, con i propri cari, con tutti insomma; accettando il compromesso e al ricordo di tutte le combinazioni, apre la sua anima, incredibilmente vuota in passato! A testimonianza di ciò, durante una esibizione, le perviene un biglietto e due righe sbiadite: La tua voce vale bene un'anima! Sei libera adesso.



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Racconto scritto il 19/09/2016 - 05:04
Da Savino Spina
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Commenti


Le persone fanno di tutto per quelli che incoraggiano i loro sogni, giustificano i loro fallimenti, dissipano le loro paure, confermano i loro sospetti, e li aiutano a tirare pietre ai loro nemici. Non si rendono conto, che si mettono nelle loro mani e perdono ogni capacità di scelta.

Savino Spina 19/09/2016 - 18:17

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