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Intervista e difesa di Socrate

Cari Signori, 399 a. C. Ultima Notte di Socrate.
Il giornalista Platone della testata giornalistica di “TUTTOATENE”, ci racconta le ultimissime notizie sul processo a Socrate, inoltre è riuscito a strappare qualche minuto al grande filosofo, prima della condanna a morte; un’intervista che ci permette di far luce sulla giustizia ad Atene.
Platone: "Buonasera Socrate, possiamo darle del tu"?
Socrate: "Sì, certamente"!
Platone: "Allora salve Socrate, come ti senti dopo il tuo processo"?
Socrate: "Salve a voi, vi concederò questi pochi minuti per dirvi ciò che penso".
Platone: "Dicci tutto Socrate, siamo qui per questo".
Socrate: "In realtà non c'è molto da dire, sarò condannato perché cercavo di dare una coscienza critica alle giovani menti ancora inesperte; voglio il bene della Polis".
Platone: "E allora perché questo processo"?
Socrate: "I motivi non li conosco con precisione, forse sono io ad aver sbagliato qualcosa. Eppure cerco sempre di fare del bene, sapendo cosa è il male".
Platone: "Oh, Socrate in merito all’accusa di empietà; che si articola in quattro punti"! Socrate: "Quali sono questi quattro punti"? Platone: "Fare apparire vero il falso e bene il male; compivi empia indagine sulle cose del cielo e della terra; corrompevi i giovani non credendo negli dei della città; e introducendo nuove divinità".
Socrate: " Menzogne, ho sempre seguito le mie idee cercando di trovar la verità nelle altre anime per scovare in ogni uomo qualcosa in più, molti mi paragonano alla mia cara madre, levatrice di corpi".
Platone: "Sei davvero molto Saggio! Ma, allora come ti spieghi tutto ciò?" "Cosa hai da dire in tua difesa"?
Socrate: "Allora non so dirti, vorrei capirlo, attraverso il dialogo e le loro idee, ma non mi danno opportunità di esprimermi". Platone: "Stai cercando di dirmi, che non c’è libertà ad Atene e che la democrazia è solo apparente"? Socrate: "Perché mai vivere senza poter esprimere liberamente ciò che si pensa"? "Meglio la cicuta che una imitazione della vita"!
Platone: "Mi dispiace Socrate, è arrivato anche il tuo momento. Pensi che i tuoi insegnamenti saranno d'aiuto per qualcuno?"
Socrate: "Molti discepoli seguivano le mie lezioni e nei miei insegnamenti, spero di aver dato il supporto adatto a tutti loro, anche se non mi aspetto che mi lodino, spero abbiano recepito il concetto di libertà, come la più alta espressione di armonica unione e, come possiamo comprendere, risulta essere qualcosa di molto diverso dalle immagini che ci vengono fornite e vendute comunemente per libertà. Questo tipo di ricerca sposta in avanti tutto ciò che sperimentiamo nella nostra società ateniese, verso un orizzonte dove individui liberi e sovrani di sé possono portare nel mondo una nuova alba".
Platone: "Socrate ci mancherà la tua saggezza, grazie ancora per la tua disponibilità".
Poi aggiunse: "vorrei attraverso le mie parole dissuadere il popolo a ribellarsi dell’ingiusta condanna, di un uomo saggio e umile; facendo pressione sul governo, per ottenere il condono".
Socrate è stato definito il più saggio poiché sa di non sapere e non pretende di conoscere la verità, ma ne stabilisce una personale. Il mio caro maestro inoltre offre insegnamenti di vita ai giovani discepoli che lo seguono con interesse; in più contesti crea un dibattito formando una coscienza critica in ognuno di noi e facendoci ragionare sulla verità che ognuno di noi condivide in modo differente. La diversità tra la "Scuola Sofista" e la "Scuola Socratica" sta nel fatto che i sofisti insegnavano che l'unica verità è quella che loro affermano, non ammettendo contraddizioni e senza dar libertà di pensiero ai giovani discepoli; cosa che fa invece Socrate instaurando un dialogo e sviluppando così una coscienza critica. Inoltre li dona la libertà di pensiero oltre che il diritto e il dovere di dire la propria opinione. Socrate afferma che ognuno di noi possiede dentro sé una verità. La paragonerei alla sua cara madre, levatrice di corpi; Socrate pratica lo stesso, cogliendo la verità attraverso le anime degli uomini. Le sue concezioni filosofiche sono eccezionali. Sono sicuro che con l'andar del tempo molti uomini lo stimeranno ed altri ancora seguiranno il suo esempio, umile e saggio; è a conoscenza di non sapere, di non conoscere e questo è il primo passo per la conoscenza. La verità quindi, la ricerca dentro se stesso e dentro ognuno di noi attraverso il dialogo. Dunque, miei cari signori, vi esorto a prendere in considerazione le tesi da me appena espresse in difesa del mio maestro, riflettendo sulle sue concezioni filosofiche che potranno garantire ad Atene un aumento della cultura e la formazioni di menti più aperte a nuove idee.
Socrate conoscendo la differenza tra bene e male sarebbe un ignorante se praticasse quest'ultimo, infatti cerca di insegnare a tutti l'arte del Bene.
In verità, vi dico che io stimo Socrate, come molti da queste parti. Altri lo detestano e lo contraddicono; altri ancora seguono i suoi insegnamenti.
Ricordo che fu definito l'uomo più saggio di tutti e non è una chiacchiera, lo afferma l'Oracolo di Delfi. Ma quest'uomo, rimasto perplesso, interrogò gli uomini definiti in città saggi, come lui. Nella sua umiltà, cerca in loro la saggezza che in sé non trova, non vede, rendendosi però conto che tutti questi uomini non sono altro che, e perdonatemi per il mio umile parere, solo presuntuosi e privi di conoscenza, poiché non conoscendo nulla presumono di sapere e sono convinti di questo. E per questo Socrate è il più saggio, e ripeto, sa di non sapere e ricerca la verità attraverso il dialogo e il pensiero. Non conosce nulla e non pretende di conoscere. Io non sono saggio e non conosco la verità, ma seguendo Socrate ed i suoi simili, posso smentire le vostre accuse scagionando pertanto il mio maestro poiché non possedete elementi validi e accuse comprovanti la sua condanna.
Arrivati a questo punto, riflettete su ciò che è giusto fare, e vi chiedo di cambiare le vostre opinioni contro questo grande Uomo.
La vita di Socrate è nelle vostre mani, ma la nostra Vita è nelle mani dei suoi insegnamenti. Voglio solo citare la sua apologia: "L’ultimo canto di Socrate, uomo libero": "Qui non ha senso la luce solare che splende sull'erba senza ricordo. Tutta la carne è nulla; come erba esile che porta esili fili, protesi all'ombra delle pietre infrante, di macerie cristallizzate. Io, Socrate. Un uomo che pensa pensieri in un mondo che non sa, un mondo di immagini che dimentica la sua vera immagine. Pensa, Fedone. Perdonare chi mi condanna è fuggire, è fuggire. Ma non andare via, restare è la condanna, non per me, di giudici e testimoni che mentono. Quando non Conosci Te Stesso, tu non conosci vita, non conosci che morte in vita e morte di una vita insincera, di una imitazione della vita. In alto, in alto è la misura di distanze che non puoi comprende da qui, da questa esigua spiaggia davanti al mare dell’universo, alla luce di un sole inventato, un fuoco dipinto, un sogno, o una brama lungamente bramata. O compagni, miei compagni! Com'è semplicemente difficile questo, imparare a morire; e lasciare il corpo contuso o logorato, serici vestimenti colorati di nero nell'imminenza della sera, che porterà quale pegno, e un gallo, o Critone, per il dio che mi cura da una chiusa malattia, il destino. Compagni! La nave è pronta alla partenza. La bocca anela al calice, al verde liquore di morte. Perché mai vivere"? Ascoltato ciò, come si può accusare Socrate di empietà? Su quattro punti menzogneri, gli si attribuiva di sovvertire il vero in falso e bene in male; sperimentava sulle cose del cielo e della terra, in modo irriverente; plagiava i giovani a non credere negli dei della città; e proclamando nuovi dei. Questa stupefacente apologia, che segna una pietra miliare nella cultura di Atene, possiede un valore universale come monito costante ai valori propri della ragione correttamente impostata, contro ogni forma di soggettivismo, di scetticismo, di materialismo, di relativismo. In ultima analisi, come cerco di mostrare nel mio argomentare, l’insegnamento di Socrate è tutto impostato sull’indagine razionale, i valori propri della ragione, quali la dignità della vita, la ricerca della verità, la religiosità propria dell’uomo, e di relegare il sentimento semplicemente in sfera privata. Dunque, come si è visto, non sono più ammissibili le contrapposizioni del tipo ragione sì, fede no, oppure ‘fede sì, ragione’ no. Occorre, invece, ritornare alla mentalità analettica che sa mettere ogni cosa al suo giusto posto, secondo rapporti corretti: Ragione sì, Libertà sì. Perché mai vivere senza poter esprimere liberamente ciò che si pensa? Meglio la cicuta che una imitazione della vita! La libertà quindi ha in sé l'espressione di questa armonica unione e, come possiamo comprendere, risulta essere qualcosa di molto diverso da quello che ci vogliono far credere comunemente per libertà. Questo sposta in avanti tutto ciò che è la nostra concezione della società, a sperimentare verso nuovi orizzonti, dove possono nascere individui liberi e sovrani di sé, e dare inizio ad una civiltà più giusta. Comunicare e conoscersi oltre i conflitti: Perché esistono i conflitti e qual'é il motivo della loro diffusione così ampia, anche in quelli che si ammantano di buone intenzioni e belle parole? Ritengo ci sia una struttura mentale all'opera e che guidi il comportamento, così largamente diffusa tanto da apparire la normalità. E' apportatrice di un danno e squilibrio tale che il suo superamento può essere considerato di centrale importanza per giungere ad una nuova dimensione di libertà personale. Questa struttura mentale è mostrata superficialmente dalla volontà di convincere l'altro delle proprie ragioni. Indipendentemente dal contenuto che in una certa situazione si cerca di trasmettere, voglio portare l'attenzione proprio sull'atteggiamento che si nutre nel proporre (e spesso imporre) un proprio punto di vista. Quindi, questa decisione debba spettare al popolo sovrano! Vogliamo Socrate vivo!



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Racconto scritto il 23/09/2016 - 02:32
Da Savino Spina
Letta n.1587 volte.
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