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Preconcetto alla condizione

E’ risaputo che da tempo si determina una condizione favorevole al proprio io, e soprattutto al soddisfacimento dei propri bisogni e desideri qualora anche solo immaginandosene immerso è possibile conseguirli. Il conseguimento può o non può necessitare di un successo poichè vi si adempia, anche semplicemente l’attuamento per soddisfare lo scopo altrui, delle persone care esonera la responsabilità di un successo personale, lo si fa per altri, si adempie per essi, con o senza felicità, ma diviene un dovere e onere, semmai in alcuni casi anche un diritto, poter soddisfare altri, come propri figli che non si possono accudire per legge. La massa della società cui ci appartiene ambita a tale cerchio di comune bisogno, che fa riferimento comunque a partire dalla nascita delle prime tribù, ad un dare, anche in natura come procurarsi un’ascia, ad un avere una buona caccia. L’aiuto comune e reciproco avviene esclusivamente per classi della società, si aiuta solo se effettivamente fuori ad un supermercato la persona bisognosa è veramente logora da poter ricevere qualche centesimo di euro. Le associazioni che fanno riferimento ai pasti quotidiani gratuiti possono usufruire dell’aiuto che vorrebbero intraprendere, solo se le persone svantaggiate ne abbiano effettivamente un riscontro legale, come un primo certificato medico di chi nell’ente se ne prende cura e ne fa atto e vece. Ma invece è poco ammesso il caso in cui la persona bisognosa si presenta senza nemmeno un minimo di “atto” cartaceo. La persona bisognosa, prima di esserlo, deve preventivamente comunicarlo, testimoniarlo, renderne atto pubblicamente anche per vie mediche, e dopo poter usufruire dei mezzi che adempiono al proprio bisogno. La nostra società si fonda sul successo che è comunque sempre direttamente o indirettamente riconosciuto, c’è il riscontro, può nascere una fama, la fama viene compensata, e dal compenso retribuita, e da quì nascono i buoni liquidi che consentono di circolare divenendo denaro, divenendo carta riconosciuta, universale anche se logora consumata straccia sempre accetta. Il successo è il paradigma del denaro, è il trasversale della fama personale, si collocano le persone su scale, si determinano società classificabili, si concettualizzano statistiche e misure di cicli, consumi di pane, quote di latte assunte dai bambini, decessi a cicli decennali, gradi di misure restrittive buone o non buone per mantenere i canoni di cui si prefigge sia la società. Da quì nascono gli ideali, dagli ideali la burocrazia, dalle burocrazie gli enti le infrastrutture, da esse la responsabilità, dalla responsabilità il potere. Ma anche qui pochi eletti, ci può essere addirittura la facoltà di poter decidere come sia la società. Gli altri sono la forza della voce che li acclamano li incoraggiano li votano, per avere almeno un barlume di riflesso delle stesse idee e più al di sopra degli stessi ideali. Nascono nuove forme di etiche in cui la signora della porta accanto, è la stessa, come l’altra, mangia parla beve, allatta i propri bambini, ma non ha gli stessi ideali, non potrà mai essere come l’altra, l’altra è di centro, l’altra ancora chissà sarà di sinistra, non sono le stesse, anche vicine non potranno mai essere uguali, sono due persone ma hanno ideali diversi che le rendono divisibili, e come lo è per loro lo sarà così per tutti gli altri. La fame e la fama di successo conseguono a rendersi sopra questa distinzione o almeno ad un’altezza superiore da una delle due parti, mascherando effettivamente il dovere e l’onere sostanziale umano e facendo nascere nuovi diritti cui alcuni possono beneficiarne come benefattori. Sono beneffattori coloro che hanno successo, retribuito, per cui ne mettono atto per chi non ne ha di successo, aumentando però ancora di più la loro fama, rendendosi testimoni di un atto di cessione del loro potere ma anche pubblicamente di un incremento del loro successo. Una comunità che non sia la giungla dell’anarchia necessita di leggi, il semplicissimo calcolo che mostra come la moneta dei cinque centesimi di euro, costi un centesimo e mezzo in più per produrlo, cioè sei e mezzo di centesimi, sebbene sia in parte di nichel, svela di come quella restante parte sia sicuramente una quota di lavoro umano non retribuito. Dieci famiglie che coltivano i campi, dieci che lavorano il cotone, dieci che lavorano il petrolio a parità di valore possono avere e beneficiare degli stessi diritti di bisogno quotidiani, umani e basilari, anche senza l’ausilio del denaro, ebbene anche senza l'ausilio del denaro. Ma questo è un percorso utopistico, e l’utopia nasce la filosofia, e la filosofia rimane solo nel pensiero dei grandi pensatori.



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Racconto scritto il 06/10/2016 - 17:07
Da Luca Di Paolo
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