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Un delicato squilibrio

Se ci pensate, quando si parla di creazione, c'è un abisso tra materia inanimata e vita. Vita significa occhi per osservare, veleno per difendersi, qualcosa che si riproduce. Un delicato squilibrio. Così la scienza in poche parole la definisce. Perchè poi la vita, quando abbandona il suo corpo (qualunque esso sia), concede a quel corpo di ritornare nel suo equilibrio naturale: per cui la morte rappresenta uno spaventoso equilibrio.


Per molto tempo si è discusso sui virus: sono esseri viventi o non viventi? Perchè per vivere hanno bisogno di un organismo vivente da infettare. Oggi come oggi, si si vuole parlare di un anello di congiunzione tra vita e non vita, l'argomento è: il virus.


A volte penso alle centinaia, migliaia di chilometri di autostrade che corrono dentro di me e che trasportano il sangue e cioè il glucosio e cioè il combustibile fino alle cellule più remote (eh sì, perchè la vita come le automobili funziona col combustibile!). Poi ci penserà l'ossigeno (il comburente) a bruciare il combustibile e a trasformarlo in energia per farmi compiere tutte le azioni della vita quotidiana: pensare, muovermi, scrivere. Riflettere su quanto il tempo trascorra veloce.


Ma se riflettete per un attimo, questo essere vivi ci stupirà, sarà come un'ubriacatura, forse penseremo... respireremo... e sentiremo comburente e combustibile interagire (il glucosio brucerà e diventerà energia), sentiremo una cosa sulla sinistra, dentro di noi pulsare ininterrottamente, un motore fragile ma potente.


Personalmente, credo che esser vivi significhi soprattutto osservare, più che riprodursi. La materia che osserva se stessa (e che si studia) ma per farlo ha bisogno degli occhi.
Poi, i vari Leonardo e Pitagora ci hanno donato la ricchezza della riflessione profonda, i numeri, i teoremi, il concetto d'infinito, già insiti nell'universo.


Oggi siamo così evoluti, comunichiamo con un touch anche con la Nuova Zelanda in un secondo, ma raramente ci soffermiamo sulla vita, sul senso di vertigine e mistero che in essa si racchiude. Una mano invisibile che plasma la materia e per magia, la rende unica, fragile, donandole un corpo d'insetto, di lumaca, di alce.




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Racconto scritto il 24/10/2016 - 08:16
Da Vincent Corbo
Letta n.976 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Molto bello riflessivo il tuo racconto, complimenti 5*

donato mineccia 24/10/2016 - 17:48

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Interessante, riflessivo ben scritto. Grazie per i riferimenti e il messaggio inviato!

Ilaria Romiti 24/10/2016 - 13:45

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Oculatamente istruttivo...
Il mio encomio e la mia serena settimana Vincenzo.
*****

Rocco Michele LETTINI 24/10/2016 - 12:44

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