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Angeli senza ali

Eravamo solo tre corpi distesi su di un prato. Era notte fonda e ci tenevamo per mano. Non per paura ma il contatto fisico ci faceva percepire lo stato reale della situazione che di reale non aveva niente.
Vedevamo le stelle corrersi appresso e formare scie di luce, con pennacchi gialli e viola. Si avvicinavano a noi e il suono melodioso che le avvolgeva rapiva le nostre menti, in vortici di scintille ed esplosioni di sapori. Poi i colori scomparivano ai nostri occhi, ma erano percettibili al nostro olfatto. Il bianco era panna montata, il giallo era zucchero filato, il blu ci dissetava. L’erba sotto di noi si faceva sempre più soffice e prendeva la forma di un letto di piume. I suoni che vedevamo sfrecciare, ora lenti ed ora veloci, si avvicinavano ai nostri visi per carezzarci e fuggire di nuovo verso le onde del mare che dal cielo si rovesciavano sulla terra, col suo odore di menta e vaniglia . Poi d’un tratto il sole, immenso su di noi, ci ricopriva di neve calda che assaggiavamo a piene mani, mai sazi del suo sapore di lamponi. Il suono all’improvviso si interruppe, un brontolio, una voce lontana, una stretta alle spalle, il buio il silenzio, il freddo, le facce dei mostri dinanzi a noi pronte a sbranarci, la scala infinita che scende agli inferi, il sonno.
L’alba ci risvegliò e riscaldò i nostri corpi intorpiditi e contorti, gli occhi adesso vedevano la panchina su cui eravamo accartocciati. Dietro di noi la discoteca “ Baia degli Angeli” sembrava osservarci quasi fossimo la sua immondizia da gettare. Un butta fuori ci guardava e venne verso di noi :
- Che razza di ecstasy avete ingurgitato ragazzi. E’ tutta la notte che state sdraiati in mezzo alla pista da ballo, vi abbiamo dovuto spostare e portarvi fuori di peso. Andate a bere un caffè e poi a letto, stasera si rifà baldoria. Però cercatevi un altro fornitore di ecstasy.



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Racconto scritto il 01/01/2017 - 20:49
Da paolo signorini
Letta n.938 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


L'inizio è ben congeniato. Un po confuso, ma ci sta, sapendo il torpore cui avvolge le menti dei protagonisti. Però nel finale, lasci sparire quel patos iniziale troppo bruscamente. Le mani di quegli "angeli" dovevi scioglierle pian piano secondo me. Non con un ergumero che pronunzia una frase un po forzata (narrativamente intendo)

Massimo 17 03/01/2017 - 09:02

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