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La storia di Lucky

Gli occhi dolci e malinconici d’un cane legato al palo, incrociano i miei. Mi guardano imploranti chiedendo una carezza, un po’ di pane,due gocce d’acqua! Mi guardo attorno speranzosa, m’illudo,cerco stupidamente, le tracce di un probabile padrone, ma di lui neanche l'ombra. Mi sono fermata un attimo,a sgranchirmi un po’ le gambe,lungo la strada di questa periferia, senza case deserta e brulla. Pochi alberi sparsi, e questo povero e solitario palo a cui lo hanno egoisticamente imprigionato. Provo ad allontanarmi,ed il cane comincia a guaire,temendo che anch’io lo lasci lì,solo e legato a quel palo che lo condanna all’immobilità.Lo guardo,con più attenzione, sta male, mi appare smagrito. Gli tasto il collo cercando una targhetta un qualcosa che mi dica almeno il nome... niente! Un cagnone buono, una montagna di pelo e affetto senza un nome. Abbandonato e privato pure della sua identità.Sdegnata per tanta crudeltà, istintivamente lo slego e lo faccio salire in macchina. Si,lo so,me ne pentirò, ma il senno a me,si sa,arriva sempre poi. Intanto è lì,tutto festante seduto sul sedile ... ha dimenticato pure d’aver fame e sete,s’è accucciato, come fosse stata da sempre casa sua!!! Sorrido,guardandolo dallo specchietto retrovisore,” sfacciato” gli dico indispettita,ma già lo chiamo“ Leone “ per via di quel pelo color miele, sembra un labrador, chissà perché lo hanno abbandonato;che gente crudele c’è in giro,lasciarlo così a morir di stenti è inammissibile.Sono arrivata a casa di mia nonna, penso già alla sua faccia sorpresa, a quello che mi dirà appena mi vedrà, nell'aria odor di biscotti e torta di mele i miei preferiti, respiro a fondo quell'odore che mi ricorda la mia infanzia. Non ne ho il tempo di abbandonarmi ai lieti ricordi,la mia nonnina mi viene incontro coi suoi piccoli passi frettolosi,ai piedi le ciabatte che le regalai a natale, che cara! Si asciuga le mani nel grembiule e mi tende le braccia, tutta contenta di vedermi,mi schiocca uno dei suoi baci sulla guancia e con la coda dell’occhio sbircia in auto … alla vista di Leone fa la voce burbera e disperata mi dice: “ Ma Carla ancora? No,non è possibile,un'altra volta e questo chi è, che ci fa qui!? Io non voglio nessuno … non ti bastano i gatti,gli uccellini,i conigli? Pure il cane ora ? Lo puoi riportare per dove lo hai trovato, non voglio saper nulla io!“.Riprende fiato e ricomincia con voce incerta e preoccupata “ non penserai di lasciarlo qui? …” Io, teneramente, annuisco con la testa e lei,voltandosi e tornando verso casa ripete più a se stessa che a me “ non ci pensare nemmeno,scordatelo! No,non posso mica raccattar sempre trovatelli … non è un ospizio d’animali casa mia ”. Faccio,un cenno d’attesa a Leone,che sembra aver capito, non guaisce più, il furbastro, ha capito già, che una casa l'ha trovata; deve solo pazientare per l’espletamento di qualche manovra " d’addolcinatura ". Le grido dietro con voce supplichevole:“ Nonna Carolina, nonnetta mia,non fare così, ti prego, che dovevo fare, dimmelo tu … lasciarlo morire lì, sotto i raggi del sole? senz’acqua e senza neanche un piccolo tozzo di pane? Se vuoi lo riporto lì … dico veramente, non voglio darti pensiero, ma era così solo!”. Mi guarda,con l’aria di chi ha scoperto il giochetto e mi dice: “Carla, ma pensi che sia nata ieri? Ma tu dici veramente? Portalo qua, fammelo vedere come sta,intanto dagli un po’ d’acqua …“ mi sorride sorniona e mi passa uno di quei biscotti al miele che mi piacciono tanto, le schiocco un bacio enorme sulla guancia e vado a chiamare Leone.Lo guardo mentre salta agile dalla macchina,gli lancio il resto del mio biscotto e salta in alto per prenderlo al volo, però, che agilità! … non mi sembra poi così malconcio.Per un attimo,ma è solo un attimo,penso che m’abbia intenerito il cuore di proposito? Lo vedo, correre festante verso mia nonna Carolina le mette le zampe sulle spalle scodinzolando … ecco, sento la sua voce briosa, dire “No,no,vai giù “Lucky” mentre con la mano gli accarezza la testa. Come ha detto? Lucky? E’ già diventato Lucky? Sorrido felice …è fatta, il cane ha già trovato casa.In fondo Lucky significa “fortunato “, è proprio il nome adatto,è una fortuna per lui aver mia nonna per padrona,che sa amare ed aver cura d’ogni cosa. Pranziamo insieme tra buoni sapori e tanto affetto.Il tempo è passato velocemente ...un ultimo sguardo a quel pezzetto raro di campagna, un respiro profondo ad assaporare l’aria che sa di buono e col cuore beato salgo in macchina, per tornare verso casa. Mia nonna mi grida dietro:” Mi raccomando, non ti sgranchire più le gambe. Vai dritta a casa e non ti fermare!...non correre,che poi sto preoccupata! E fammi uno squillo appena arrivi!”. Mi spiace sempre andar via,quella casetta di nonna mia, in mezzo alla campagna è una piccola oasi di pace e serenità! Mentre mi dirigo verso la città ...verso lo smog e la forsennata corsa del trantran giornaliero, m’asciugo una lacrima di nostalgia,sposto il mio solito riccio ribelle e penso:“ però quel Lucky è proprio il nome suo,che fortunato a restar lì, con nonna mia”!



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Racconto scritto il 07/02/2013 - 21:07
Da Carla Davì
Letta n.1130 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Claretta,Antonio .. come non ringraziarvi dal profondo del cuore, per questi vostri commenti di approvazione. Inutile dire che mi avete commossa e stupita nello stesso tempo, è un semplice raccontare il mio, le emozioni del cuore così come le sento vibrare dentro. Grazie per averne colto l'essenza!

Carla Davì 09/02/2013 - 17:23

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concordo con Claretta ...sai scrivere molto bene...il tuo racconto "prende" e rende partecipi chi ha la fortuna di leggerti...è un piacere davvero averti qui, in questo spazio così intimo nel sentire di ognuno...ancora un complimento sincero...ciao Carla...antonio

antonio giraldo 08/02/2013 - 12:56

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Si respira aria di tenero amore in questo tuo raccontare. ciao

Claretta Frau 08/02/2013 - 11:49

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