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Autobiografia: Iniziando il Cammino

Bene.. inizierò con una piccola introduzione, bensì per farvi comprendere ovvero spiegare, ciò che ho passato nella mia umile vita fino ad oggi 28/02/17. E per trasferirvi le emozioni che io provai stando con delle determinate persone e che cosa successe. Nessuno credo ha mai pubblicato una autobiografia. Io lo voglio fare per farmi conoscere a pieno, molti saranno increduli ma tutto questo é successo davvero. Buona lettura e grazie in anticipo per averla scelta.
Sono una ragazza di 18 anni con dei genitori divorziati,senza nessuno.Sola. Confusa da tutto e da tutti, non mi sento più libera di stare in questo mondo.Mia madre Polacca e mio padre Sardo. Due persone totalmente diverse ma ugualmente stronze. Certo non dovrei parlare cosí di loro, ma fidatevi appena comincerò a parlare a fondo,forse direte che avevo ragione. Approposito.. Il mio nome? Martina.
Tutto ebbe inizio il 25/11/98.
Quel tardo pomeriggio, iniziarono a complicarsi le cose dentro mia madre, stava per partorire sua figlia.
Eravamo rientrati da poco dalla Polonia, un'ambulanza ci stava portando al pronto soccorso mentre mio padre era al lavoro, non aveva manco chiesto un permesso dal suo datore di lavoro. Si presentó la notte per venirmi a vedere e inizió a mettere la sua prima scusa..che non sopportava vedere tutto quel sangue ed aghi..io invece ero al seno. La prima poppata della mia vita ma anche i primi strilli tra i miei.. non so a cosa stavo pensando, in questo momento penserei solo al latte, ma qualcosa in me stava cambiando..
I mesi passavano e manco a 2 mesi, mia madre molló mio padre e mi portò con se in Polonia, ci rimasi lì fino all'età di 6 anni.
Furono gli anni piú brutti della mia vita.. Piangevo sempre..urla,disperazione piatti che volavano..mia madre mi abbandonò e riprese la strada vecchia.. la sua vita era focalizzata su tanti uomini, si metteva li per guadagnare e divertirsi..iniziai a capirlo solo all'età di 4 anni.
Abitavo nella casa dei miei nonni,c'erano i miei zii, mia nonna ed i miei 2 cuginetti.
Il mio cuginetto più grande era disabile..gli chiedevo sempre il perché era su quella carrozzina..con quel viso grigio che anche una nuvola scappava via per la paura.. pensavo che era tutto rose e fiori quando si é bambini. Ma stando lì é stato peggio di stare ad Auschwitz.
A soli 4 anni, sapevo già cosa significasse la violenza domestica. Dovevo fare le faccende di casa, niente disegni. Niente giocattoli. Niente di niente. Esisteva solo la parola sopravvivere. Perché sopravvivere?
Per il semplice fatto che appena uno dei 3 faceva qualcosa di sbagliato (ad esempio non pulire bene i fornelli) arrivava mio zio, con l'aria da furibondo e velocemente prendeva l'interessato o interessata lo/la chiudeva in una stanza e sentivi solo delle urla di dolore da fuori fino a contorcerti l'animo e raggomitolarti su te stesso..
Mia nonna era l'unica sana della famiglia. Odiava tutto quello che ci facevano, per quanto ci amava si prendeva quasi tutte le colpe lei..e si sa chi non fa bene un lavoro, viene punito pesantemente..
Mi stufai di tutto questo un giorno. Presi la cintura preferita di mio zio e da dietro je la frustai come aveva fatto tutto il tempo con me..non bastava purtroppo..dovevo scappare..a quel punto mia nonna mi prese in braccio e mi nascose nella cantina con lei.. cercò così di inseguirci. Mi ricordo solo il ti voglio bene di mia nonna.
É stata una brutta esperienza, ma lei era forte, dentro e fuori a soli 68 anni ha fatto tutto questo per me..duró tutto ciò per svariati anni. I miei compleanni non esistevano, iniziai cosí a diventare depressa...fin quando un bel giorno rividi la luce i miei 6 anni di inferno finirono. Mio padre mi rivenne a prendere. Era tutto cosí splendidamente bello..mi feci giorni in macchina per arrivare in Italia, era così bella e dovetti imparare l'italiano...
Come non detto.. alle elementari era troppo bello per essere vero..
Inizió un'altro inferno dunque..non sapevo come vestirmi ed abbinare le cose ed i miei compagni di classe mi prendevano in giro. Sprofondavo ancora, sempre più. All'epoca non studiavo.Pensavo solo.
Pensavo a me, a come dovevo reagire a tutto ciò. A non guardare più in faccia nessuno. Riuscì a passare la prima. La seconda. La terza. E poi..mio padre mi abbandonó ancora..era assente molto per lavoro. Doveva portare a casa il pane essendo molto poveri. Vivevo in mezzo allo schifo..ad animali vaganti per casa ed infatti adesso gli insetti sono la mia più grande paura.. le mie maestre cosí mi davano cibo e vestiti nuovi..non lo dicevo a mio padre per il semplice motivo che dovevo iniziare a prendermi cura di me, a non chiedergli più niente. Studiare era l'unica cosa che mi mandava avanti..ma non lo facevo, ero demoralizzata.. Perché se portavo a casa un 9 o un bravissima sul quaderno, nessuno mi diceva niente. Tutti zitti..e tutto naturalmente ricadeva su me. Continuai ancora fino a che.. iniziarono le botte dei brutti voti.. inizió dinuovo l'inferno che non volevo che accadesse..almeno non ancora, ma quasta volta é durato fino ai miei 18 anni..ma questo se ne parla più avanti.
Mio padre divenne molto violento per l'alcool lui diceva di non esserlo ma io lo vedevo con occhi diversi. Con quei occhi grandi e lucidi, che a parlarne ho la pelle d'oca. É stato un bastardo.. ricordo i miei 12 anni, le mie prime candeline..la prima foto con una vera torta..sorridevo, ma morivo.. a 13 anni andai alle medie..non c'era scampo per me se non studiavo..venivo bocciata se non mi mettevo sotto. Provai e riprovai finalmente ci riuscii. Dopo un po di tempo non funzionò più, avevo lividi su tutto il corpo, avevo male per tutto..non riuscivo a mettermi i pantaloncini per educazione fisica per coprire tutto ciò, ma nello spogliatoio le ragazze mi vedevano. E li fu un vero problema..dissi che ero caduta dalle scale. Mi credevano fino a che non scomparivano dopo mesi.. allertarono i miei docenti, ma non avevano prove e non potevano fare niente, fin quando mi dissero del telefono azzurro..e li la mia prima batosta, non mi credette nessuno.. piangevo..piangevo e piangevo..iniziai a farmi male anche da sola all'età di 13 anni..la lametta era la mia migliore amica. Non avevo nessuno se non lei. So che era tutto sbagliato, e credetemi non so nemmeno come ho fatto a smettere da sola senza psicologi o assistenti sociali.. ma tutto questo era poco per me. Il bullismo e l'autolesionismo mi portarono ad una terza fase l'anoressia. Divenni magra come uno stuzzicadenti fino alla 4 fase..il suicidio..dall'etá di 13 anni fino oggi ho cercato 20 volte di suicidarmi senza via di scampo. Qualunque cosa facevo era incredibile, un angelo era al mio fianco e dallí capii che era mia nonna. Dopo che rientrai in italia pochi giorni dopo venni a sapere che fu stata avvelenata. Io sapevo da chi. Ma non mi immischiavo. Solo nel 2015 mio zio fu arrestato. É uscito pochi giorni fa e io voglio giustizia non bastano 2 anni. Non li accetto. Dovrebbe starci tutta la vita.
Nel 2010 conobbi una sorella che non sapevo della sua esistenza. Mi salvò la vita svariate volte. Ma ero sempre l'ultima a sapere le cose. Era stata tolta dalla custodia di mio padre nel 90 per alcolismo. Era gemella e quindi anche un fratello conobbi. Poi una luce si vide in me una bella nipote. Una stupenda nipote. Che me la spupazzo tutta. Anche se adesso distante da lei. Io la proteggeró per tutta la vita. Io non mi reputo una persona cattiva. Do tutta me stessa per le persone che amo. Ma volevo anche un poco di ricambio..mia sorella mi doveva proteggere. Proteggere da mio padre. É stata stuprata dal suo stesso padre. Era tardi per dirmelo..si stava avvicinando anche a me.. pochi mesi prima del 18esimo compleanno mio mi mise le mani al collo. Mi stava strozzando. Gli diedi un calcio e andai di corsa dai carabinieri.. l'unica cosa che mi sentii dire da un carabiniere é stato che ero viziata..che ero una stupida bambina..una che non meritava..una che voleva far andare in prigione persone che non devono.. me la sono sempre presa nei fondelli..ma adesso non lo accetto piú mi sono allontanata da quella vita..mi sono allontanata da tutti..dalla mia città e dall'unica persona che io amavo veramente tutto questo perché chi fa del bene viene punito. Chi fa del male viene premiato..a quest'ora sarei morta.. ma con la mia forza e i miei sforzi. Ho iniziato a lavorare senza un diploma all'età di 16 anni. Per andare avanti. Farmi dei soldi per poi andarmene. Non dovevo essere io a farlo. Ma loro.
Questa non é tutta la mia storia c'e molto..molto..ho sofferto tanto..ho sofferto vedendo persone soffrire. Ho vite sulle mie spalle. Ho persone che non mi hanno mai voluta capire. Ma superare tutto ciò é ancora complicato.
Combattere con un cancro oggi la vedo dura..vedo dura in tutto ciò ma non mollo, voglio una famiglia, voglio andare avanti, ma essendo sola prima o poi cederó al suolo e così avranno vinto loro, avrei voluto una famiglia normale, volevo essere una bambina/ragazza/donna normale. Io dico che gli altri sono fortunati, ma continuo a ripetermi, che devo dirlo a me stessa, non mi accetto piú per come sono, non sono mai uscita dal mio mondo. Non conosco la terraferma. Conosco una casa, un letto ed un telefono. La mia vita é questa..Non arrendetevi a niente. Tutto si puo superare. Tutto a suo tempo. Tutto a tutto. Niente a niente.



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Racconto scritto il 28/02/2017 - 19:34
Da Martina Mattesu
Letta n.1127 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


UNA COMMOVENTE AUTOBIOGRAFIA... LA TUA TUA FORZA... IL TUO CORAGGIO E... IL TUO SPERARE TI HANNO RESA TENACE SOFFRENDO...
CORAGGIO... OGGI SARA' UN'ALTRA ALBA!
SERENA GIORNATA, MARTINA.
*****

Rocco Michele LETTINI 01/03/2017 - 07:09

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Il tuo cammino è iniziato ti auguro di vero cuore di proseguire con coraggio e tanto amore e raggiungere te stessa, quella vera essenza che sei in ogni fibra del tuo essere...una splendida persona che merita tanto dalla vita.
Un abbraccio Martina di vero cuore. Scrivi sempre sei bravissima

margherita pisano 28/02/2017 - 22:24

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Parlarne non cambia la tua storia, assurda ed inaccettabile, ma di sicuro ti aiuterà a prendere in mano il tuo futuro, a buttarti alle spalle persone ed eventi brutali.
Per parlarne serve coraggio, e tu l'hai avuto: condividere il proprio dolore toglie peso ed aiuta a guardare avanti con un minimo di fiducia nella vita, e negli altri.
Un abbraccio, Millina.

Millina Spina 28/02/2017 - 21:53

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Povera piccola... Pensa che sei stata forte a voler cambiare le cose. Persevera, vedrai che la tua vita cambierà, troverai qualcuno che amerai e che ti amerà... Non distruggete la tua vita.! Scrivi, se ti fa bene, urla il tuo dolore e liberati dal pesante fardello, che ti hanno costretta a portare. Un bacio.

Teresa Peluso 28/02/2017 - 21:01

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una confessione dolorosa uno sfogo come fosse un grido di liberazione mi hai emozionato ho figli e mai credo di avergli fatto del male ti sono nel cuore 5*

GIANCARLO LUPO POETA DELL'AMO 28/02/2017 - 20:12

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