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IL PROFESSORE

IL PROFESSORE
Il giorno volgeva ormai al termine. Guardò fuori dalla finestra, lo sguardo vuoto. La scrivania era ancora ingombra di libri. Il quaderno aperto aspettava che si decidesse a scrivere qualcosa, o che almeno lo degnasse di uno sguardo, ma la sua mente era decisamente altrove. Si alzò stiracchiando la schiena. Stare seduta tante ore, davanti al foglio bianco era stancante. Si affacciò alla finestra. Era una serata calda. Chissà cosa stava facendo lui, ora, ma era un pensiero che non poteva permettersi. Chiuse gli occhi, doveva assolutamente ritornare in sé e dimenticarsi della sua esistenza. Facile a dirsi, ma come faceva, se lo aveva davanti agli occhi tutti i giorni, o quasi? Sospirò, doveva resistere ed impegnare la testa in qualcos'altro, per esempio l gita di fine anno, o l'esame tornò a sedersi. Doveva finire i compiti e non pensarlo. Scorse l'orario del giorno dopo, e il cuore le mancò un battito, leggendo la materia della seconda ora.


Posò la borsa e si tolse la giacca. Aveva mille cose, da fare e non gli era riuscito di combinare nulla. Il consiglio docenti, si era protratto più del solito e doveva ancora correggere i compiti dei suoi studenti. Andò di filato in cucina, dirigendosi al frigo. I suoi occhi verdi scrutarono quello che sembrava più un deserto che un frigorifero, ma tra tutti gli impegni, il tempo per la spesa proprio non lo aveva trovato. Uova e prosciutto non erano certo un granché ma per arrangiare una cena veloce, potevano anche andare.
Finita la cena si mise al lavoro. Accese la lampada e sedette nel suo studio. Dalla sua borsa estrasse i compiti da correggere e ne prese il primo. Sorrise nel leggere il nome. Ci passò sopra le dita, un gesto stupido, ma che non riuscì a trattenere. Come sempre era un buon compito, eppure si sarebbe aspettato qualcosa di più da lei. Scosse la testa, vergò velocemente il voto e passò al compito successivo. Dopo un'ora era stanco di conti sballati, formule piovute dal cielo, ed elementi che avevano cambiato nome e peso specifico. Segnò un quattro, sull'ultimo compito letto e lo lasciò cadere, disgustato sulla scrivania. Allontanò di scatto la sedia, alzandosi, ed uscì sulla veranda. Faceva caldo, troppo caldo. Si accese un sigaretta, e si affacciò alla balaustra. La città brulicava di luci e di macchine. Il vento si portava via il fumo, in mille strane figure sbiadite, ma lui, davanti agli occhi aveva solo un volto dolce, incorniciato da lunghi capelli neri. Si era cacciato proprio in un bel guaio, pensò mentre un sorriso mesto e un po' cinico, gli increspava le labbra. Gettò via quello che restava della sigaretta e tornò dentro. Aveva ancora dei compiti da correggere.


La lezione di algebra era stata particolarmente noiosa, ma paradossalmente avrebbe voluto che la campanella non avesse suonato., e mentre la sua compagna di banco, la riempiva di chiacchiere, Lisa, col cuore in gola, sperava che al posto del professore entrasse un supplente. Cominciava ad odiare la chimica.
<<Buongiorno ragazzi. Ho corretto i compiti.>> La voce, seria e profonda del professore interruppe le sue speranze e le sue fantasticherie, mentre il cuore si metteva a fare le capriole, battendole all'impazzata nel petto. La sua compagna le tirò una gomitata, sussurrandole: <<oggi è proprio carino!>> Lisa deglutì a fatica e non rispose. Era già difficile così, se poi ci si metteva anche Valeria...
intanto il professore aveva cominciato l'appello, per far visionare i compiti. Quando chiamò il suo nome, Lisa si alzò come in trance, quasi gli strappò il foglio di mano, e andò a sedersi, come un fulmine. Lui si limitò ad inarcare un sopracciglio, mentre lei arrossiva. I suoi compagni di classe ridacchiarono, e anche Valeria fece qualche commento. Il professore sedò il tutto con una battuta si spirito e Lisa si sentì una sciocca. Quando suonò la campanella, fu un vero sollievo. Altre quattro ore e quella giornata sarebbe finita, il trucco era scordarsi della chimica e del professore che l'insegnava. E poi alla sesta ora avrebbero parlato della gita di fine anno! Una settimana in Spagna. E se una parte di lei era triste al pensiero, l'altra quella più razionale ne era lieta.


<<Oh, Andrea, proprio te, cercavo.>>
<<Dimmi, Elvira, problemi?>>
<<Be' non posso accompagnare i ragazzi della 5^C in gita, tu saresti disponibile?>> Deglutì a fatica. Una parte di lui voleva rifiutare, ne aveva tutti i diritti e i motivi, ma a prevalere fu l'altra.
<<Sì Elvira. Sono disponibile.>>
<<Oh, meno male! Per quella data devo operarmi, e non sapevo a chi chiedere.>> Andrea abbozzò un sorriso. Elvira andò via tutta contenta, e lui rimase fermo, in corridoio, a darsi dello stupido. Stava sbagliando tutto e per un capriccio. Ma era poi un capriccio? La risposta che si diede, lo lasciò senza fiato e confuso. Possibile? Si disse ancora, ma doveva arrendersi alla realtà.


Lisa strascinava il passo tornando verso casa. Le amiche le aveva lasciate indietro.... non aveva fatto in tempo a gioire, perché chimica, sarebbe stata una delle materie “esterne” all'esame, che la professoressa d'italiano, aveva lanciato una bomba. Non sarebbe stata lei, ad accompagnarli in gita. Che sfortuna! E mentre mezza classe gioiva, del cambiamento, lei si struggeva per la sua mala sorte. Appena erano uscite dalla scuola, si era allontanata con un scusa, non se la sentiva di ascoltare discorsi, su quanto fosse bello e simpatico il professore di chimica. Ma perché era capitato proprio a lei? Perché? Non riusciva a pensare ad altro che non fosse la gita, sarebbe stato un incubo. Avrebbe voluto usare quei giorni per dimenticarlo, ed invece, non avrebbe potuto, avendolo sempre davanti agli occhi.


Lisa si lasciò cadere sul letto, nella stanza che condivideva con Valeria. Erano appena arrivate in Spagna. Chiuse gli occhi. Quegli ultimi giorni, li aveva vissuti come in trance, a stento si era ricordata di bere e mangiare, per il resto aveva solo confusione nella testa. Fino all'ultimo aveva sperato che fosse solo un incubo, che la Torsi, stesse bene e che il loro accompagnatore non fosse Andrea Verrante, ed invece, al momento della partenza se lo era ritrovato davanti, jeans e camicia, più bello che mai. Sembrava più uno studente che il professore di chimica. Tutte le ragazze lo guardavano con vivo interesse, mentre lei moriva dalla rabbia e dalla gelosia. Si era innamorata di lui e ora ne pagava le conseguenze. Lui neanche la guardava... innamorarsi così era orribile. Aprì gli occhi, tornando al presente. Doveva reagire, ma ogni volta che si decideva a dimenticarlo, cancellarlo dai suoi pensieri, bastava uno sguardo, per riaccendere il suo tormento. Anche alle interrogazioni spesso s'impicciava e sbagliava, perché lui calamitava i suoi sguardi e i suoi pensieri.


Ndrea uscì sulla terrazza. Era una notte calda, e aveva troppi pensieri nella testa. Tutti incentrati su Lisa. Era tormentato da lei. L'amava contro ogni umana logica. Non riusciva a capire, come gli fosse capitato, ma era successo e non poteva cambiare la realtà dei fatti. Doveva ignorarla, perché non poteva fare in modo diverso. Alzò gli occhi e quasi i suoi pensieri l'avessero evocata, vide Lisa, davanti a sé. Era bellissima.
<<È successo qualcosa?>> Chiese quasi meccanicamente.
<<No...no..>> Rispose imbarazzata. Lui aveva il colletto della camicia aperto, e i capelli arruffati...sembrava pensieroso. Avrebbe voluto avvicinarglisi, consolarlo. Ma rimaneva ferma. Impalata, non osava andare via, ma neanche restare lì, era una buona idea. Lui le sorrise, e lei si sentì morire.
<<Come mai, sei venuta qui?>> Lei tremò.
<<Volevo pensare.>> Disse con sincerità. Peccato che non poteva dirgli che era lui il centro dei suoi pensieri.
<<Ti lascio sola.>> Fece per allontanarsi.
<<No>> Le sfuggì suo malgrado, rompendo il silenzio della notte.
<<No?>> Chiese stupito.
<<Mi faccia compagnia...>> Trovò il coraggio di dire. Era un'assurdità...stava comportandosi da stupida, succedeva sempre, quanto gli stava accanto. Andrea, rise, una rista cristallina. Era così bello quando rideva.
<<Come vuoi.>> Lisa, arrossì. Era così surreale, eppure aveva sognato quella scena, tante volte. Le parole confluivano piano tra loro, e in fondo era piacevole, quel silenzio.
Andrea la guardava. Era bella. Così dolce. Si perdeva nei suoi occhi, ci affogava, e gli piaceva, voleva annegare nei suoi occhi. Gli veniva facile, sorriderle e ridere alle sue battute. E anche lei rideva alle sue. La sua compagnia fresca e spontanea, era piacevole. Approfittò di un attimo di silenzio per osservarla meglio. Cielo, come l'amava. Era un tortura starle accanto, ma una tortura assai piacevole.
<<Mi sono innamorata di lei.>> Gli disse a bruciapelo.
Che strani scherzi, di stavano facendo i suoi pensieri? Aveva immaginato che lei gli confessasse si amarlo. Scosse la testa, le sue fantasie stavano prendendo una brutta piega.
<<Lo so, è una cosa stupida...ma dovevo dirglierlo...lasci stare.>> Allora non lo aveva sognato. Un sorriso increspò le labbra di Andrea, illuminandogli il volto.
<<Non è affatto una cosa stupida.>> Le si avvicinò un poco. Lei arrossì.
<<Ah, no?>> Chiese. Tremava. Lui ora era così vicino, vicino così come lo era stato solo nei suoi sogni.
<<No. È una cosa meravigliosa.>> E se non stava attendo, rischiava di rovinare tutto. Ma lei, era così vicina, e il suo profumo così dolce.
<<Lei dice?>> Gli occhi di Lisa erano sgranati, enormi, combattuti tra la para e la speranza. Andrea sorrise. Ci era cascato come un ragazzino, ma non aveva più senso ora, negare la realtà. In fondo presto non sarebbe stato più il suo professore, e se non avesse agito subito, l'avrebbe persa. Voleva perderla?
<<Lisa, ascoltami. Io ti amo.>> Lei lo guardò stupita, l'attimo prima che lui, sorridesse, abbassando il volto e baciandola. In quel bacio c'era tutto il loro mondo. Non c'era bisogno di parole.




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Racconto scritto il 15/03/2017 - 11:04
Da Marirosa Tomaselli
Letta n.1092 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Grazie a te Marirosa! Purtroppo non ho più tempo per scrivere nuovi racconti, con quel poco tempo disponibile cerco e cercherò di entrare qui su Oggi Scrivo in qualità di lettore.
Se hai tempo e se ti fa va ti invito a leggere gli ultimi miei brevi quattro racconti che ho postato settimane fa, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi. Come ribadisco sono gli ultimi...in tutti sensi e non so quando potrò scrivere quelli nuovi poichè il lavoro assorbe gran parte delle mie giornate. -:(

Giuseppe Scilipoti 18/03/2017 - 18:19

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Grazie Giuseppe, è sempre un piacere leggere i tuoi commenti, e devo dire che mi sono mancati, così come i tuoi scritti. Sono felice che ti sia piaciuto il mio racconto, e anche la mia poesia, spero di rileggerti presto e ancora grazie, perché come sempre i tuoi commenti sono stati super graditi!!!!

Marirosa Tomaselli 18/03/2017 - 10:24

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Stavolta hai rappresentato un romance inserendo due personaggi principali che si muovono all'interno dell'ambiente scolastico e che per ovvi motivi il loro amore rischiava di non concretizzarsi, ma attraverso il tuo indiscutibile stile narrativo hai saputo come strutturare questo componimento e hai saputo come 'incollare' due cuori.
I miei complimenti...come sempre!

Giuseppe Scilipoti 18/03/2017 - 00:08

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Cara Marirosa, non smetto mai di stupirmi. Altro giro, altro bellissimo e intenso racconto di genere romance che ho appena letto appassionatamente.
Capita di innamorarsi della propria prof o del prof, e di solito quando accade tutto ciò non va a buon fine ma in questo racconto come ho avuto modo di leggere non è così. Mi piace che l' hai strutturato attraverso i due punti di vista, entrambi si piacevano ed erano innamorati ma la gita è servito a farli finalmente avvicinare.

Giuseppe Scilipoti 18/03/2017 - 00:02

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