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Immortali

Immortali


L’uomo, biondo e prestante con indosso una giacca da camera color rosso porpora, deambulando lentamente con fare meditabondo, attraversò il salone arredato con mobili dalle linee rigorose, di colore bianco, come le pareti e il pavimento.
Raggiunse la parete di fondo, afferrò la maniglia della porta la aprì ed entrò nella camera attigua, richiudendola subito dopo alle proprie spalle. Strideva non poco l’atmosfera gotica della biblioteca, contigua all’ambiente chiaro e luminosissimo lasciato alle spalle poc’anzi.
L’uomo osservò i libri ben allineati sui ripiani, ne trasse un voluminoso testo dalla copertina in pelle finemente decorata, lo appoggiò sopra al leggio sistemato al centro della sala e, delicatamente, lo aprì. Poi si arrestò, immobile, in piedi con il capo reclinato in avanti nell’atto di decifrare i caratteri del libro, illuminati dalla piccola lampada del leggio: unica fonte di luce dell’ambiente.
L’aprirsi della porta spezzò il religioso silenzio nel quale si era immerso. Inarcando le sopracciglia alzò appena gli occhi senza muovere il capo. «Sei pronta per un’altra delle tue inutili notti… da ragazza stagionata!» esordì sarcastico con una punta di cattiveria, tornando con gli occhi sul libro dopo un rapido sguardo all’abbigliamento minimale della donna. Minigonna appena sotto i glutei, maglietta aderentissima, sandali tacco dodici, borsetta e poco più… Ah, mi scordavo del perizoma nero.
«Le tue di notti… da giovane trombone, passate a studiare il modo per liberarti della catena che ci tiene avvinghiati, non è che abbia prodotto molto… Quale libro di quale grande alchimista o mago stai sfogliando ora, per cercare di carpirne il segreto che ci possa finalmente liberare dalla maledizione che ci tiene uniti?» replicò a tono la donna avvicinandosi al leggio.
«Non toccarlo!» proruppe l’uomo.
La donna ritrasse la mano. «Non temere, non lo rovino il tuo prezioso libro» ribatté stizzita. Girando lo sguardo all’intorno osservò i volumi che traboccavano dalle scansie che ricoprivano le pareti. «Hai trascorso i tuoi ottocento anni a raccogliere ed accarezzare libri… Se avessi avuto per me la stessa cura che hai per loro; ora, forse, invece che pensare a come liberarti di me, mi prenderesti tra le braccia e mi porteresti a letto.»
L’uomo scosse il capo. «Ti ho amato, Esmeralda. Oh, se ti ho amato. Per te ho ucciso tuo marito pur di strappargli il segreto dell’immortalità e fartene dono.»
«Non incolpare me… Tu mi desideravi, mi hai fatto conoscere il piacere dell’amore. E poi, quando hai capito che Bernardo voleva l’immortalità solo per noi due ma non per te… lo hai ammazzato. Tu, l’assistente dell’alchimista, lo hai ammazzato. Così stabilì il giudice, quando lanciò i suoi sgherri al tuo inseguimento… Ma come potevano loro, comuni mortali, sperare di uccidere l’immortale Adone?»
Adone fece un passo di lato, ponendosi davanti a Esmeralda. «Fosti tu a circuirmi. Guardami! Io sono come allora un ragazzo di vent’anni… Tu, ora come allora un’affascinante ed esperta donna di quaranta che aveva sposato per mero interesse l’alchimista settantenne. Quando ti propose l’immoralità accanto a lui, commise uno sbaglio…»
«Di quale sbaglio vai ciarlando?» lo interruppe piccata Esmeralda.
«Lo sbaglio di metterti al corrente che i vostri destini sarebbero stati indissolubilmente legati per l’eternità. E che né tu né lui avreste mai più potuto soggiacere con qualcun altro, pena la morte di entrambi… Bernardo era un genio poco accorto, troppo immerso nei suoi studi per conoscere a fondo le donne. Avrebbe dovuto rivelartelo dopo che lo scambio di sangue era la pecca insita nel miraggio dell’immortalità, non prima.»
«Come avrei potuto vivere per i millenni a venire, accanto a un vecchio che non ho mai amato» rifletté ad alta voce Esmeralda, sorridendo amaramente.
«E infatti… sei corsa da me!» chiosò Adone, inarcando un sopracciglio.
«Sì, sono corsa da te, com’ero già corsa altre notti. E tu come le altre notti non mi cacciasti dal tuo letto. Anzi, quando ti dissi che volevo passare l’eternità insieme a te, fosti ben lieto di essere il mio indissolubile amante… E non la vidi tremare la tua mano, quando affondasti il coltello nel petto di quel povero vecchio che dormiva il sonno del giusto.»
«No, non lo feci. Ero pazzo di te… ero un burattino nelle tue mani. Mi hai circuito, usato ed ora, se lo potessi fare, mi butteresti via come uno dei tuoi vestiti che indossi una sola volta per far arrapare qualche giovane uomo e poi correre da me per soddisfare il bisogno di sesso che non puoi esplicitare con nessun altro, se non vuoi passare a miglior vita.»
Esmeralda accarezzò il volto dell’uomo. «Non è così, Adone… e tu lo sai. Ci siamo amati follemente per duecento anni… Ma l’amore eterno, è tale perché appartiene ai mortali.»
«E così, per altri seicento anni, abbiamo continuato ad accoppiarci, sognando di far l’amore con l’amato, o l’amata del momento» completò l’amara riflessione Adone.
«Spiace dirlo, ma è così: siamo costretti a vivere per l’eternità facendo sesso immaginando di avere accanto qualcun altro… Non è stata poi una gran cosa, l’immortalità!» chiosò delusa Esmeralda.
«Eppure, nascosto fra le pagine di questi libri, ci deve essere il modo per liberarci definitivamente dal giogo che ci lega» disse Adone, indicando la biblioteca.
Esmeralda scosse il capo sconsolata, sospirò. «Non c’è! Sono seicento e più anni che lo stai cercando… Non esiste» concluse avviandosi verso la porta.
«Non mi arrendo! continuerò a cercarlo!» sbottò Adone tornando davanti al leggio.
Esmeralda scosse nuovamente il capo. «Una di queste notti, ci penserò io a trovare il modo per uscire da questo inferno» mormorò con fare fatalista.
«Non fare pazzie! Condanneresti anche me!» esclamò Adone.
«Ci siamo amati alla follia, Adone… E se anche ora non ci amiamo più… sarebbe una degna fine andarcene insieme» obiettò con voce scossa Esmeralda, rammentando l’antico sentimento.
Adone non aggiunse altro, abbassò il capo e tornò alle formule del libro.
«Buonanotte, Adone. Vado a vivere la notte... a domani… forse!» concluse Esmeralda chiudendo la porta.


FINE




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Racconto scritto il 01/10/2017 - 18:09
Da vecchio scarpone
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