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Metamorfosi

Ai piedi dell' antica colonia romana di Caiazzo, nel Parco di San Bartolomeo, una tenuta di 40 mila metri quadrati dove abitano fenicotteri, pellicani, cicogne e marabù e che accoglie centinaia di specie di farfalle. Il lungo viale di ingresso delimitato da un susseguirsi di specie arboree esotiche e alle masserie storiche è stata allestita la mostra "Nel mondo delle farfalle", circa 60 metri lineari di esposizione di farfalle in teche e una "Butterfly house" dove si ammirano esemplari vivi, rari e coloratissimi provenienti da tutto il mondo. Come l' Idea Leuconoe delle Filippine, definita "Aquilone di carta" per la leggiadria quasi ipnotica del suo volo, la "Morpho peleides" del Costa Rica, con le sue ali blu, le possenti Charaxes e Prepona, robuste farfalle africane e sudamericane tra le più veloci al mondo, la Papilio palinurus dalle ali screziate di verde smeraldo. Ci sono la Falena cobra, l' Attacus atlas, che con i suoi 30 centimetri di apertura alare viene ritenuta la più grande farfalla esistente e la Falena cometa del Madagascar, dotata di coda lunghissima. Nel giardino botanico, si passeggia tra infinite varietà di palme, rose, essenze mediterranee e tropicali; all'esterno del parco, c' è la bella campagna verde delle colline caiatine, culla dei vini Pallagrello e Casavecchia e di un extravergine d' oliva tra i migliori d' Italia. Lì nacque un piccolo bruco che si trascinava con difficoltà da un luogo all’altro. Finché un giorno, stanco di trascinarsi decise di arrampicarsi su un albero, ma non a un albero qualsiasi, scelse di arrampicarsi su un albero con un grande tronco e foglie verso il basso, sotto il quale aveva giocato, era cresciuto e aveva vissuto per tanti anni (ciò che neghi ti sottomette e ciò che accetti ti trasforma). Il bruco provò ad arrampicarsi, ma scivolava, cadeva e non riusciva a procedere. Nonostante ciò, non smise di provarci e piano piano, a poco a poco riuscì a salire. Raggiunse un ramo dal quale poteva vedere tutta la vallata. Le viste erano meravigliose, da lì poteva vedere altri animali, poteva contemplare il cielo azzurro con le nubi bianche che sembravano cotone e nell’orizzonte un prato immenso dal colore verde intenso. Su quel ramo il bruco provava pace e rimase immobile, osservando il mondo che lo circondava, e sentì che la vita era troppo bella per non seguire i cambiamenti che porta con sé. Era stanco e allo stesso tempo grato della sua vita come bruco, ma sapeva che sarebbe arrivato il momento di convertirsi in un altro essere. Il miglior regalo che poteva ottenere dalla natura, è la sua trasformazione e per questo la sua incondizionata riconoscenza nei confronti del mondo intero. Il bruco si addormentò mentre percepiva una sensazione di grande pace nell’ambiente circostante e pensando che il suo destino gli serbava più che essere un semplice bruco. Dormì per molto tempo, durante il quale, intorno a lui si formò una crisalide, un involucro grazie al quale fu in grado di mantenere quella sensazione di pace che gli serviva per trasformarsi in un altro essere. Quando si svegliò, si sentì intrappolato dentro una pesante corazza che non gli permetteva di muoversi. Sentì che era cresciuto qualcosa di strano sulla sua schiena, con grande sforzo mosse le enormi ali blu e la corazza si ruppe. Il bruco non era più un bruco, era una farfalla blu. Tuttavia, era stata bruco per così tanto tempo da non rendersi conto di non esserlo più. La farfalla blu scese dall’albero usando le sue piccole zampe, nonostante ora avesse le ali. Portava con sé il peso di quelle grandi ali blu, un peso che pian piano consumava le sue energie. La farfalla blu si muoveva usando le sue zampe come aveva sempre fatto, credeva di essere ancora un bruco e continuava a vivere come se lo fosse. Ma le sue ali non la lasciavano muoversi a terra con tanta facilità come faceva prima (quello che per il bruco si chiama fine del mondo, per il mondo intero si chiama farfalla). Nonostante la trasformazione continuava a credere di essere un bruco non capiva perché la sua vita si fosse complicata così tanto. Stanca di sostenere il peso delle sue ali, decise di tornare nel luogo in cui era avvenuta la metamorfosi. Questa volta, quando provò ad arrampicarsi sull’albero le risultava impossibile salire. Una raffica di vento o qualsiasi altro piccolo imprevisto la faceva retrocedere. La farfalla rimase ferma e alzò lo sguardo verso quel ramo che sembrava così lontano mentre cominciava a piangere, disperata. Dopo aver sentito quel pianto, si avvicinò a lei una bellissima e saggia farfalla bianca. Si posò sopra un fiore e per un po’ osservò la farfalla blu senza dire niente. Quando finì di piangere, la farfalla bianca le disse: “Che cosa ti succede”? “Non posso arrampicarmi su quel ramo, anche se prima riuscivo a farlo”, rispose con rammarico la farfalla blu. “Anche se non puoi arrampicarti fino a quel ramo; puoi volare fino a esso, replicò decisa Akiko (la farfalla bianca). La farfalla blu guardò in modo strano la farfalla bianca e in seguito osservò se stessa e le sue grandi e pesanti ali. Come quando uscì dalla sua corazza, le mosse con forza e le aprì. Erano grandi e belle, di un blu così intenso che si spaventò e le chiuse velocemente. “Se non usi le tue ali, rovini le tue zampe”, disse la farfalla bianca prendendo il volo mentre apriva le sue sagge ali e allontanandosi con eleganza. La farfalla blu osservò con meraviglia ogni movimento della farfalla bianca e rifletté sulle sue parole. In quell’istante iniziò a capire che non era più un bruco, che forse quelle pesanti ali potevano esserle utili. Le aprì di nuovo e questa volta le lasciò aperte, chiuse gli occhi e sentì come il vento le accarezzava. Sentì che quelle ali adesso facevano parte di lei e accettò che non era più un bruco e che, pertanto, non poteva più vivere come tale, strisciando. Aprì sempre di più le sue ali fino ad accorgersi che era più una farfalla che un bruco, osservò il blu meraviglioso delle sue ali. Quando si rese conto della verità, stava volando, salì lentamente fino a raggiungere quel ramo. Volare si era rivelato molto più semplice dello strisciare, anche se doveva ancora perfezionare il suo volo. Scoprì che la paura di volare non le aveva permesso di accettare ciò che era davvero: un bruco trasformato in una meravigliosa farfalla blu. Quando fu in grado di capire che le ali grandi, forti e resistenti erano capaci di andare controcorrente, di volare nel bel mezzo delle tempeste e di affrontare il vento più potente e di un blu luminoso, che racchiude una grande gamma di tonalità: dal colore del cielo più chiaro a quello del mare più agitato. Da quel giorno la farfalla blu e bianca divennero amiche inseparabili e il lepidottero bianco raccontò a quello blu una storia che la vede protagonista: “Un vecchio di nome Takahama viveva in una casetta dietro il cimitero. Piaceva ai vicini, ma era considerato un uomo strano dal momento che nessuno l’aveva mai visto avere un rapporto con una donna. Un'estate Takahama stava così male che invitò sua sorella con suo figlio a venire a trovarlo per rendergli gli ultimi giorni di vita più facili. Un giorno, mentre osservavano il vecchio che dormiva, dalla finestra entrò la farfalla bianca e si fermò sul suo cuscino. Madre e figlio tentarono di allontanarla, ma la farfalla continuava a tornare. Quando la farfalla uscì dalla stanza per ultima volta, il nipote Takahamin si mise a seguirla. Il ragazzo vide che la farfalla volò diritto ad una tomba; fece un giro brevemente intorno alla tomba ed improvvisamente scomparve. Il giovane allora corse al sepolcro e lo fissò da tutti i lati. Improvvisamente notò un foglio bianco su cui era scritto Akiko. Morta quando aveva 18 anni. Il giovane rapidamente tornò a casa e disse a sua madre ciò che aveva visto. Nel frattempo, Takahama morì. Quando la giovane madre sentì quello che era successo, il suo cuore si riempì di gioia”. Disse al figlio : “Quando era giovane tuo zio, era fidanzato con una bella ragazza di nome Akiko”. Pochi giorni prima del matrimonio, lei improvvisamente si ammalò e morì. Il giorno del suo funerale, Takahama giurò che non avrebbe più guardato altre donne e fino alla fine della sua vita avrebbe vissuto vicino la sua tomba per prendersi cura di lei. In tutti questi anni aveva mantenuto la sua promessa. Ogni giorno andava sulla sua tomba e le portava fiori. Negli ultimi momenti della sua vita non era più in grado di mantenere la sua promessa, allora Akiko era andata da lui e la farfalla bianca era in realtà l’anima della povera ragazza. Tuttavia, la farfalla blu ha acquisito la comprensione, attraverso non solo il racconto, ma anche tramite la saggezza dell’amica farfalla bianca, che le ha trasmesso la consapevolezza che bisogna vedere oltre il dolore, accorgersi delle piccole e grandi cose che ci stanno attorno e che fanno di tutto per richiamare la nostra attenzione; quindi la trasformazione su qualunque aspetto della vita in salita ma anche in discesa.



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Racconto scritto il 30/01/2018 - 11:57
Da Savino Spina
Letta n.1274 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


CIO' CHE NEGHI TI SOTTOMETTE E CIO' CHE ACCETTI TI TRASFORMA... UNA NOTA CONDIVISIBILE PER QUANTO DI TENERO HAI VOLUTO FIRMARE...
*****

Rocco Michele LETTINI 31/01/2018 - 10:06

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