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AMICHE

La mulattiera, dopo un tratto impervio, iniziava a digradare. Martina non aveva dubbi: quella discesa l’avrebbe condotta al mare. Non poteva mancare molto, non era salita così tanto.
L’aria era la stessa che si respirava a valle anzi, addirittura più stagnante. Il bananeto che stava attraversando sembrava soffiarle addosso il suo respiro umido, ma quando s’azzardava ad uscire dall’ombra delle palme, il feroce sole tropicale le faceva immediatamente rimpiangere l’alito di banana. L’aperi-cena in piscina probabilmente era già cominciato.
Che razza d’idea, andare a correre! Fuori dal villaggio, poi! Dove credeva d’essere, a donna avventura? E sì che lo sapeva che quando Dio aveva distribuito l’orientamento, lei era in coda per il fascino e aveva mancato l’appuntamento! Avrebbe dovuto dare retta a Susanna. Persino quell’oca era stata abbastanza saggia da sconsigliarle di allontanarsi! Susanna… Martina sentiva che in quel momento l’animatore, come si chiamava… Pier, Peter… uno di quei nomi gay… un po’ francese e un po’ no…insomma quello lì, che gay non era affatto, a quest’ora ci stava provando. E sapeva pure che Susanna calava le difese – e le mutandine – con estrema facilità. Doveva correre più velocemente. Anche se era stata chiara, anche se le aveva esplicitamente detto che sull’animatore aveva messo gli occhi lei, era meglio non fidarsi. Capace lo facesse apposta, la stronza!
Correre in discesa, lungo uno sterrato accidentato, non è cosa semplice. Soprattutto se si è distratti. E il pensiero di Susanna e Peter (Pier?) la distraeva eccome. In realtà però, non fu la distrazione a farla rovinare al suolo, e nemmeno il terreno accidentato o la fretta. Fu colpa del sospetto. Non del suo, ma di quello di un aguti (piccolo roditore) che, sospettando appunto d’essere inseguito da un pitone, aveva attraversato come una scheggia il sentiero finendo tra i piedi di Martina e facendola ruzzolare.
Il dolore era straziante: le ginocchia e i glutei avevano preso fuoco, e la caviglia lanciava fitte che neanche un pugnale conficcato nella carne avrebbe potuto. E questo non era il peggio. Il peggio era che quello del roditore era ben più di un sospetto. Si trattava di ancestrale presentimento. Istinto puro. Possederlo oppure no, nella foresta, faceva la differenza tra la vita e la morte. E Martina non lo possedeva. L’apparizione dell’immenso essere strisciante la lasciò di ghiaccio.
“Immobile, devo restare immobile” si ordinò. E obbedì. Non che potesse fare diversamente, paralizzata com’era dal terrore. Ma quando lo splendido esemplare di pitone reale sibilò ad un passo dalla sua gamba, quando l’enorme testa bruna e liscia le sfiorò il polpaccio come la carezza di una lama, non poté resistere, lanciò un tale urlo da far rintanare tutti gli animali selvatici nel raggio di cinque chilometri, e cadde svenuta.


Il venticello caldo che filtrava attraverso l’imposta spalancata gonfiava a ripetizione la tenda azzurra, trasportando dalla strada fin dentro la stanza, fin dentro le orecchie di Martina, le note di una vecchia canzone strimpellate da una chitarra scordata. Lei schiuse gli occhi svogliatamente, e il primo volto che vide fu quello dell’infermiere. Barba incolta, aspetto trasandato, ma complessivamente un bell’uomo. L’umore girò subito al bello. Poi lo sguardo cadde sull’eroe: Peter. Era stato lui a salvarla dal mostro, chi altri se no? In ultimo entrò nel suo campo visivo Susanna, ed infranse il quadretto romantico che già si stava figurando.
Susanna, preoccupata per il ritardo dell’amica, aveva convinto il pigrissimo Peter ad accompagnarla nella ricerca dell’amica, ed assieme l’avevano ritrovata, svenuta sul sentiero a neanche duecento metri dal villaggio. Il nobile rettile l’aveva sdegnata, forse perché sazio oppure perché non gradiva l’odore di quel pasto per lui esotico. Che fosse salva grazia a Susanna, a Martina non venne in mente. L’unico pensiero che le riempiva il cervello era sapere se l’amica s’era sfilata oppure no la biancheria intima…




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Racconto scritto il 10/04/2018 - 12:29
Da Roberto L
Letta n.961 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Grazie Laisa! Concordo con te al 100 per 100, e grazie mille per l'apprezzamento. Certo, è assolutramente provocatorio, grazie mille Grazia. E grazie anche a te Atrebor (siamo omonimi?) Buon pomeriggio a tutti voi

Roberto L 11/04/2018 - 15:08

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Molto ben scritto! Complimenti!

Atrebor Atrebor 10/04/2018 - 18:48

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Scritto in modo coinvolgente e,i termini relativi all'amicizia che, a partire dal titolo sono spesso citati, suonano decisamente provocatori...
Bravo!

Grazia Giuliani 10/04/2018 - 17:56

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triste considerazione
se questa è amicizia, preferisco fare l'eremita e non perché mi definisca superiore, ma perché ritengo che la vita sia talmente breve, che desidero circondarmi solo dall'amore/amicizia più sincere...
lascio a Martina(che non è certo migliore dell'amica), la presunzione di essere amica o definita tale.
Questo il commento al contenuto.
Per quel che concerne, invece, la tua proprietà di esposizione e comunicazione, bravissimo, come sempre

laisa azzurra 10/04/2018 - 14:24

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