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Batuffolo

Batuffolo


Tanto tempo fa in un castello vicino a una cascata, sopra a una montagna abitava una principessa molto bella, si chiamava Batuffolo, i suoi occhi erano azzurri come il cielo e i suoi capelli biondi come le spighe del grano; ai piedi del palazzo, c’era un paese di nome Bellomattone.
Un giorno arrivò in paese un cavaliere dall’armatura nera, anche i suoi occhi erano neri, aveva sul suo elmo un ciuffo di piume nere e anche il cavallo era nero.
Quando arrivò al castello, il “cattivo mascherato” prese la principessa e se la portò via.
“Dove porti mia figlia?”, chiese urlando il re, mentre il cavaliere si portava la principessa in spalla che gridava disperata.
“La porto nel mio castello e la sposo!” rispose con la sua voce forte e cavernosa.
Il re si ricordò che stava organizzando un torneo e chi avrebbe vinto, avrebbe preso sua figlia in sposa.
“Se vuoi mia figlia, anche tu dovrai vincere il torneo che organizzerò, lei andrà in moglie a chi vincerà!”
“Va bene, tieni tua figlia … tra due giorni torno, vinco il torneo e me la riprendo!”, esclamò l’uomo dagli occhi scuri, facendo scendere la ragazza dal suo puledro.
Quella era l’unica cosa, che aveva potuto fare il re per non lasciare che quel cattivone portasse via la figlia.
La principessa cominciò a piangere e il re vedendola diventò triste.
Le voci di un torneo per sposare la figlia del re, si erano diffuse, anche in paese si parlava del cavaliere nero.
C’era un ragazzo bello, ma molto povero che abitava in quel paese che si chiamava Poverello.
Lui era tanto innamorato della principessa, voleva partecipare al torneo, ma non sapeva come, ma alla fine, però si decise …
“Parteciperò anch’io travestendomi da cavallerizzo e mi chiamerò: “Il cavaliere senza paura”.
Poi però pensò: “Ma io non ho un cavallo ho solo un piccolo ciuchino, allora mi chiamerò, “Il cavaliere che forse ha paura”, disse con tono un po’ triste.
Arrivò finalmente il giorno del torneo …
Quel giorno alla gara, si presentarono quattro uomini a cavallo per vincere e sposare la principessa, erano belli e alti con delle armature luccicanti, oltre al cavaliere nero e a Poverello che si era iscritto al torneo col nome: “Il cavaliere che forse ha paura”.
Si erano messi in fila per salutare la principessa e infondo alla fila c’era, il cavaliere che forse ha paura” col suo ciuchino.
Il re quando vide com’era piccolo cominciò a ridere da triste che era.
La principessa guardando i cavalieri che erano tutti più piccoli del cavaliere nero, pensando che avrebbe vinto quell’uomo cattivo, invece, continuava a piangere.
I primi ad affrontarsi furono “Il cavaliere nero” e uno di quegli uomini a cavallo che erano venuti al castello per il torneo; si chiamava “Bracco l’invincibile”.
I due erano pronti al via, il cavallo nero del cavaliere nero, faceva gli occhi cattivi e buttava fumo dalle narici.
Il re diede il via…
“Il cavaliere nero” partì, mentre il cavallo di “Bracco l’invincibile”, s’impaurì vedendo il cavallo nero.
Buttò il suo cavallerizzo dalla sella e scappò dal castello con il suo padrone che lo inseguiva.
Il re quindi, decretò vincitore “Il cavaliere nero”.
Poi toccò a: “Il cavaliere che forse ha paura”, affrontare “Il cavaliere azzurro”, i due si misero uno di fronte all’altro.
Il re diede il via…
Il cavallo pitturato di azzurro appena vide il ciuchino cominciò a ridere talmente tanto che si mise in piedi tenendosi la pancia e cadde all’indietro schiacciando il suo padrone come una frittella.
Entrò la barella con due infermieri che lo portarono via, salutando il pubblico.
Il re decretò il vincitore che era “Il cavaliere che forse aveva paura”.
Poi si preparò di nuovo “Il cavaliere nero” contro “Bullo il bello”.
Il re diede il via …
I due partirono, ma a metà strada il cavallo di “Bullo il bello” si fermò, le cavaliere vanitosone scese da cavallo si tolse l’elmo e fece vedere il suo sorriso splendente e la sua bellezza alla principessa che appena lo vide, applaudì.
Il cavallo nero del “Cavaliere nero” non riuscì a fermarsi e andò addosso a “Bullo il bello” che fu lanciato, contrò gli spettatori svenendo.
Il re decretò vincitore “Il cavaliere nero” che ora era andato in finale.
L’uomo dagli occhi scuri, scese dal suo puledro si tolse l’elmo e sorridendo salutò la principessa che vedendo quanto era brutto scoppiò a piangere.
Poi toccò ancora al “Cavaliere che forse ha paura” con “Dormo, ma adesso sono sveglio”.
I due si misero pronti a partire.
Il re diede il via…
I due cavalieri partirono e mentre correvano il cavaliere dal nome assonnato, si addormentò.
Le urla delle persone cercavano di svegliarlo, ma il cavallo si alzò in piedi e con una piroetta velocissima, abbracciò il padrone lo portò sopra un letto che stava vicino al pubblico e i due si misero a dormire.
Il re decretò vincitore “Il cavaliere che forse ha paura”, che era andato in finale con il cavaliere nero.
Finalmente era vicino a coronare il sogno di sposare Batuffolo, ma il suo avversario era molto forte.
Anche lui scese da ciuchino si tolse l’elmo e sorridendo s’inchinò salutando la principessa.
La ragazza vedendo quant’era bello, cominciò a fare il tifo per lui, invece il re vedendo quant’era piccolo, lui e il suo ciuchino, si mise a piangere a dirotto.
I due erano di fronte.
Il re diede il via…
Appena partirono i giochi, il cavaliere nero gli andò contro con gli occhi cattivi, correndo in groppa al suo cavallo, anche lui con gli occhi cattivi, mentre Poverello sorrideva alla principessa salutandola e il ciuchino trotterellava.
Quando il cavaliere nero cercò di colpire con la lancia, “Il cavaliere che forse ha paura” non aveva calcolato che era basso e lo mancò, mentre “Il cavaliere che forse ha paura” alzò la lancia e lo colpì alla pancia.
“Il cavaliere nero” cadde da cavallo e non si rialzò più.
Fu portato via in barella.
Il re decretò Poverello vincitore, dopo che il giovane aveva svelato il suo vero nome.
Ora non si chiamava più Poverello ma: “Il cavaliere che non aveva paura”.
Poverello finalmente sposò Batuffolo.
A Bellomattone si fece festa e tutti vissero felici e contenti.
Il nostro “piccolo eroe” doveva perdere ma alla fine aveva vinto perché nella vita non bisogna mai arrendersi e non importa quanto è grande un sogno.
Se ci credi, veramente, lo realizzerai, anche se credi sia impossibile raggiungerlo.




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Racconto scritto il 24/09/2014 - 13:58
Da Giuseppe Greco
Letta n.1362 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


Piacevole la tua fiaba, Giuseppe, con una bella morale, buona serata!

Chiara B. 25/09/2014 - 21:10

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Una bella favola con un morale piacevole,non bisogna arrendersi mai,piaciuta,bravissimo Giuseppe

genoveffa 2 frau 25/09/2014 - 12:31

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Passa il tempo e si diventa sempre più adulti eppure davanti ad una favola ci si ferma a leggere con gli occhi sognanti.Grazie per la lettura e per lo stimolo a non arrendersi mai.

Cristina Mecucci 25/09/2014 - 08:00

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Bellissima favola, condivisa la morale!!

Lory C. 24/09/2014 - 22:30

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