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L'onda della nostra vita (a Rita)

L’onda della nostra vita
“Rita, vieni o no? Il mare stamattina è uno spasso. Ci sono certe onde.”
Sua cugina Sara la invitava a farsi avanti da lontano sventolando la mano che dopo poco sparì tra le onde blu del meraviglioso mare di Ischia. Non era mai stata in vacanza da sola con i suoi cugini e amici e avrebbe tanto desiderato avere il genio della lampada a disposizione per dilungare quella settimana moltiplicandola con altre mille! Tornare da Ischia per lei era come tornare da un sogno, un sogno dal quale non si sarebbe mai voluta svegliare. Farlo avrebbe significato fare le valigie, salutare Sara e tutti gli altri e prendere un treno diretto per Massa. Non che odiasse il Paese nel quale praticamente viveva, ma tutto il resto della famiglia che lei amava da impazzire era lì e lei non sarebbe mai voluta tornare. Sbuffò rumorosamente notando come i suoi brutti pensieri le stessero rovinando quel penultimo giorno di vacanza. Inforcò gli occhiali distendendosi al sole. Nemmeno due minuti che qualcuno le si parò dinanzi.
“Sara non faccio il bagno. Le onde sono troppo alte” aveva sbuffato Rita convinta che ci fosse proprio sua cugina.
“Hai paura di finire contro gli scogli? Se vuoi ti do la mano.” esclamò una voce tanto dolce quanto ironica.
Rita sarebbe voluta sprofondare. Perché era così sbadata? Non avrebbe potuto prima accettarsi di chi avesse davanti? Fare la figura della fifona con Ivan. Scattò a sedere come una molla, imbarazzata, senza sapere cosa dire.
“Mancano solo due giorni alla fine delle vacanze e vuoi evitarti un bagno da favola per qualche piccola paura?”
“Non sono piccole paure. Una volta mi ritrovai con il sedere sul bagnasciuga!” sbottò lei.
Forse era la sua faccia buffa o quello che aveva detto. In qualsiasi caso aveva fatto scoppiare Ivan in una grossa risata. Aveva quasi le lacrime agli occhi. Non c’erano fosse nelle vicinanze dove ficcarci la testa? Ivan era più grande di lei di qualche anno ma loro due si conoscevano da sempre e lei da sempre aveva perso la testa per lui. Innamorarsi del migliore amico di suo cugino: si poteva essere più sceme di così? Ivan era sempre carino con lei ma Rita abitava a Massa e la favola dell’amore a distanza non se l’era mai bevuta. Il solo pensiero che tra qualche giorno sarebbe dovuta tornare a casa la rabbuiò. Ivan dovette accorgersene e approfittò di quel momento di distrazione per afferrarle la mano e catapultarla in acqua.
“No, Ivan, ho paura. Lasciami la mano.” strillò lei arrossendo a quel minimo contatto.
“Non ti succederà nulla. Fidati di me, non ti farò bere nemmeno un goccio d’acqua.”
Due erano le cose: o stava sognando o davvero Ivan la stava tenendo per mano e loro due facevano il bagno insieme. Il resto della comitiva, già a mollo da un po’, sfidava le onde tra le risate e la spensieratezza. Fu lì che Rita si diede della stupida: lei era l’unica che pensava già al ritorno e alle mille cose che avrebbe dovuto affrontare. La vacanza stava per finire e lei si preoccupava dei test all’università, dell’impegno che avrebbe dovuto metterci per fare in fretta e della speranza di trovare presto un lavoro perché solo allora suo padre si sarebbe convinto a tornare giù, al Sud, nella loro vecchia casa. Soprattutto era triste nel costatare che tutto questo, il suo sogno di tornare, era così lontano e Massa così vicina. Desiderava solo restare e non essere continuamente sballottata tra i treni e le valigie da disfare e rifare. Si sentiva proprio come la boa agitata dalle onde,come una nave in mezzo alla tempesta. Stava per tornare indietro…
“Attenta, Rita.” esclamò Ivan sollevandola con agilità.
L’onda che lei non aveva percepito la oltrepassò infrangendosi veloce e violenta sugli scogli.
“Oh mio Dio, fammi scendere, torno sotto l’ombrellone.” urlò impaurita senza accorgersi che si era aggrappata a lui come un koala.
Ivan se la rideva tenendola stretta.
“Dai, non preoccuparti. Goditi questo momento.”
Rita lo guardò nei suoi profondi occhi verdi. Forse era vero che doveva smettere di aver paura e non solo delle onde. Doveva smetterla di pensare al futuro, a quello che sarebbe successo dopo quei due giorni. Doveva smetterla di vivere nella tempesta e aspettare il domani con calma. Il problema degli uomini è quello di preoccuparsi troppo di quello che il futuro riserba senza pensare che la vita è fatta proprio così. Come il miglior giocatore alla partita decisiva che svela la sua carta vincente soltanto alla fine sbalordendo tutti così la vita ti sorprende. Lei doveva solo smetterla di cercare di prevedere ogni cosa. Doveva solo tuffarsi e accettare la sfida. Bisogna solo lottare per quello in cui si crede. Lottare senza mai guardarsi troppo indietro o nel suo caso troppo avanti. Strinse forte la mano di Ivan e quando lui si girò per guardare se stesse bene lei lo baciò teneramente sulle labbra.
“Andiamo,la prossima onda è nostra.” esclamò divertita.
Ognuno ha le proprie onde da affrontare. Basta solo essere pronti al momento e nel frattempo bisogna vivere.



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Racconto scritto il 06/10/2014 - 13:15
Da Anna Di Maio
Letta n.1108 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


UN'onda che hai saputo affrontare con coraggio,complimenti,racconto piacevole e scorrevole,bravissima Anna,un saluto

genoveffa 2 frau 07/10/2014 - 12:05

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