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Esercizio in base a un TEMA

Le istruzioni sono:

Scrivi un racconto in base a questo TEMA: "Giulia ha deciso di dimagrire".


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GIULIA, NON PIÙ GIULIA...ANCORA GIULIA

La conosco da una vita. Eppure non la conosco affatto. Ora i miei occhi la vedono per la prima volta. È lei, la lei di sempre, la sorella di Mario, la ragazza della casa di fronte, che aveva la finestra della sua stanza proprio di fronte alla mia. La bambina pestifera che interrompeva i nostri giochi da maschi, o i nostri pomeriggi di studio, la ragazzina a cui avevo dato lezioni private, qualche anno fa. La guardo, cerco di sorriderle, di buttare giù una battuta, ma lei è sfuggente, mi osserva guardinga e non risponde. Mi alzo e mi allontano dal tavolo ingombro di libri e da lei. Mi sento uno stupido, mentre la tensione s'impadronisce di me. C'è qualcosa che non quadra, una nota stonata, che però non riesco ad afferrare. La stanza è piena d'imbarazzo o forse sono io, a non vedermi nel ruolo, quando Mario mi aveva chiesto di dare una mano alla sorella coi test d'ammissione all'università mi era sembrato un compito facile, ora la mia convinzione vacilla. Mi volto a guardarla. È diversa, diversa da come la ricordavo, ma forse è solo cresciuta, ed io sto vedendo fantasmi dove non ce ne sono, eppure non posso fare a meno di notare i suoi occhi così... strani. Vuoti.
<<Da che argomento, vogliamo cominciare?>> Le chiedo.
<<Fa tu.>> Risponde laconica, scrollando le spalle.
<<Be' di sicuro filosofia è un argomento abbastanza nuovo per te. Cominciamo da lì?>> Provo ancora.
<< È uguale.>> Altra risposta laconica. Altra scrollata di spalle.
<<Va bene. Sediamoci e cominciamo.>> Mi siedo. Lei mi imita.
Parlo, espongo concetti, e più passa il tempo, più ho l'impressione di parlare ad un muro. Occhieggio spesso l'orologio. Lei guarda in continuazione il cellulare. Davvero un ottimo inizio!
<<Sai che sei dimagrita?>> Le chiedo ad un tratto. Me ne ero accorto quando si era calata per prendere la penna. La maglia era troppo larga per lei.
<<L'hai notato!>> Si rianima per un attimo. Poi ricala il silenzio ed è di nuovo troppo lontana per poterla raggiungere. Torno a parlare di filosofia, ma è inutile, lei mi segue a stento. Chiudo i libri la saluto, e vado via.


Guardo il cursore lampeggiare sul foglio elettronico, rigorosamente bianco. In genere se ho qualcosa da scrivere lo faccio la sera tardi o la notte, mi concentro meglio, non questa sera. I miei pensieri tornano di continuo a Giulia e a quel pomeriggio. Io ricordavo una ragazza solare e molto carina, che sorrideva sempre. Fa caldo. Decido di aprire la finestra. Mi blocco dietro i vetri. La luce nella stanza di Giulia è accesa. Lei non la vedo. Eccola che entra. Truccata, vestita in un modo non adatto a lei o meglio alla Giulia che ricordavo. Tiene gli occhi bassi, non mi sembra felice. Afferra la borsetta sul letto e scappa via spegnendo la luce. Non guarda lo specchio, neanche per un attimo. Apro la finestra, com'era mia intenzione all'inizio. Giù c'è la strada, i motorini e i ragazzi, voci, risate, che rimbombano tra i muri dei palazzi. Mi allontano, ma anche alla scrivania qualche brandello di conversazione mi arriva. I miei pensieri si vanno ancora a concentrare su Giulia. Tra le voci c'è anche la sua. Cerco di non ascoltare, non mi interessa cosa fa la sera, ma due frasi mi penetrano nel cervello. Cerco di scacciarle, ma continuano a ritornarmi in mente, mentre il foglio resta vuoto. Dannazione! Pensavo che quella strana fantasia mi fosse passata invece, non è così e quelle due frasi avevano riacceso il mio interesse, ma più ancora il mio istinto di protezione. Spengo il PC. Faccio pochi passi fino a letto e mi lascio cadere lì. Guardo il soffitto. Nella testa ancora il brandello della conversazione udita.
- Dovrei dimagrire.- La voce di Giulia era piatta.
- Già. A lui piacciono magre.- rispondeva una voce distratta.


Dimagrire. Un verbo che la mia mente fatica ad associare a Giulia. È strano, davanti a me vedo due Giulia. La Giulia dei miei ricordi, dolce, allegra con gli occhi pieni di sole, e la parlantina sciolta. La ragazza di 17 anni a cui davo lezioni tre anni fa. E la Giulia di questo pomeriggio, sfuggente e taciturna. Non la vedevo da un po' eppure non ho faticato a notare i cambiamenti intervenuti in lei, forse perché la ragazza che ho visto, non somiglia lontanamente a quella che mi aveva ammaliato. Allungo il braccio per recuperare il telefono.


Questa mattina sto aiutando Mario con la spesa, così ho la scusa per parlargli.
<<Grazie, dell'aiuto.>> Mario lascia cadere le buste da una parte.
<<Figurati.>> La mia attenzione viene calamitata, da una quantità inverosimile di prodotti, dietetici, biscotti, pasta e svariati altri alimenti. <<E quelli?>>
<<Roba di Giulia. Che poi non consuma mai...ma sai è una ragazzina.>> Si stringe nelle spalle.
<<E non vi preoccupa?>> Chiesi sbalordito.
<<Perché? È una fase, le passerà presto.>> Lo guardo scettico. La Giulia che conosco io non è tipo da fasi, ma forse è solo quel vecchio interesse a farmi pensare così. Se non ci vede nulla di preoccupante la famiglia, perché devo preoccuparmi io? Già perché?
<<È una mia impressione o è dimagrita?>> Buttò lì così.
<<Non la vedi da tre anni, su per giunta è uguale, ma fa molto sport.>> Annuisco. Forse mi sto davvero facendo dei film mentali, quante donne rincorrono diete e prodotti miracolosi senza conseguenze?
<<Com'è andata la prima lezione?>> Mi chiede Mario.
<<È la prima. Le altre andranno meglio.>>
<<Papà vorrebbe che le dessi lezioni anche dopo.>>
<<Se Giulia è d'accordo, perché no?>>
<<Perfetto. Birra?>> Annuisco.


I giorni sono volati. Ormai siamo a novembre, Giulia è davanti a me. La vedo più concentrata sullo studio, anche se spesso sembra assente. I rapporti tra noi sono meno tesi, ma non sono tornati quelli spensierati di un tempo. Lei è dimagrita ancora, questa volta anche Mario, mi ha dato ragione. La guardo, mi sembra più pallida del solito.
<<Stai bene?>> Le chiedo. Giulia mi guarda, un po' sorpresa.
<<Sei carino.>>
<<Carino!?!>>
<<Sì. Ma sto bene.>> Evita di guardarmi.
Riporto la conversazione sui libri, ma non smetto di osservarla. Non è più lei, più passa il tempo, più il suo carattere diventa forte, ho avuto modo di costatarlo in questi mesi, anche se aggressivo, sarebbe il termine più adatto, soprattutto se le conversazione cade sul cibo o su argomenti simili. E più l'aggressività aumenta, più la vedo fragile, certe volte mi sembra che deve sparire da un momento all'altro sotto i miei occhi, come un'illusione.
Resto per un'ora, come sempre, la saluto e vado via. E' contrario ad ogni logica, ma ho voglia di fare un tentativo, lei mi piace ancora, e sono certo che dietro quelle occhiaia, da qualche parte c'è ancora la mia Giulia. Afferro il cellulare e la chiamo a casa. Lei risponde dopo qualche secondo.
<<Si?>>
<<Hai da fare, stasera?>> Le chiedo.
<<Non so.>>
<<Ti va di uscire?>>
<<Perché?>> Mi chiede e scorgo ansia nella sua voce.
<<Ho voglia di fare due passi. Tu sei un'amica. C'è bisogno di un motivo?>>
<<No...no...>>
<<Bene, passo a prenderti tra, diciamo due ore?>>
<<Va bene.>> Si arrende.


Non riesco a dormire e guardo il soffitto, per certi versi mi sembra di essere un adolescente alla prima cotta. Ma è solo un'illusione, mi sto scontrando con una realtà che non avrei mai immaginato di toccare con mano. Provo a rivivere la serata appena trascorsa. È cominciata in modo normale, sono andato a prenderla a casa, e poi abbiamo fatto un giro. All'inizio ho impiegato un po' a conquistare la sua fiducia, ma alla fine ha cominciato a rilassarsi. Avrei voluto chiederle tante cose, ma non ho osato, temevo di farla richiudere a guscio alienandomi ogni possibilità con lei. Abbiamo parlato di cose futili, e di ricordi. A volte l'ho sorpresa a sorridere. L'ho convinta a fare una passeggiata. È stato divertente, ma è stato anche un incubo. Per certi versi era ancora la ragazza che conoscevo, addirittura si era lasciata andare a qualche battuta, in un paio d'occasioni, ma poi cambiava, se passavamo davanti ad un negozio di abbigliamento si comportava in un modo assurdo, guardava la vetrina di sbieco, quasi le facesse paura, eppure si fermava lo stesso. Per poco non abbiamo litigato, quando le ho proposto di mangiare un boccone. Dove diavolo era finita la mia Giulia? Dopo quel mezzo litigio lei aveva voluto andare a ballare, io non amo quel tipo di locali, ma ho stretto i denti, non volevo rischiare di peggiorare ancora le cose. Nel locale ci siamo stati poco. Appena ha visto un ragazzo, che si baciava con un grissino senza personalità, si è rabbuiata, e mi ha chiesto di uscire.
Ora cerco di analizzare gli eventi da un punto di vista razionale, ma in certe circostanze la razionalità è un mito. È chiaro che Giulia ha dei problemi, e ci scommetto che quel ragazzo in un modo o nell'altro c'entra. Vorrei spaccargli il muso, ma non risolverei nulla. Mi torna in mente quella conversazione udita mesi fa, per caso. Se però voglio cercare di aiutarla devo capire cos'è successo alla mia Giulia, per farla cambiare così, cosa l'ha fatta cadere. L'unica cosa che so è che l'ultimo anno aveva cambiato scuola, ma io all'epoca ero fuori per lavoro. Mi alzo, ho voglia di un bicchiere d'acqua. Torno in camera. Mi accendo una sigaretta e mi affaccio a fumare alla finestra. Fumo solo quando sono nervoso. La luce da Giulia è accesa. Per anni, non ho avuto problemi a distogliere lo sguardo da quella finestra, ma in quest'ultimo periodo sono preoccupato. Lei è davanti allo specchio, indossa una camicia corta. Mi allontano in fretta. Non ero preparato a quello. Ora mi è chiaro che voglio starle vicino, non posso vederla distruggersi così.


Sono al lavoro sul mio, PC, ho appena cominciato. Suona il cellulare. È Giulia. Sono passate due settimane, da quando siamo usciti insieme e i nostri rapporti sembrano finalmente andare nella giusta direzione, anche se starle accanto spesso diventa un incubo. Non accetta di farsi aiutare, rifiuta il problema e continua a sparire, un pezzo alla volta. Rispondo. La sua voce al telefono è concitata, mi chiede di raggiungerla e riattacca. Afferro la giacca e la raggiungo.


È la prima volta che entro in quella stanza, almeno di recente. È un pugno nello stomaco, poster di modelle, palesemente anoressiche, post-it motivazionali, attaccati ovunque, anche vicino al letto. Foto del suo ex-ragazzo, che a sentire lei l'aveva lasciata per una magra. E quanto mai è stata grassa? Certo, non la si poteva paragonare ad un grissino, come le modelle delle passerelle, ma come si fa a considerare reale una simile forma di “bellezza” sempre se di bellezza si può parlare. Giulia è davanti a me, seduta in un angolo, con gli occhi spenti. Stringo i pugni. Lei quasi trema, questa volta non indossa i soliti strati di vestiti, con cui si maschera, solo una maglietta e dei leggings. Le si contano le ossa. La guardo in viso, è più scavato del solito e rigato di lacrime.
<<Aiutami.>> La sua voce è un sussurro. Io la amo, ora non posso più negarlo, ma può bastare il mio amore?
<<Sono qui.>> Le dico, avvicinandomi. Mi lascio cadere affianco a lei, e la stringo a me, con attenzione. Lei appoggia il volto sulla mia spalla. Resto in silenzio è così fragile che temo che anche una parola possa spezzarla. Mi chiedo cosa l'abbia fatta crollare, spingendola a venire allo scoperto, poi i miei occhi notano uno specchietto rotto e buttato in un angolo.


I giorni passano. Siamo a dicembre. Non è stato per nulla facile, ma alla fine sono riuscito a convincerla. Ne abbiamo parlato ai suoi genitori e a Mario, insieme. Non potevo e non volevo lasciarla sola in questa prova. E sempre insieme ci siamo rivolti ad uno specialista, anche se è Giulia a prendere le decisioni, io cerco, mi sforzo di non forzarla, ma di starle sempre accanto. Lei ha bisogno di costanza e serenità, ed io l'amo ogni giorno di più. E piano piano, lei sta combattendo contro i suoi fantasmi. Le foto dell'ex sono sparite, e anche quelle stupide riviste di moda, e le altre insulsaggini del genere. I post-it, invece sono stati sostituiti, quelli che la incitavano verso un modello di morte li abbiamo strappati insieme, il giorno che mi ha chiamato. Ora la stanza è tempestata di slogan positivi che la esortano alla vita. Giorno dopo giorno, ritrovo la mia mia Giulia, anche se il percorso è ancora lungo, sono fiducioso e la fiducia me la ispira il sorriso del mio amore, che è tornato a splendere sul suo volto e nei suoi occhi dolci.


Il racconto è frutto della fantasia dell'autrice ogni riferimento a fatti o cose reali è puramente casuale.




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Scrittura creativa scritta il 14/09/2015 - 12:27
Da Marirosa Tomaselli
Letta n.1167 volte.
Voto:
su 6 votanti


Commenti


Trovo ingiusto che questo componimento sia privo di commenti. Hai scelto una tematica tristemente attuale, ragazze come Giulia se ne contano a migliaia. Qualcuno una volta disse 'Chi l ha detto che la magrezza fa bellezze?' basti pensare che molti quadri e sculture sia del passato e del presente non raffigurano pali anoressici. Mi piace immaginare che alla fine Giulia vinca assieme al protagonista la sua difficile battaglia. Ben inseriti inoltre alcuni elementi rosa nel finale. 5 stellissime

Giuseppe Scilipoti 15/02/2017 - 16:39

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