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IL DIALOGO

Le istruzioni sono:

Un padre separato si imbatte, in strada, con la figlia che non vede da anni. Sono entrambi imbarazzati. Costruire un dialogo. Il padre si chiama Walter e la figlia Anna.


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Incontri del destino

Il buio scendeva sulle strade trafficate di Roma. Walter aveva bevuto qualche birra di troppo quella sera. Era appena uscito dal "GreenPub" dopo aver fatto una rimpatriata con dei vecchi amici d'infanzia. C'era chi si era sposato, chi aveva avuto due splendidi figli, chi si era realizzato nel lavoro. E poi c'era invece chi, come lui, non aveva più nessuno da salutare il mattino appena sveglio o qualcuno a cui dare la buona notte. Lui era solo.
Quella notte Walter sentiva il bisogno di affetto, anche solo un attimo di conforto, per far finta di colmare un vuoto ormai troppo grande. Salì sulla sua fiat e iniziò a fare un giro per i quartieri fuori città. Non era neanche mezzanotte e non aveva intenzione di tornare a casa. Girò in macchina per una mezz'ora abbondante fino a che arrivò in una zona industriale. La strada era lunga e poco trafficata, da i due lati di essa osservava le ragazze vestite in modo provocante che stazionavano sul marciapiede come in attesa di prendere un bus. Pensò che in fondo non gli avrebbe fatto male se per una volta si concedeva un pò di relax. Era da tanto che non andava a letto con una donna, e anche se gli sembrava strano dover pagare per fare sesso, in quel momento decise di non pensare troppo. Accostò vicino ad una di queste, alta e bionda, forse straniera.
"Quanto?" chiese Walter con un tono triste e malinconico.
"50 euro belo, casa mia qua vicino"
Walter la squadrò da cima a fondo, scosse la testa e si rimise in carreggiata.
Poco più avanti intravide un'altra bella ragazza, rallentò cercando di capire subito se gli andava a genio. Si fermò e invece di abbassare il finestrino del lato passeggero, le aprì la porta in modo da farla salire subito.
Si era convinto. Voleva lei.
La ragazza non esitò un secondo e salì in macchina, faceva freddo quella sera.
Walter non la guardò in faccia, appoggiò subito le mani sul volante e ripartì lentamente.
"Dove devo andare?" Disse imbarazzato.
"Prosegui pure dritto per questa strada, tra 100 metri gira a destra"
"Va bene.."
Walter guardò lo specchietto retrovisore per essere certo di non aver nessuno dietro di lui. Era la prima volta che caricava una ragazza dal marciapiede e sentiva un senso di vergogna che gli faceva venire il timore di incontrare qualcuno che conosceva. Prese una sigaretta dal pacchetto nel vano porta oggetti.
"Sigaretta?"
"No grazie.. non fumo"
La voce della ragazza era spenta e dava quasi l'impressione di essere molto sulle sue. Walter la guardò un attimo di sfuggita per cercare di capire quanti anni potesse avere.. 'Speriamo almeno sia maggiorenne..' pensò.
"Ora gira a destra, poi fai ancora qualche metro e alla rotonda prendi la secondo uscita"
"Va bene.. quanti anni hai?"
"Diciannove.."
"Sei proprio giovane.. da dove vieni? non sembri straniera.."
"Sono italiana.."
"Capisco, sei di poche parole eh?"
"Non mi va di parlare.. non è il mio lavoro."
"Be immagino, però due chiacchiere aiutano a rompere il ghiaccio.."
"Spero che tu non sia uno di quelli che vogliono parlare e cercare conforto? Non sono una psicologa io!"
"No no , non sono in cerca di una psicologa tranquilla.. esiste gente che va a prostitute per parlare?"
"Si tanti.. molti mi fanno proprio pena.."
"E io ti faccio pena?"
"Non ti conosco nemmeno.."
"Lo so ma intendevo.. le persone che vanno a prostitute intendo.."
"Cercano solo un contatto che evidentemente non riescono ad avere."
"Già.."
La ragazza era visibilmente una che odiava quel lavoro. Walter iniziò a provare un pò di risentimento. Ma cosa stava facendo? Quella ragazza per l'età che aveva poteva essere sua figlia. Iniziò a compatirla, cercava di capire dentro di sè cosa avesse potuto spingere quella giovane a buttare così la sua dignità.
"E' da tanto che fai questo lavoro?"
"No .. non tantissimo.."
"Mai pensato di fare altro?"
"Ma chi diavolo sei per farmi ste domande?"
"Hai ragione, non volevo essere invadente.. la mia era una semplice domanda.."
"Se fossi vissuto come ho vissuto io molto probabilmente capiresti.."
"C'è sempre una via d'uscita, in fondo basta volerlo.."
La ragazza non disse più nulla fino a quando la macchina non si fermò sotto casa sua.
"Allora andiamo?" Disse lei tenendo la borsetta sulle ginocchia.
Walter rimase seduto ancora un attimo sul sedile, spegnendo il motore della macchina.
"Penso di aver cambiato idea.."
"Allora riportami indietro che mi fai perdere tempo"
"Prima mi accennavi di quelle persone che vogliono solo parlare.. se ti pagassi per far due parole?"
"Lo sapevo.. un altro depresso.."
Fece un sorriso velato, era chiaro che preferiva parlare piuttosto di fare quello per cui tutti la pagavano.
"Dai sali su, preparo un thè caldo, poi mi riporti indietro."
Scesero dalla macchina ed entrarono nella palazzina dove lei aveva un appartamento in affitto. Mentre salivano le scale verso il terzo piano, Walter guardava quel fisico così perfetto e giovane, e per poco ebbe un ripensamento, ma gli passò subito perchè provava compassione per lei. Entrati in casa lei andò a scaldare l'acqua per il thè.
"Allora, di che problema mi vuoi parlare? Tua moglie ti ha lasciato? Separati in casa?"
"Veramente sono divorziato da sedici anni.."
"E in questo tempo non ti sei rifatto una famiglia?"
"No, non è facile ricostruirsi una vita quando il mondo ti crolla addosso.."
"E' stata tua moglie a lasciarti?"
"Se ne andò portandosi via ogni cosa.. lasciandomi solo.."
"Eravate sposati da tanto?"
"Poco più di dieci anni..Ma l'amavo davvero.."
Walter rimase un attimo in silenzio, ripensando a quando Carla uscì da quella porta, tenendo per la mano il frutto del loro amore, quella figlia che lui non potè rivedere mai più."
"E tu invece? parlami di te.."
"Di me?"
"Si, perchè stai buttando via la tua vita, sei giovane, sei bella .. perchè questo lavoro, se così si può definire?"
Lei rimase in silenzio qualche istante dandogli le spalle mentre girava l'acqua calda con un cucchiaio.
"La mia vita non ti riguarda.."
"Non essere così scontrosa.. ho capito che soffri, si vede dal tuo sguardo.."
"Tu non mi conosci affatto.. Tu non sai nulla"
"Hai ragione, non ti conosco, ma sono abbastanza maturo da capire quando una ragazza è ferita.."
"Diciamo che la vita non è stata così benevola nei miei confronti.."
"La vita non è facile per nessuno, ma tu hai ancora tutto il tempo per recuperare.."
"Può darsi, ma a nessuno importa della mia vita.."
Lo sguardo di lei si fece ancora più triste, portò le due tazze di thè al tavolo e si sedette di fronte a Walter,accennando un sorriso sarcastico.
"Ti faccio talmente pena che non sei neanche riuscito a scoparmi.."
"La verità è che non ho mai caricato una ragazza per strada.. non so cosa mia sia preso stasera.."
"Ah ecco.. Che onore, sono stata la prima!"
Sorrisero entrambi per sdrammatizzare. Walter vedeva qualcosa di familiare in lei, sentiva la necessità di aiutarla ad uscire da quel giro, ma sapeva anche che lei non avrebbe permesso ad uno sconosciuto di decidere della sua vita.
"Rimani qua stasera, non sei obbligata a tornare sulla strada.."
"E' il mio lavoro.."
Finirono il thè e tornarono alla macchina. Il tragitto di ritorno fu più silenzioso.
Una volta arrivati Walter tirò fuori il portafoglio.
"Quanto chiedi solitamente per le tue prestazioni?"
"Non importa.. Non mi hai fatto perdere troppo tempo alla fine.."
"Va bene..Grazie.."
Lei lo guardò come se fosse lei a doverlo ringraziare, accennò un timido sorriso e fece per scendere dalla macchina.
"Ah aspetta, non ti ho chiesto come ti chiami!"
"Mi chiamo Anna"
Quando la portiera si richiuse alle sue spalle, Walter rimase immobile e confuso. La guardò andare verso la sua sedia sul marciapiede, e ripartì lentamente stringendo le mani sul volante e ripensando a quello che gli aveva raccontato, ripensando a quello sguardo così famigliare, e poco dopo capì ogni cosa. Inchiodò di colpo e rimase a fissare la strada buia davanti a lui. Non poteva credere che fosse davvero lei. Una lacrima gli scese dagli occhi. Tornò in quella zona, voleva portarla via da quel posto, voleva salvarla da quel mondo così vuoto e privo di sentimenti. Tornato su quella strada però non la trovò più. Possibile che fosse stata caricata in così poco tempo ? Decise di andare nel suo appartamento, non gli importava se ci fosse stato qualcuno con lei, avrebbe agito di conseguenza, ma ormai era sicuro, quella ragazza era sua figlia.
Arrivato sotto casa sua scese di corsa dalla macchina e suonò al campanello. Attese qualche minuto ma non rispose nessuno. Continuò a suonare fino a quando una voce rispose stizzita "Arrivo!"
Walter rimase davanti alla porta ad aspettare.
Quando la porta si aprì però rimase interdetto nel vedere che non era lei.
"Che cazo vuoi ?"
Da quel portone uscì la bionda che aveva visto prima di far salire Anna in macchina. Era accompagnata da un anziano signore che si avviò velocemente verso la sua macchina colto da un evidente imbarazzo nel farsi vedere in quella situazione.
"Sto cercando Anna! L'ho riportata prima in strada!"
"Noi qui condividiamo appartamento! Lei detto me che finito turno.. Lei tornata a sua casa!"
"E dove abita?"
"Senti tu ora andare ok? Io no posso dire nula"
"Ti prego , è importante!"
"Va via"
La ragazza se ne andò svelta , un pò impaurita dal suo atteggiamento.
Walter aspettò ancora qualche ora sotto l'appartamento di Anna , sperando di vederla arrivare, ma dopo un pò si dovette arrendere. Tornò a casa sua, affranto da quell'incontro inaspettato e da quella scoperta che lo fece star male tutta la notte, senza chiudere occhio.
La sera seguente tornò in quella zona industriale, riprese la stessa via , cercando con lo sguardo quella ragazza dai capelli neri e lo sguardo triste. Fece avanti e indietro tutta la sera, si fermò per ore ad attendere che arrivasse, ma Anna non si fece vedere, nè quella sera, nè le sere seguenti.
Dopo qualche settimana Walter si mise l'anima in pace, aveva capito che non avrebbe rivisto di nuovo sua figlia, ma in cuor suo sapeva che quella chiacchierata che avevano avuto era servita a qualcosa. Sapeva che Anna in fondo aveva capito che non poteva buttare via la sua vita, e chissà per quale motivo, aveva seguito il consiglio di uno sconosciuto, uno sconosciuto che quella sera , perdendo la ragione , l'aveva fatta ritrovare a qualcun altro.



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Scrittura creativa scritta il 12/10/2015 - 17:31
Da Axel Super Tramp
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Voto:
su 9 votanti


Commenti


Ho provato qualche brivido a leggere il tuo racconto così commovente e per niente banale: purtroppo ci sono tante di queste situazioni, di persone che si perdono e non si ritrovano, vivendo una vita monca fatta di solitudine e sfiducia negli altri e nel futuro.
Complimenti!

Millina Spina 13/10/2015 - 12:47

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Grazie Anna, ho voluto prendere alla lettera il tema del racconto, so che molti storceranno il naso leggendo questa breve scrittura , ma non volevo scrivere qualcosa di banale

Axel Super Tramp 13/10/2015 - 11:31

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Ho messo 5*****ma non è variato

Anna Rossi 13/10/2015 - 05:46

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Complimenti sinceri... è un bellissimo e toccante racconto su cui riflettere.Bravissimo veramente. Ciao

Anna Rossi 13/10/2015 - 05:45

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