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INCIPIT

Le istruzioni sono:

Partendo da questo incipit scrivi una storia: “Interno di una catapecchia, incasinata ma dignitosa. Un uomo è sdraiato sul letto. Non sta dormendo. È lì, tranquillo. Bussano alla porta……”


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Il copione

Interno di una catapecchia, incasinata ma dignitosa. Un uomo è sdraiato sul letto. Non sta dormendo.
È lì, tranquillo. Bussano alla porta.
L'uomo inclina la testa, guarda l’entrata e pensa: "Perché non posso spegnere il mondo. Possibile che abbiano tutti quest'ansia di vivere".
L'uomo: "Arrivo!".
Si alza, sbatte la coperta nell'altra metà del letto e scocciato va ad aprire.
Chi stava aspettando? A si..Sami, lo ha chiamato lui nella mattinata.
Si era svegliato alle cinque con una frenesia nelle ossa che andava placata e così ha chiamato Sami, lui ha la soluzione.
L’uomo: "Ciao bello, ti ho chiamato stamattina per un caffè. Entra".
Sami: "Moro, sai che sei un amico, appena riesco arrivo".
Moro: "Sono le sei di sera..mi sono organizzato da solo..ma cos'hai?".
Nel breve proforma, sono già entrati in casa e si sono seduti sul divano.
Moro: "Vuoi una birra?".
Sami: "No amico, devo andare subito, ho una tipa che mi aspetta. Ma facciamo presto, questa è buona. Una, come hai detto stamattina?".
Moro lo sa che tipa lo aspetta una povera ragazzina tossica, senza soldi e col cervello bruciato.
Moro: "Ma 20, perché mi sono già organizzato, te l'ho detto. Fammela vedere..".
Sami si tira su il pantalone e dalla calza di spugna tira fuori una piccola sfera azzurra.
Moro la guarda e pensa “..piccolina però..e che puzza Sami, povera ragazzina”.
Sami rompe l'involucro e un piccolo sasso, tra il grigio e il marrone chiaro, fuoriesce e sprigiona un forte odore acre.
Moro: "Fa sentire..".
Si avvicina con il naso alla polvere, la prende la maneggia appena, poi l'appoggia sul tavolino ingombrato da cartine, pezzi di hashish, cenere e pezzi di stagnola bruciati.
Va in un'altra stanza e torna allungando a Sami 20 euro.
Sami: "Amico, domani ci sono dalle 9:00 se hai bisogno, no alle 10:00 . Vado.".
"Dalle nove ok..". Non lo chiamerà, non si fa così, si è sbattuto tutta la mattina, fino a che non ha trovato la solita merda e l'ha comprata e quel coglione si fa vivo ora?”.
Pensa: "Almeno adesso dormirò bene. 20 euro buttate, una corsa in bici e sto cretino di Sami riappare alla sera, ma che spacciatore sei? O lavori o no?".
E finalmente solo.
Va in cucina apre il cassetto sotto al forno e tira fuori il rotolo di alluminio. Se lo porta sul divano e comincia il rito.
Comincia a srotolare il foglio di stagnola, lo misura a occhio, ne stacca un pezzo, lo piega e ne taglia un quadrato. Prende la pallina azzurra, versa un po' di polvere sul quadrato argentato, lo solleva piano e con l'altra mano prende una cannuccia, anch'essa d'alluminio, nascosta nel porta biro.
Se usi la stagnola per fare la cannuccia, dopo puoi fumare la roba che ci si attacca mentre aspiri il fumo; un’ingegnosa tossicata e anche un’operazione di riduzione degli sprechi, vera piaga della società moderna. Al Moro piace dare un senso ecologico alle cose.
Mette la cannuccia in bocca, solleva ancora un po' la stagnola, con l'altra mano prende l'accendino e punta la fiamma.
La polvere sembra friggere, poi sprigiona un odore che da acre diventa vagamente dolce. Da solida si fa liquida, sembra caramello e con un abile gioco d’equilibrio, il Moro fa scorrere questo fluido bruno sulla stagnola.
Aspira. Eccola in gola, nei polmoni.
Trattiene il fumo, poi con un gran sospiro lo lascia andare.
Polmoni liberi. Cervello pronto.
“Ok, buona. Cioè ne ho fumate di migliori, ma per la piazza di questa città di provinciali, è oro”.
Il Moro finisce di farsi quella fumata, si alza dal divano accende la radio e si rimette seduto.
Comincia a pensare all’elenco di cose che ha perso nell’arco di due anni. Patente, lavoro, relazione discretamente importante. “Ma sai che c’è? Non gli frega un cazzo, tanto cosa rimane? Un buco di casa, un materasso ortopedico e un elemosinato sussidio dellla madre che basta appena per mangiare e farsi un po’.”.
Non crede più ci siano progetti percorribili, in fondo non li aveva già dalla nascita. Il padre ha smesso di progettare la vita di suo figlio prima che nascesse, per non avere troppe discussioni o impropri sensi di colpa.
La madre giustamente non può che crescerlo infondendo in lui il senso di responsabilità di chi deve rendere qualche rata di una vita spezzata.
Povera donna, anche lei ora si sente ferita. Suo figlio, cresciuto nel proprio corpo, prima le distrugge la relazione più eccitante che avesse degli ultimi anni, poi a soli 15 anni si permette di usare la droga, quella roba da figli di papà o da disperati. E lui un papà non lo ha mai avuto.
Fatto sta che se ti droghi lavori male, poco o per nulla e questo copione si ripete così spesso che si perde il conto degli anni e la madre non aveva intenzione di farsi rovinare altro tempo della sua vita.
“Così come ti trovi la droga, ti trovi un modo per vivere. Non ho più tempo per te e te, in risposta ai miei sacrifici non ti degni di portare uno stipendio a casa. Vai! ”.


Senza rendertene conto arrivi a 50 anni. “Dai 46... Ma chi sono?”.
“A fine mese smetto, poi venerdì prossimo (così sarà più di una settimana che non uso roba) vado al centro per l’impiego pulito.”.
Accasciato sul divano con lo sguardo fisso sull’albero fuori dalla finestra fa un tiro di canna. Rimane in quella posizione per un paio d’ore; sta pensando al domani.
Pensa a quanto gli rimane in tasca, quella pazza della madre dovrebbe dargli un centinaio d’euro, in fondo siamo a fine mese.
“Domani chiamo Sami, però col cavolo che lo faccio venire qui, vado io. Quello ha la tipica faccia da spacciatore, va a finire che mi porta la polizia in casa. ”




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Scrittura creativa scritta il 17/03/2016 - 21:06
Da ellis lio
Letta n.1358 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Un racconto da brivido. Una vita gettata
alle ortiche con il chiodo fisso della droga in una baracca fumosa e squallida.
Personaggi disperati e disperanti.
Molto originale il tema scelto e la scrittura è fluida
Ciao
Nadia

Nadia Sonzini 19/03/2016 - 22:46

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E' un copione di vita bruciata e svenduta.
E' il disprezzo di se stessi e della vita.
Scrittura evocativa che lascia immaginare l'inutile e arido scorrere delle ore in una baracca piena di solo fumo. Ho votato il massimo per la creatività, lo sfoggio e la padronanza della scrittura, il coraggio espressivo e la padronanza della chimica. I personaggi sono perversi. Ciao

salvo bonafè 18/03/2016 - 12:01

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