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SENTIMENTO

Le istruzioni sono:

Pensare a uno di questi sentimenti: odio, rabbia, invidia, gelosia, indifferenza, noia, orgoglio, vergogna, amarezza, tristezza e rimorso. Scrivere quindi un racconto ispirato a tale sentimento senza mai dirlo. Alla fine, tra parentesi, precisare il sentimento al quale ci si è ispirati.


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Il vecchio portone

Gina scese dal tram, incamminandosi per il viale, l’aria del mattino era frizzante e ancora carica dell’umidità della notte. Non era riuscita a dormire per i tanti pensieri che affollavano la sua mente; il mutuo da pagare, le bollette insolute non aveva neppure fatto vaccinare Cherie, la sua cockerina. Si sentiva scoraggiata, cercava in tutti i modi di risparmiare rinunciando alle tante necessità che in quel periodo di carenza finanziaria apparivano come dei piccoli capricci che pure le avrebbero recato un attimo di gioia. Dal golfino color cipria esposto in vetrina al piacere di una pizza con gli amici, tutto era diventato un lusso, un qualcosa da riservare per i tempi migliori, ma che intanto sembravano non arrivare mai. Eppure, un modo doveva esserci per racimolare qualche soldo in più, era proprio stanca di dover rinunciare a tutto, che senso aveva alzarsi la mattina, sopportare quell’antipatico di Marcello che la faceva correre su e giù per l’archivio in cerca di pratiche e documenti polverosi, riposti senza un minimo d’ordine su scaffali altrettanto polverosi. Lentamente nel suo cuore quel senso di frustrazione e di inutile lotta aveva preso il posto di “ Gina la guerriera “ come la chiamavano gli amici. Quell’appellativo le era stato dato per la prima volta da suo padre e adottato in seguito dagli amici. L’aveva guadagnato lungo i corridoi della scuola durante la terza classe elementare, quando durante la ricreazione, aveva visto dei bulli nell’intento di picchiare un bambino più piccolo per rubargli le figurine dei calciatori. Si era scagliata d’impulso su loro, con furia, gridando ed intimando loro di lasciarlo stare se non volevano avere a che fare con lei cintura nera di karate ed avere la peggio. Più sorpresi che spaventati i ragazzini si erano fermati, giusto il tempo per far scappare la piccola vittima. Gina per nulla intimorita dai quattro bulletti iniziò a far loro una solenne ramanzina parlando dell’ingiustizia e della vigliaccheria che avevano appena perpetrato nei confronti di un bambino più debole di loro. Alle maestre, affacciatesi incuriosite, sentendo il vociare concitato nel corridoio, era sembrata come una giovane Giovanna D’arco,impavida e coraggiosa. Da allora si era trovata spesso a dover difendere qualcuno, dal collega vessato dal direttore al vecchietto maltrattato da figli degeneri, sino al cagnolino raccolto e curato come la sua Cherie. Era un animo nobile e retto il suo, frutto di un educazione rigida ma colma d’amore ed affetto dei suoi genitori, che col loro esempio le avevano insegnato il rispetto e l’amore per il prossimo. Quante volte li aveva visti correre in aiuto di qualche vicino, il loro cuore sapeva dispensare sempre parole dolci e tendere le mani mai vuote, con compassione ed amore. Le avevano insegnato a camminare a testa alta, a non compiere mai gesti o dire parole di cui doversi vergognare, quando la sera rincasando, si sarebbe ritrovata sola con se stessa di difendere e salvaguardare sempre la sua dignità e di non permettere a nessuno di calpestarla. Ricordava ancora, quando con voce ferma, carezzandole il viso le dicevano:” Gina, ricorda il male è di chi lo fa e non di chi lo riceve, rimani sempre te stessa” e ancora” Non fare agli altri ciò che non piacerebbe venisse fatto a te” oppure ; “ Non mentire mai,la verità viene sempre a galla, ed il bugiardo vive con la paura d’esser scoperto”. Anche adesso,che non c’erano più, il loro amore ed il loro ricordo aveva lasciato la sensazione di un caldo abbraccio nel suo cuore, in cui rifugiarsi e ritrovar forza e coraggio. Camminava lungo la strada, alta e slanciata, sembrava fendere l’aria col suo passo veloce, i lunghi capelli castani sembravano ondeggiare seguendo il ritmo cadenzato ed elegante del suo incedere. Indossava un semplice tubino che ben delineava le sue forme ed un copri spalla blu elettrico, ai piedi un paio di ballerine. Nessuno vedendola così bella e spigliata, poteva immaginare quanta tristezza e preoccupazione, c'erano nel suo cuore. La sua situazione era davvero difficile e volentieri avrebbe voluto assentarsi da quel presente così cupo, che sempre di più le appariva come un tunnel lungo ed oscuro che pur percorrendolo a tentoni, non lasciava intravedere ancora la luce di una prossima uscita.
Si fermò davanti alla vetrina, che ogni mattina le dava un tuffo al cuore. Era ancora lì esposto il suo golfino color cipria, era un semplice maglioncino di lana una nuvola di delicatezza che la faceva sognare, quasi sentiva il contatto sulla sua pelle e senza accorgersene lasciò scorrere la mano sul braccio, sino ad immaginare di sentirne la morbidezza, sarebbe stato un incanto indossato sulla sua gonna di raso nero. Sospirò ancora una volta, guardò l’orologio, era puntuale come sempre, ed entrò nel vecchio portone. Salì le scale stancamente, varcò la soglia del suo piccolo ufficio e si sedette alla scrivania, avviò il computer e asciugò qualche lacrima che silenziosa era scesa lungo il viso. Aprì la borsetta e controllò il trucco, ritoccò le labbra con il rossetto e si avviò nella stanza del suo capoufficio. Bussò alla porta come sempre, erano passati due anni ed ogni mattina quella routine non era cambiata. Sentiva già come fosse inciso, nelle orecchie il timbro di voce roca di Marcello, che avrebbe bofonchiato le solite identiche parole: “entra Gina,ancora in ritardo … uno di questi giorni ti licenzierò”. Era fissato Marcello col ritardo, nonostante lei fosse per correttezza sempre puntuale. La irritava parecchio e tante volte era stata sul punto di rispondergli in malo modo, poi guardandolo lo giustificava, attribuendo il suo brutto carattere all’età e perché costretto su una sedia a rotelle doveva sopportare l’umiliante condizione di dover dipendere dagli altri in tutto. Un uomo strano Marcello, era avido ed esigente, egoista e borioso. La malattia avrebbe dovuto piegare almeno in parte la sua arroganza ed invece ogni giorno diventava sempre più dispotico e pretenzioso, incurante degli altri,non sapeva avere parole di comprensione ma anzi irritanti e provocatorie. Aveva perso molti clienti a causa del suo caratteraccio ma anche a causa delle sue parcelle troppo alte che non ammettevano riduzioni neppure di fronte a dei casi pietosi. Gina, cuore generoso e sensibile, aveva cercato di perorare la causa di molti, ma lui rigido ed avaro non si commuoveva. Nonostante tutto, rimaneva un bravo avvocato, la sua esperienza in materia di cause civili e la sua oratoria erano note in tribunale ed era un avversario seppur stimato, molto temuto.
Cercò di trovare tutto il coraggio e la determinazione, di cui sentiva d’aver bisogno per chiedergli un aumento,anche piccolo, i fermò davanti alla sua scrivania, lui alzò lo sguardo verso di lei accigliato. Gina, si sentì raggelare ma cercò di non soffermarsi sull’aspetto di Marcello e disse:” Signor Marcello, sono già due anni che lavoro per lei, mi aveva promesso un aumento di stipendio già dal primo semestre di assunzione, aumento, che come ben sa, ho atteso ma che non è mai arrivato. Le chiedo di rivedere la mia situazione economica e di mantenere le promesse da lei fatte, ho sempre svolto con cura e precisione le mie mansioni … e poi,io …” La sua voce fu interrotta bruscamente interrotta dal tono scorbutico e minaccioso di Marcello: “ No, nessun aumento, se non ti conviene quella è la porta”. Gina restò così attonita e umiliata da quella reazione spropositata che non riuscì a dire nulla, si girò su se stessa mentre calde lacrime scendevano sul suo volto, incapace di trattenerle si diresse verso la porta, cercando di nascondere il tumulto dei suoi pensieri e del suo cuore. Silenziosa sedette alla sua scrivania, aprì la borsetta e prese un fazzolettino, si asciugò gli occhi, deglutì a forza un sorso d'acqua, cercando di sciogliere il nodo in gola. Si alzò dirigendosi verso la finestra che aveva lasciata aperta, diede un occhiata ai passanti, alle macchine che veloci impegnavano la carreggiata, mamme coi loro bambini per mano attraversavano sulle strisce pedonali. Alla fermata del tram una coppia impunemente si scambiava qualche coccola e lei? Sentì affiorare al suo cuore una pesante coltre di solitudine e sconfitta … il cielo le appariva improvvisamente cupo ed ostile, valeva la pena lottare? Aveva davvero valore la vita, l’onestà la comprensione? Dov’era quel bel mondo dorato e fatato che i suoi genitori le avevano dipinto. Rivide nella sua mente il volto sorridente di suo padre intento a porgere un cesto di vivande ad un barbone sulla via. Rivide sua madre intenta a realizzare pantaloncini per i bambini dell’orfanotrofio vicino. Le sembrò quasi di sentire il rumore del suo piede sul pedale della macchina da cucito. Si sporse un po’ dalla finestra, che strano fascino aveva la strada le sembrava così vicina, così ammaliante, così risolutiva e
“ Gina la guerriera” che fine aveva fatto? Si stupì nel sentire un tepore provenire dal suo cuore, come il caldo abbraccio di suo padre. Raddrizzò la schiena, eresse il collo e scosse la testa, uscì dalla stanza e senza neppure bussare entrò nell’ufficio di Marcello: “ E’ ora, che qualcuno ti dica la verità è bene che tu sappia che la sedia a rotelle non ti da il diritto di vessare e maltrattare il tuo prossimo. Non puoi usare la tua menomazione come alibi al tuo caratteraccio, la tua è solo vigliaccheria, hai paura d’affrontare la vita con i tuoi limiti, hai paura di essere compatito così tanto da farti uno scudo con la tua arroganza, hai così paura dell’amore da esserti costruito una prigione di spine e rovi intorno al cuore, i tuoi soldi, puoi anche tenerteli, non ti serviranno lassù in cielo e neanche qui ..l’amore non si compra e comunque avaro per come sei,neanche lo compreresti e sai che ti dico al contrario di te, io non scendo a compromessi e da questo istante entro in ferie e sono io a licenziarmi … goodbye , adieu, auf Wiedersehen , adiòs , vaarwel … e se non hai ancora capito … Pidditi” … Fiera e soddisfatta uscì dalla stanza,senza voltarsi indietro e sbattendo la porta.
Uscendo dal vecchio portone ridacchiò fra sé e sé ripensando a quel “Pidditi” che inaspettatamente le uscì di bocca. Quella strana parola pronunciata nel sua lingua d’origine la fece riflettere,le suonò come un richiamo. Forse con i soldi che aveva messo da parte poteva ancora comprare il maglioncino rosa, far vaccinare Cherie e perché no, partire e andare a mangiare una pizza coi suoi parenti e sentire l’odore buono di casa!!! E Poi? E poi Gina la guerriera avrebbe ancora lottato e vinto. Sorrise ed il cielo si schiarì divenne più azzurro come quello della sua Sicilia!


( Orgoglio)


P.S. Pidditi = Perditi,vuol dire sparisci sino a far perdere le tue tracce e la memoria di te…




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Scrittura creativa scritta il 30/06/2016 - 13:47
Da Carla Davì
Letta n.1198 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Un grazie anche a te, caro Antonio per aver apprezzato il mio racconto ... un abbraccio

Carla Davì 01/07/2016 - 12:59

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Caro Salvo,graditissimo il tuo commento,riuscire a colpire il tuo " Essere Lettore"mi lusinga parecchio. Ti ringrazio per leggermi sempre con attenzione. Ho letto alcune scritture creative e sono tutte pregevoli ed originali nella trama ... compresa la tua! Comunque credo che, senza falsa modestia, avere l'opportunità di essere letti e commentati con sincerità è già un onore per me! Quindi grazie di cuore

Carla Davì 01/07/2016 - 12:58

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Caro amico Francesco, contenta e lusingata ti sia piaciuto il mio racconto. Condivido in pieno il tuo commento le origini, nostre radici,sociali e storiche influenzano sempre il nostro presente come influenzeranno il nostro domani,siamo sempre il frutto della nostra storia sociale e personale. Grazie per avermi letta con attenzione e per aver apprezzato il mio scritto.

Carla Davì 01/07/2016 - 12:08

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Carissima Nadia, mi fa piacere ti sia piaciuta la caratterizzazione di Gina, donna moderna che vive le difficoltà comuni a tanti con coraggio e forza...
un abbraccio grande cara amica di penna e di cuore!

Carla Davì 01/07/2016 - 11:19

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Grazie Cristina, sono contenta ti sia piaciuto il mio racconto ... un abbraccio,a presto leggerti!

Carla Davì 01/07/2016 - 11:16

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Carissimo Loris, con i tempi che corriamo riuscire a vivere con coraggio e forza i nostri duri giorni senza disperarsi o cadere nella depressione significa essere già eroi o eroine!Tutti possiamo essere eroi per un giorno un occasione, ma essere eroi tutti i giorni nelle nostre case significa davvero essere super eroi!!!

Carla Davì 01/07/2016 - 11:05

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Indubbiamente un bellissimo racconto scritto con rara maestria di chi non è del mestiere.brava.

antonio girardi 30/06/2016 - 21:47

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Carla, Cherie, la guerriera.
Mi piacciono tutti e tre i nomi. Un racconto la cui bellezza ha davvero invaso tutto il mio essere lettore. Attenta e puntuale la punteggiatura, coinvolgente la storia descritta in maniera fluente, interessanti i personaggi, incluso il paralitico avaro e antipatico, e non poteva essere altrimenti, perchè la bellezza disturba chi non può raggiungerla. Sai che facciamo? Consideriamolo il più bel racconto creativo di giugno. Con tanto affetto. Salvo

salvo bonafè 30/06/2016 - 19:59

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Ciao Carla. Ho letto con piacere il tuo racconto... molto ben deliuneati gli aspetti psicologici e caratteriali dei protagonisti, sui quali hai costruito una bella trama... Bellissimo il finale. Mi piace molto il ricorso alle origini, le proprie radici, individuali e sociali... che in fondo sono la forza vera di ciascuno, e in questo caso... la rivincita di un sano orgoglio. Bravissima

Francesco Gentile 30/06/2016 - 19:57

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brava, hai scritto un bel racconto di difficoltà e di sano orgoglio, bello il personaggio del tuo racconto, d'esempio per tutte le persone in difficoltà che vorrebbero mollare e poi consentimi amica cara mi hai rammentato che anch'io devo far vaccinare Stella
Grazie di tutto e ti abbraccio forte ed aggiungo che mi farebbe piacere leggerti di più compatibilmente con i tuoi impegni
Nadia

Nadia Sonzini 30/06/2016 - 19:22

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Racconto molto bello, da leggere d'un fiato.

Cristina T 30/06/2016 - 19:11

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Wow, che bel racconto. Letto tutto d'un fiato e piaciuto moltissimo.
Una moderna eroina, che lotta col mutuo e con le bollette ma non rinuncia al suo orgoglio. Molto bello. Ciao Carla.

Loris Marcato 30/06/2016 - 18:16

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Poeta Lupo caro,la mia stupenda isola è la Sicilia sono nata a Palermo ed è la città in cui vivo... grazie per il tuo commento un abbraccio

Carla Davì 30/06/2016 - 18:04

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simpatico racconto scorrevole e ben comprensivo ma tu sei sarda ciao 5*

POETA DELL'AMORE LUPO DELL'AMI 30/06/2016 - 17:59

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