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INCIPIT (un personaggio entra in azione)

Le istruzioni sono:

Prosegui la narrazione partendo da questo incipit: "Una tristezza indefinita la prese, una sorta di malinconia che per alcuni lunghissimi istanti la rese cieca e sorda, togliendole le forze ed il respiro. Appoggiò la fronte sul vetro freddo e chiuse gli occhi. Il vapore formatosi sulla finestra esaltò l’aroma del caffè. Guardò la tazza che racchiudeva fra le mani e le lacrime si sciolsero nel liquido denso.
Si scosse quindi da quello smarrimento improvviso, mandò giù il caffè in un sorso, si infilò la mantella scura sul vestito morbido, si passò la borsa a tracolla e, con il cappuccio calato sulla testa per ripararsi dalla pioggia, si diresse agile alla fermata dell’autobus come tutte le mattine."



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L'autobus dei sogni

"Una tristezza indefinita la prese, una sorta di malinconia che per alcuni lunghissimi istanti la rese cieca e sorda, togliendole le forze ed il respiro. Appoggiò la fronte sul vetro freddo e chiuse gli occhi. Il vapore formatosi sulla finestra esaltò l’aroma del caffè. Guardò la tazza che racchiudeva fra le mani e le lacrime si sciolsero nel liquido denso. Si scosse quindi da quello smarrimento improvviso, mandò giù il caffè in un sorso, si infilò la mantella scura sul vestito morbido, si passò la borsa a tracolla e, con il cappuccio calato sulla testa per ripararsi dalla pioggia, si diresse agile alla fermata dell’autobus come tutte le mattine." Sembrava una giornata come mille altre, ma purtroppo non lo era, perché ben presto sarebbe accaduto qualcosa che le avrebbe cambiato la vita. Intanto l'autobus arrivava sempre con qualche minuto di ritardo, era vecchio e fatiscente, ma per lei era qualcosa di speciale; lo prendeva alle sette e venti, impiegava cinquanta minuti per coprire l’intera corsa, fermate comprese. Lo trovava sempre affollato, pieno di sonno, di noia e di fumo, persone che da anni faceva quel percorso almeno due volte al giorno. Alla fermata successiva c'era il solito gruppo di ragazzi che aspettava per salire a bordo. Giovani che aveva visto crescere, giorno dopo giorno, anno dopo anno, e di ognuno aveva imparato il nome, qualcuno dei ragazzi era intento a ripassare, qualcuno dormiva, altri scherzavano e sghignazzavano e un paio di coppiette si erano appartate in fondo, come al solito, come ogni mattina. L'autista arrestato il bus nei pressi della pensilina della fermata, che era sempre occupata da auto in sosta, aprii la porta automatica di ingresso e loro salirono uno dopo l'altro, salutandola e andando ad occupare i posti a sedere in modo chiassoso. Poco dopo le 7, 30, intanto la pioggia era aumentata d'intensità e alla successiva fermata c'era un bel gruppo di studenti, qualcuno con l'ombrello aperto, altri avevano tirato su il cappuccio del giubbotto, mentre l'autista si avvicinava a loro lentamente, e quando il bus era quasi fermo si udirono delle grida provenire da fuori, dei colpi violenti sulla fiancata, seguito da trambusto all'interno e i ragazzi si alzarono per affacciarsi ai finestrini. Fortunatamente non era successo nulla di grave, solo un grosso spavento, per il malcapitato che a stento è riuscito a schivare l'automezzo, che stava prendendolo in pieno. Tutto tornò alla normalità e l'autobus riprese la sua corsa giornaliera. Non c’erano desideri, ne sogni su quell’autobus, uomini e donne grigie e anonime, gli unici suoni erano i borbottii dei commenti dei viaggiatori. Anche lei faceva parte di quel grigiore e trascorreva quel lasso di tempo tra sussulti di sonno e noia, fino al punto che un raggio di sole entrò nel vecchio autobus. Si era appena liberato il posto accanto a lei e un giovane uomo, che aveva all’incirca la sua età si sedette; il suo viso era il tenero ritratto di una languida tristezza e gli occhi pieni di sogni e malinconia, se ne innamorò subito. A parte un “ permesso” sussurrato, non parlava con nessuno, non leggeva, non sonnecchiava, ma appoggiava la fronte al finestrino e vi rimase per un bel po’ a scrutare lo scorrere veloce del mondo fuori. Mai si rivolsero la parola, ma i loro sguardi si incrociavano, era solo lo sguardo di lei a scorrere i tratti del viso di lui. Avrebbe voluto penetrare la sua anima, i suoi pensieri, finché non sognò lei stessa e le parlò in silenzio: “ Ce ne andremo insieme da questa noia, da questi giorni sempre uguali, da questo vecchio autobus, staremo insieme per sempre, al di là del grigiore e della malinconia. Da quel giorno, ogni mattina l’attendeva con impazienza, lo vedeva alla fermata, aspettare che l’autobus si fermasse e aprissero le porte, non lo vedeva salire , ma sapeva benissimo che lì a poco, si sarebbe seduto accanto a lei, sempre dalla parte del finestrino, sapeva anche che non gli avrebbe rivolto la parola, per non rompere l’incantesimo di quei momenti. Quelle mattine dei suoi vent’anni vissuti su quell’autobus erano fatti solo di silenziose parole e di sguardi persi attraverso il finestrino e si era sempre chiesta se lui riuscisse a percepire la palpitazione del suo cuore. Ha continuato a viaggiare su quell’autobus, il posto vuoto accanto a lei, immaginando con un sorriso, ricordarlo come allora e lui non avrebbe mai saputo che quel posto vuoto è sempre stato occupato e sempre lo sarà da lui!



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Scrittura creativa scritta il 07/07/2016 - 09:59
Da Savino Spina
Letta n.1514 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Molto bello, scorrevole e coinvolgente! 5*

Marirosa Tomaselli 08/07/2016 - 09:37

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Ecco una bella scrittura creativa.
Complimenti per la scorrevolezza e il tocco di leggerezza che l'ha reso particolare.
5*

salvo bonafè 07/07/2016 - 14:10

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