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CONFESSIONI

Le istruzioni sono:

Ripensa ad un episodio un po' 'oscuro' della tua infanzia e connettilo con il tuo carattere attuale, adulto, o con qualche tua abitudine o tendenza. Meno significativo (in apparenza) è questo episodio e meglio è. Non ti chiediamo di farti da psicoanalista di te stesso: niente ti impedisce di inventare o di usare ricordi altrui.
Ad esempio Rousseau nella sua autobiografia "Le confessioni" dopo aver parlato di un castigo avuto nell'infanzia dice: "Chi crederebbe mai che quel castigo infantile, ricevuto a otto anni da una donna di trenta, ha deciso dei miei gusti, dei miei desideri, delle mie passioni, di me stesso per il resto della vita e precisamente nel senso contrario a quello che ......"


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Una donna : il suo ieri,il suo oggi.

Quante volte avrei voluto dire,“ non voglio” oppure “no “. Quante volte avrei preferito, anche una sporadica ed accennata resistenza che non mi vedesse capitolare in men che non si dica. Rivedo il mio passato,le immagini scorrono come fotogrammi di una pellicola ormai logora e in disuso. Immagini a volte sbiadite e senza più valore; immagini ancora vivide e piene di cocente dolore. Ferite inferte e mai sanate. Cicatrici come cumuli di terra su di un morto a celarne la vista, ma non l’incomoda presenza. Segni e delusioni ormai seppellite, ma che ancora lasciano indelebile la loro traccia nell’intimo dell’essere; all’improvviso mordono scavando sino in fondo all’anima, sino a ritrovare il pianto celato, la paura divenuta terrore che tarpa l’ardire ed il volere. Assoggetta ad un “si “ obbligato piuttosto che ad un “no”; che paventa violenza e voci concitate, in un grido muto che invoca aiuto... un aiuto non dato e mai ricevuto. Ricordi di bimba impaurita, quando nella serenità del desco familiare, un diniego appena accennato da parte di mia madre, ci vide me e le mie sorelle insieme a mio fratello, spettatori impietriti d’inaudita violenza.
Noi ragazzini, eravamo a parlare tra noi con quel cicaleccio di giovani voci allegre all’idea di una gita,parlavamo spensierati,di giochi e corse fra i campi, di arrampicate sugli alberi a raccoglier nespole e susine. Sbocconcellavamo il pane e con la forchetta in mano cercavamo nel piatto gli ultimi resti della cena. Ridacchiavamo fra noi ,aspettando con impazienza il giorno di domani … sentimmo mia madre dire sottovoce:“ No, Andrea … non adesso,non ne ho voglia” … tremammo all’improvviso,come spesso accadeva, sentimmo intorno a noi come un gelido manto di tormenta di neve; quella pace idilliaca e spensierata,fu rotta dal rumore di piatti caduti a terra. Come un fulmine, mio padre tirò via la tovaglia dalla tavola scaraventando a terra tutto ciò che vi era sopra,indietreggiò furioso facendo cadere la sedia sul pavimento … con una mano prese mia madre per i capelli e con gli occhi ci fece cenno di andare nella camera accanto,mentre noi in silenzio,con gli occhi bassi scansando cocci di piatti rotti e vetri in frantumi, ci dirigevamo verso la nostra stanza; mio padre, trascinò mia madre piangente, in camera da letto.Ci stringemmo vicini ed attoniti, evitavamo anche di respirare, solo ci abbracciavamo piangendo,con le orecchie tese ad ascoltare rumori e grida che venivano “ dalla stanza delle torture” come l’avevamo soprannominata. Sapevamo che chi entrava in quella stanza difficilmente ne usciva illeso. Avevamo a volte provato a reagire, a mostrare il nostro dissenso; ma a nostre spese avevamo imparato a tacere. Mio fratello più grande,a soli dodici anni,nel tentativo di difendere mia madre, vide la morte, quando mio padre in preda ad una furia omicida, quasi lo strozzava … lo vedemmo diventare prima rosso e poi scuro in volto, cercando con le sue piccole mani di togliere dal collo quelle di mio padre grandi e forti che non allentava la presa; il bel viso di mio fratello divenne cianotico per la mancanza di ossigeno … dodici anni! ancora oggi non riesco a dimenticare il suo volto e l’immagine di quella scena … mia mamma urlò con tutta la forza del suo cuore di madre “ Andrea lascialo … lo stai uccidendo,lascialo” sfiancata dalla disperazione e dall’orrore cominciò a dargli pugni nelle braccia a cercare di strappare le sue mani dal collo del figlio. Noi piccole, impietrite dall’orrore della violenza, piangevamo terrorizzate senza riuscire a muoverci o dir nulla.Lontano nella mente confusa riecheggiava il nostro chiacchiericcio ,i piccoli progetti … persi ora, in quel viso colore violaceo di Francesco … in quelle grida di mia madre, in quello sguardo che pareva iniettato di sangue, pieno di odio e violenza omicida di mio padre …in quella allucinante follia... poi all’improvviso allentò la presa dal collo di mio fratello che cominciò a tossire … a tossire ed a respirare affannosamente, cercando quell’ossigeno che gli era mancato, i nostri occhi puntati su di lui,nel cercare la conferma di un suo stare meglio,di uno scampato pericolo.Zitte zitte con la paura pure di respirare per non togliergli quel filo d’aria vitale. Mia madre da quella sera cominciò a soffrire di cuore e spesso ha rischiato di morire. Mio padre, lui semplicemente andò in camera da letto, si sdraiò e s’addormentò. Avevo solo otto anni ed ho desiderato ucciderlo, allora pensavo che anche se fossi andata in prigione almeno avrei liberato i miei cari. Avevo otto anni e non sapevo che i bimbi non vanno in carcere. Avevo otto anni,avrei voluto giocare e correre per i campi, avrei desiderato un suo abbraccio, un suo gesto d’amore,una semplice carezza.
Ma, ciò che lui sapeva dell’amore era solo violenza e soverchieria,avendo lui stesso ricevuto a sua volta, solo botte e cruda violenza,da suo padre! Dava ciò che aveva ricevuto. Ancora oggi, quella paura mi attanaglia il cuore ogni qual volta devo dire “ no,non voglio” sento il cuore stretto da una morsa di paura e tremo pensando che chi mi sta di fronte possa reagire come mio padre. Mi sento violentata e prigioniera di un passato che ha formato solchi dentro al cuore e tanto dolore che non sa più andar via. Ogni qual volta dico si, volendo dire no … mi sento frustrata ed incapace, quando paurosamente ed inutilmente provo a spiegare le mie ragioni, che prive di forza suonano poco credibili e non trovano un varco per giungere al cuore di chi ascolta. Su fogli bianchi, nel silenzio della solitudine ho imparato a “confidare “ paure ed emozioni su quella carta bianca ed immacolata … sempre pronta ad ascoltare,ed a lenire quella sofferenza. Quanti fogli vergati tra lacrime ed inchiostro, hanno accolto le mie ansie, scrivendo, per cercare di capire fra le parole mai dette, il perché di tanto dolore. Oggi,mio padre non c’è più e siamo tutti grandi … ma quel “male “ vissuto , seppure nascosto, condiziona ancora il nostro giorno …
Oggi, mamma e nonna cerco di amare e dare vero Amore ... un amore costruttivo,fatto si,di disciplina ma ricco di dialogo e crescita insieme,fatto di risate e giochi,fatto di tempo speso bene che possa lasciare ricordi cari e preziosi,che possano consolare e dar forza anche quando questa mamma-nonna non sarà più.Di una donna da ricordare con tenerezza e gioia!



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Scrittura creativa scritta il 29/10/2013 - 15:27
Da Carla Davì
Letta n.1487 volte.
Voto:
su 7 votanti


Commenti


Antonio,grazie per il tuo bel commento ... è vero,ho vissuto un infanzia molto difficile e non sono violenta. Nella sofferenza credo che ognuno di noi scelga la strada da seguire; il male, coltivando quindi sentimenti negativi; o il bene cercando di capire ed aiutare quanti si trovano in altrettante se non più grosse difficoltà.Credo con tutta sincerità,che se non avessi conosciuto e sperimentato personalmente,Dio ed il suo amore,non sarei certo la donna sana di mente e di cuore che sono diventata grazie a Lui ... un abbraccio Antonio e grazie sempre per leggermi con attenzione!

Carla Davì 02/11/2013 - 18:36

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ma se vediamo le cose da questo punto, anche tu dovresti essere violenta... e invece non lo sei per niente, anzi, cerchi sempre di dare agli altri tutto di te, con gentilezza e disponibilità...io mi congratulo con te, perchè in questo racconto sei stata capace di esprimere cose che, ne sono certo, ancora ti fanno male.Un racconto che tocca.. e come...complimenti ancora...un abbraccio.antonio

antonio giraldo 31/10/2013 - 11:10

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Mi sorprende come, alcune persone siano passate di qui, ti abbiano votato, ma non abbiano lasciato un segno del loro sentire..perchè di certo, se hanno letto quello che hai scritto, avranno sentito qualcosan dentro...mi meraviglia questo. ti ho letto fino in fondo, sai che mi piace come scrivi e ho trovato che questo tuo scritto potesse anche intitolarsi "male vissuto". Dici che tuo padre ha dato quello che ha ricevuto, quasi a giustificarlo per il grande cuore che hai.....continua

antonio giraldo 31/10/2013 - 11:05

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