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IL DIALOGO

Le istruzioni sono:

Scrivi un dialogo basandoti su questi elementi:
LUOGO: Una spiaggia deserta - ORA: il tramonto - STAGIONE: estate - PERSONAGGI DEL DIALOGO: un uomo di mezza età, una ragazza poco meno che trentenne - ALTRI ELEMENTI: si sono conosciuti da qualche giorno ma è la prima volta che si incontrano per una passeggiata, da soli. Lui pensa di essere innamorato di lei ed ha deciso di dirglielo. Lei è perplessa. E’ molto più giovane e soprattutto ha avuto una grande delusione sentimentale e non ha intenzione di sbagliare ancora. Un pescatore, quasi in riva al mare sta aggiustando una rete da pesca. Da un baretto di legno sulla spiaggia, deserta, arriva una musica dolce …


~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~



Nelle mani del destino

Alma aprì la porta che dava sul balcone e si fermò ad abbracciare con lo sguardo il mare.
Un bacio di vento arrivò a rinfrescarle il viso che pativa per quella che era stata una prolungata esposizione al sole. L’estate era giunta in ritardo, poi era esplosa in una grande fastosità di colori e profumi. Aspirò intensamente. L’aria salmastra impregnata dal profumo del lentisco le rimandò un senso di pace. Era felice di aver scoperto quell’angolo di paradiso. Un oasi, in un deserto di dune di sabbia giallo ocra, e chilometri di spiaggia baciata da un mare sconfinato e cristallino; nella splendida Sardegna.
Quella sera aveva un appuntamento con un fascinoso cinquantenne. Niente di sconveniente. Non era certo una ragazza da passioni estive. Una passeggiata sul lungo mare e nulla più. Aveva conosciuto Franco qualche giorno prima. Come lei alloggiava nell’unico hotel a ridosso delle dune. Fra di loro c’erano stati solo degli innocenti scambi di sguardi. Lui l’aveva studiata a lungo, prima di avvicinarla e chiederle se era da più tempo di lui ospite dell’albergo. Prima delle reciproche presentazioni, lei si era fatta di lui, l’idea, che fosse il solito marpione in cerca d’avventura e si era preparata a dargli il benservito. Ora, ripensandoci, mai previsione le era sembrata più inesatta. Franco si era rivelato una persona garbata e gentile. Un piacevole conversatore, che nelle sere successive aveva avuto piacere di incontrare al bar del ristorante per un aperitivo. Quegli incontri si erano poi ripetuti. Ma solo la sera precedente lui le aveva chiesto un appuntamento per una passeggiata in riva al mare. In pochi giorni, fra loro, si era instaurata una bella amicizia. Alma, “anche se poco meno che trentenne” aveva la sensazione di avere molto in comune con Franco e il solo ritrovarsi al bar, era divenuto un gradevole rituale, al quale non riusciva a rinunciare.
«Un diamante per i tuoi pensieri, mia splendida dea». La voce di Franco giù dal giardino giunse a ravvivarla. «Eccomi, un minuto e sono da te». Rispose Alma sorridendo. E subito lo raggiunse. Franco era più che mai affascinante quella sera. La camicia chiara ne esaltava l’abbronzatura. Era allegro e gli occhi le rimandavano un festoso scintillio.«Sei da urlo». Le disse mentre la guardava compiaciuto. Alma era particolarmente bella quella sera. Il vestitino in pizzo leggero le accarezzava dolcemente la figura, mentre i morbidi capelli lasciati sciolti giocavano con onde vaporose a rimbalzarle sulle spalle. Si avviarono lungo il bagnasciuga.
Lei tolse subito i sandali esclamando allegramente «Adoro la sensazione della sabbia sotto i piedi!». Proseguirono. La spiaggia si allungava all’infinito e l’ambiente intorno, immerso nel silenzio, rimandava un non so che di mistico e al tempo stesso selvaggio.
«Ti ho vista un po’ pensierosa mentre eri al balcone, c’è forse qualcosa che non va?»
«No! Pensavo che la vacanza è volata e a giorni dovrò lasciare quest’isola meravigliosa. Se devo essere sincera non andrei più via. Qui è tutto così…»
«Favoloso?» proseguì per lei Franco.
«Si hai detto bene». Rispose Alma illuminandosi. «Fa - vo - lo – so. Ti sei guardato attorno? Sembra che il tempo si sia fermato. Il mare è uno specchio, la sabbia è bianchissima e c’è anche la montagna. L’aria poi… Aspira… Fai come me… Aspira…non è una meraviglia questo profumo?. Sai che durante un’escursione sulle dune ho incontrato un cervo? È stato fantastico. Un’emozione unica. Si è fermato a guardare, ha fiutato l’aria e… su, dai non ridere! Ha fiutato l’aria proprio come ho fatto io, poi si è allontanato piano, come se non avesse paura; come se sapesse, che qui nessuno gli farà del male. Sono riuscita a scattare alcune foto; quando rientriamo te le faccio vedere».
«Sono anni, che vengo qui in vacanza e lo stupore che provi tu, lo avverto ancora. In che modo sei venuta a conoscenza della zona?»
«Grazie a un tam tam su facebook»
«E sarebbe?»
«Una mia amica è entrata a far parte di un gruppo di cui fanno parte figli e nipoti dei vecchi minatori. Grazie alla rete, stanno ritrovandosi per ricostruire la storia dei loro avi e cercare di salvaguardare in qualche modo questa bellissima zona. Ho visto alcune foto, e… eccomi qua!»
«Ho saputo che su questo posto si raccontano alcune leggende». Proseguì Franco.
«Racconta!» Rispose lei subito eccitata.
«Ricordi il primo borgo che incontriamo salendo? Lì dove ci sono gli antichi ruderi della miniera. Ebbene quel luogo diroccato, in realtà si chiama Naracauli. Un tempo era abitato dai minatori e le loro famiglie. Quel piccolo villaggio, insieme al paese di Ingurtosu, che si trova un po’ più su: viene anche chiamato Is Animas. “Bada bene, di non lasciarti sfuggire che è una parola in dialetto, perché su questo i sardi sono un po’ suscettibili”; ci tengono a ribadire che la loro è una vera e propria lingua».
«Perché quel nome?»
«Pare che anticamente, prima ancora che sorgesse la miniera, un sacerdote di un paese vicino andasse a scavare illegalmente la galena: un minerale che poi fondeva sul posto.
Per giustificare le assenze faceva credere ai suoi fedeli di recarsi nella zona per raccomandare le anime dei defunti.(da qui il nome Is Animas) ma non è tutto. Si racconta che sia abitato dalle anime dei vecchi minatori. Qualcuno sostiene di averli visti o di sentire le loro voci nelle notti d’estate quando soffia forte il maestrale».
Alma fu presto rapita dal racconto. Stava ancora pensandoci, quando, poco più avanti incontrarono un pescatore, che quasi in riva al mare era intento ad aggiustare una rete da pesca. Passandogli accanto lo sfiorò con lo sguardo.
“È bello e giovane, ma che strano copricapo per un pescatore” pensò la ragazza mentre lui alzando lo sguardo e guardandola con i suoi occhi profondi e neri, le borbottava qualcosa. Lei non comprese. Forse il ragazzo parlava la lingua del posto.
Poco dopo, ripensando a quello strano copricapo, che ora associava a un casco da minatore, (quelli con la lampada davanti) si voltò per cercarlo ancora con lo sguardo. Solo che ormai era troppo tardi e lui era andato via. Subito fu distratta da un baretto di legno sulla spiaggia deserta, da cui arrivava una musica dolce. Sollecitò Franco per andare a bere qualcosa e approfittò per parlargli del pescatore. Lui tuttavia rispose di non aver notato nessuno. Dopo aver bevuto una bibita fresca proseguirono la passeggiata. Il sole imperava in un tramonto arancio acceso e colorava il mare di rosa. Uno spettacolo straordinario, che di lì a poco avrebbe ceduto il posto all’argenteo colore lunare. La meraviglia del tramonto li vide ammutolire entrambi. Quando recuperarono la voce, il primo a parlare fu Franco.
«Senti Alma, come credo avrai capito mi piaci tanto. In questi pochi giorni ho capito che stiamo bene insieme. Credo davvero, di essermi innamorato di te».
Alma ascoltò perplessa. Non credeva, che in così poco tempo fosse diventata così importante per lui.«Non so che dirti Franco, mi piaci tanto anche tu, ma l’amore… No! Credimi, non mi sento pronta per una relazione. Come ti raccontai, vengo da una grande delusione sentimentale, inizio solo ora a riprendermi, e non ho intenzione di soffrire ancora. Mi dispiace se in qualche modo… non era mia intenzione. Per me sei un caro amico».
La delusione di Franco era palese. Un silenzio di piombo era caduto pesantemente fra di loro. Camminavano ancora vicini, ma fra loro si era frapposto il gelo.
Alma rabbrividì. Si erano allontanati troppo. Ora si sentiva a disagio e voleva al più presto far rientro all’albergo. Il sole era oramai tramontato e il cielo era un manto di stelle, ma nell’aria non c’era magia. Franco a un certo punto ruppe il silenzio e con fare arrogante l’afferrò per stringerla in un abbraccio.
«Non puoi dirmi che tra di noi non c’e niente. L’ho capito da come mi guardi che ti piaccio. Ti sei messa tutta in ghingheri per me. Vieni qui piccola, vedrai che ora cambi idea».
«Ma che fai! Lasciami subito» Alma provò a respingerlo, Franco non era più l’uomo gentile che aveva conosciuto, aveva una diversa luce negli occhi, una luce che la terrorizzava, ma questo non le impedì di parlare.
«Lasciami! Ti ho detto che non ti amo. Lasciami! Non posso amarti, hai vent’anni più di me».
«Così non mi ami e io per te sono troppo vecchio? O si che mi ami, vedrai come mi amerai piccola stupida dopo che avrai assaggiato questo». E imbestialito la schiaffeggiò.
Alma provò a difendersi. Gli conficcò le unghie nelle braccia. Lo morse. Tentò di sfuggirgli in ogni modo. Ma lui era troppo forte. Consapevole che nessuno l’avrebbe sentita in quel deserto, urlò forte mentre la scaraventava sulla sabbia. Urlò al cielo tutta la sua disperazione nel tentativo ultimo di liberarsi mentre lui sopra di lei continuava a picchiare: strapparle il vestito di dosso e picchiare. Picchiare così forte, che sentiva il sapore rugginoso del suo stesso sangue mischiarsi alla sabbia nel riempirle la bocca e le narici, che gonfie le impedivano di respirare e sputare.
Alma soffocava. Soffocava sapendo di dover morire. Soffocava, “rifiutando” di morire. Pensò fino all’ultimo che voleva vivere. Anche quando sempre più debole stava quasi per soccombere. Anche quando prima di chiudere gli occhi, gli parve di scorgere un casco di minatore avventarsi su Franco e colpire. Anche quando riaprendoli, si ritrovò in una stanza d’ospedale e le infermiere le dissero che era stata fortunata, che di lì passasse una coppia di giovani innamorati e la trovassero svenuta, ma ancora viva.
Dopo gli accertamenti sul caso e la denuncia, Franco fu arrestato. Ma del ragazzo con il casco da minatore nessuno seppe mai dire niente. Nemmeno Franco a dispetto delle varie contusioni e delle molteplici costole rotte. Egli interrogato più volte dalle forze dell’ordine continuò sempre a ripetere di non aver visto l’aggressore.
Il tempo guarisce le ferite. Alma è oggi la felice sposa di un pescatore, e a chiunque le domandi di quella storia, risponde sempre: che l’anima errante di un giovane minatore è volata dal paese de Is Animas in suo soccorso: per salvarla e vegliare su di lei, per sempre.



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Scrittura creativa scritta il 16/09/2014 - 18:20
Da Claretta Frau
Letta n.1476 volte.
Voto:
su 16 votanti


Commenti


Bello questo racconto, che ha diversi pregi; sarebbe troppo lungo parlarne ma alcuni di questi sono il cambio repentino di narrazione tra la prima parte e la seconda, quella della tentata violenza. Molto buona anche la scorrevolezza, la scelta dei termini e la descrizione di situazioni ed immagini. E poi è bella la storia, con un finale da film come piace a me; mi piacciono i finali lieti, magari vagamente commoventi, o magici, oppure che lasciano pensare il lettore, come queste famose Is Animas

. Focus 30/01/2015 - 17:44

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Sono tornata finalmente. Ci tenevo complimentarmi con te, per il tuo bellissimo racconto, letto con vero piacere. Meritatissimo il premio del mese.
Brava!

Paola Collura 23/10/2014 - 20:11

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inaspettata la fine. Mi è piaciuto molto.

flora leone 21/10/2014 - 15:19

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Ti ho potuto leggere solo oggi. Un vero racconto, ricco di tutti gli elementi suoi propri, dalla descrizione del paesaggio, alle notizie storiche; dalla minuta analisi dei personaggi, a quella dei sentimenti...Il tutto con stile assolutamente scorrevole, molto coinvolgente, dalla prima all'ultima parola. Meritatissimo il premio. Vera

Vera Lezzi 21/10/2014 - 13:50

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Lo credo che ha ricevuto il meritatissimo riconoscimento, è davvero splendido. Ottima la narrazione,fluida, trascinante e coinvolgente.
Complimenti, Marina

Marina Assanti 10/10/2014 - 20:34

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Complimenti anche da parte mia. E' una bella narrazione.
Ciao
Aurelio

Aurelio Zucchi 08/10/2014 - 20:44

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Bellissimo, complimenti per aver scritto il miglior racconto del mese e per il meritatissimo giudizio.

Gaetano Antonioli 06/10/2014 - 13:52

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Congratulazioni Claretta,non ne avevo mai dubitato e lo sai sono felice di questo meritato riconoscimento,un caro saluto serena notte

genoveffa 2 frau 05/10/2014 - 22:17

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Grazie per i commenti al mio racconto. Un grazie particolare a Dario per il suo commento costruttivo. Avrei scritto di più ma ho avuto paura di sforare i caratteri a disposizione, idee ne avevo ancora tante, magari lo amplierò per altra sede. Grazie davvero.

Claretta Frau 17/09/2014 - 15:35

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Non mi aspettavo una finale così drammatica. Ma succedono anche queste cose, purtroppo.
Racconto ben scritto, letto tutto d'un fiato. Brava.

Paola Collura 17/09/2014 - 10:59

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UN RACCONTO CHE PORTA IL VERO DEI NOSTRI GIORNI... TANTI SONO GLI STRUPI... TANTE SONO LE FERITE... CHE UNA RAGAZZA SI PORTERA' PER SEMPRE...

Rocco Michele LETTINI 17/09/2014 - 08:51

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FRANCO ,una trasformazione da Jekyll a mister Hyde in quella bellissima atmosfera un tentativo di stupro,il maledetto è stato sapientemente punito.Complimenti Claretta

genoveffa 2 frau 16/09/2014 - 22:07

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Un racconto nel racconto con un epilogo da film giallo. Qualcosa a cui non ci si pensa spesso, ma che purtroppo accade, con una certa ripetitività.
Molto bello e piaciuto!

Salvatore Linguanti 16/09/2014 - 20:34

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Interessante sotto molti punti di vista, ma la metamorfosi di Franco è forse troppo rapida: a mio modesto parere andrebbe un poco sfumata.

Dario Senalio 16/09/2014 - 20:22

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