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Il gioco a scacchi

Cari spettatori,
Benvenuti nella mia piccola saletta, mi scuso subito per il suo aspetto poiché risulta leggermente scura. Come potete osservare sono presenti solo due lucette soffuse e mirate sulla mia sedia rossa che si trova al centro. Beh la crisi ha colpito anche il nostro settore di non artisti ed artisti.
Non bisogna temere questo evento, tanto lo sappiamo che non sarà passeggero ma sicuramente una banale mancanza di fondi non potrà fermare il nostro intento. Su questo minuscolo podio, sul quale mi vedete in piedi davanti a voi, almeno spero che mi vediate, dopo essermi presentata mi inchinerò con la grande soddisfazione di poter suonare insieme a tutti voi qui presenti quest'opera che ho composto. Spero che vi piaccia. Naturalmente in caso contrario i vostri biglietti gratuiti verranno rimborsati dopo le vostre critiche.
Dunque mi chiamo la musicista anonima con il violino invisibile. Sono colei che suona lo strumento senza strumento. Oggi suoneremo tutti insieme delle chiavi musicali che mi hanno insegnato tanto tempo fa. Ero ancora una fanciulla quando le disegnavo su un pezzo di carta per abbellire le mie giornate. All'epoca non capivo del tutto il loro significato ma oggi avendo acquisito maggiore esperienza coi suoni di vita inadeguati, li comprendo un po' di più. La loro tonalità, il loro significato ed a volte la loro bellezza che non c'è...
Sicuramente conoscete tutti le note musicali di base e quindi vorrei mostrarvi come questi semplici scarabocchi si trasformeranno in emozioni: Do-re-mi-fa-sol-la-si-do...
Chiudete gli occhi e pensate di avere tra le braccia un violino, rilassatevi e sentite come le vostre dita abbracciano l'arco. Formate delle leggere onde e le corde stesse pronunceranno il primo suono Do. Do, come il dolore che vi trasporta via, come un vortice che spiana intere città ed apre il varco del deserto.
Continuate ad aver gli occhi chiusi e pensate alla seconda nota RE, quante volte siete stati respinti dalla vita stessa? Bene così, percepisco un po' della vostra rabbia che vi rende più energici. Ora continuate ad immaginare che voi suonate il vostro bellissimo violino e si apre la porta accanto. Lì c'è il vostro vicino che vi saluta ogni mattina ma in fondo non vi conoscete nemmeno. Mentre ascolta le vostre prime note energiche, alza lo sguardo e con le lacrime sul bordo palpebrale inizia a cantare: "Con tutto il mio cuore avrei voluto sforzarmi molto di più però le medicine che m'hanno somministrato m'hanno buttato giù. In questo maledetto momento non c'è la posso proprio fare e non so che cosa è un sorriso e come questo dolore placare." Voi naturalmente per un attimo rimanete di stucco, è ovvio, ma vi prego, non vi fermare.
Continuate con l'altra nota MI... Mentre passate le dita per impugnare di nuovo il vostro archetto che vi stava scivolando, appoggiatelo sulle corde tese con il sorriso sul volto. Invece il nostro vicino con la voce ancora più angosciante riprende a canticchiare: "La mia mente avrebbe voluto alzarsi dal letto ma il mio corpo era molto schietto. Con il volto buio mi sono passato le mani tra i capelli che sono caduti bruscamente come le castagne dagli alberi." Vi vedo rattristiti violinisti miei, non dobbiamo esserlo!
Proviamo adesso con il sol. Può darsi che ci porterà un po' di sole. Ma come sente la dolce tonalità proveniente, non questa volta dal violino ma dai vostri cuori, non aspetta nemmeno che voi iniziate a suonare ed intraprende la sua canzone che ha tenuto in sé nascosta da tanti anni: "Gli spasmi di angoscia esistenziale hanno attraversato il mio animo e sono rannicchiato nel mio stesso corpo e mi attribuisco la colpa vergognandomi di sembrare un povero morto."
No, nemmeno il sol avrebbe cambiato nulla. Ma possiamo sempre tentare. Aumentiamo il nostro ritmo! Un po' di vivacità, magari funzionerà, non si sa mai! Ci sente, guardatelo! Tutti i miei violinisti in coro, quanto siete immensi, lo vedete? È rimasto impressionato e ha alzato anche la sua voce. Un tenore meraviglioso che risuona come un eco nella nostra saletta scarsa: "Avrei voluto cercare la ragione nella impietosa natura o nel tempo ma ho perso nel gioco a scacchi, la regina mi ha schiacciato senza lasciarmi scampo."
Cari presenti, spettatori, violinisti, partecipanti, qui purtroppo dobbiamo smettere di suonare poiché non ci sono altre note da poter espandere. Ci è rimasto solamente il diario del povero giocatore che la regina ha tenuto come premio di vincita. E ora io vi leggerò queste sue ultime parole lasciate scritte sui fogli grigi che oscurano l’inchiostro lucido. Con fatica decifro questi versi così come ha fatto lui un enorme sforzo per cercare di scrivere l’ultima luce nell'ombra che lo circondava. Gli altri m'hanno visto in questo stato e mi hanno chiesto: "com'è possibile, come sei diventato?" Vedevo nei loro occhi la pietà che avevano di me; ma subito dopo quel frangente minuscolo ho compreso tutto quanto, quando hanno aggiunto: "Dai, se vuoi, c'è la puoi fare, poiché noi che soffriamo di sciatica non ti possiamo aiutare." Io un miserabile vivente già dall'inizio sapevo che la mia partita non era un semplice gioco a scacchi ma una malattia silente contro la quale avrei perso; LA DEPRESSIONE.



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Racconto scritto il 11/11/2018 - 13:24
Da Michaela Patricie Zaludova
Letta n.899 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Grazie per i complimenti e per le stelle, sono contentissima che ti è piaciuto

Michaela Patricie Zaludova 13/11/2018 - 07:56

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Molto piaciuto e apprezzato questo tuo racconto, complimenti Michaela 5*

Paolo Perrone 12/11/2018 - 15:21

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