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Uno scatto

C'è tanto caldo dentro di lei da sopraffare i brividi che la neve, scivolata dal ramo dell'abete al di sopra dei suoi capelli, le lascia entrare nel corpo, solo per un attimo.
Si è trovata fuori dalla baita. Spinta dalla rabbia di un rifiuto, dalla paura di affondare in una pozza di tristezza, dal bisogno di non dover più esserci. All'inizio ha contato i passi, uno dopo l'altro. Si è fermata col respiro grosso e le mani gelide, si è toccata il viso. Scottava, quasi una bruciatura. Dietro di lei le orme, da non contare, da lasciare andare alla neve che continuava a scendere.
Giulio, suo marito, è rimasto nella baita con loro figlio, Edoardo. Guardavano la tv, quando Giulio, leggendo un messaggio sul telefono, ha alzato lo sguardo verso di lei
-Francesco è bloccato dalla neve, dice che è sulla strada principale e non può proseguire, forse tornerà indietro-
-Ma non può venire a piedi? Perché deve tornare indietro?- le si strozza la voce in gola mentre si siede.
-Sei matta! Saranno cinque chilometri per arrivare qui-
-Può passare dal bosco, però?!-
-Non sai quello che dici, vuoi che si perda o che muoia assiderato? Ci tengo a lui. Gli ho detto di tornare indietro, mi è sembrato sollevato, si è informato sul meteo. Continuerà a nevicare per tutta la notte-
-Allora non verrà?-
-Mamma, posso mangiare la torta?...Mamma...- .
Giada piano ha chiuso la porta dietro di sé, ha guardato intorno, posando lo sguardo tra gli alberi, ha fatto strada al pensiero che dal bosco ha trovato l'uscita e l'ha potuto vedere. Francesco, in macchina, attaccato al telefono, per parlare con lei, per dirle “Aspettami”. Lo ha chiamato più volte. Non ha risposto.
“Devo andare a prenderlo” ha iniziato a camminare, la strada principale è al di là dei castagni e degli abeti, di fronte a lei.
Cinque giorni prima, stavano abbracciati nudi, a cucchiaio. Francesco le soffiava sul collo, spostando i capelli che gli si attaccavano alla bocca. Intrecciava la mano alla sua, dicendole “Stringi”e lei lo faceva, le guidava l'altra mano alle labbra perché la lingua potesse accarezzarla. Rotolavano attaccati non sapendo mai dove il letto si trovava, dove finiva la luce che dalla stanza accanto si allungava sulle gambe. Era un gioco. Tutto iniziava e finiva nella testa. Giulio non l'aveva mai capito, Giulio era diverso, ed anche lei lontana da Giulio, era diversa.
Giada sa come vuole essere e segue la testa e segue il sangue che la porta da lui.
Si è fermata. Il cielo ha il colore dell'argento, riempie gli spazi che tra un albero e l'altro trovano l'aria, senza consistenza. E se Francesco si fosse inventato...cade in ginocchio, si porta la neve alla bocca. Si può bere.
Il silenzio, immobile, allenta la presa sul petto. Non sa contare i passi, non può capire quanti metri ci siano tra lei e lui, che la osserva. Attento, guardandola non perde il contatto con la realtà circostante. Il pericolo è la normalità. Giada è ancora in ginocchio, le gambe sono rigide, si appoggia con le mani a terra per stare in equilibrio. L'odore selvatico è prepotente. Le riempie le narici.
Di fronte a lei un daino, piccolo, color nocciola con strisce bianche. Con lentezza prende il cellulare, lo inquadra senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi, scatta la foto. Lui piega le zampe posteriori, sembra voglia accucciarsi, si dà una spinta e corre, nella parte del bosco che sale, verso la zona più alta del Monte Amiata.
Giada controlla la foto, è bella. La ingrandisce, la salva.
Si alza, le gambe sono pezzi di legno.
-Mamma! Ma dov'è finita la mamma, dov'è finita la mamma! Babbo la mamma è tornata.-
-Ehi, non si dice dov'è finita ma...dov'è la mamma?- Giada gli scompiglia i capelli mentre si toglie giaccone e pantaloni fradici.
-Ma dov'eri, ero preoccupato, ma che cos'hai nella testa?- Giulio sta per sbottare
-Aspetta, non roviniamo questa giornata, sono andata a fare una foto, sapevo che c'era qualcosa di speciale e sono andata-
-Dovevi dirlo, sembri sempre sull'orlo di un baratro-
-Guarda, guardate... è un daino, me lo son trovato davanti, è rimasto lì, non so per quanto-
-E tu, quanto sei rimasta lì?- le chiede Giulio
-Solo il tempo della scatto, giusto quello-.



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Racconto scritto il 23/01/2019 - 21:06
Da Grazia Giuliani
Letta n.881 volte.
Voto:
su 6 votanti


Commenti


I tuoi scritti lasciano qualcosa dentro. Sei proprio brava!

mare blu 29/01/2019 - 21:01

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Sempre bello leggerti Grazia, eccellente racconto complimenti *****

Paolo Perrone 28/01/2019 - 15:10

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Un racconto sorprendente, emozionante e coinvolgente! Non so perché ma mi sono trovata io lì davanti in mezzo alla neve di fronte a quel daino che era lì non per puro caso! Complimenti e grazie per i tuoi caldi commenti! Un caro saluto!

Ilaria Romiti 24/01/2019 - 20:32

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Grazia, la tua precisazione mi aiuta a focalizzare meglio il racconto, infatti non capivo come facesse Francesco ad esser lì, insieme a Giulio, nonostante fosse bloccato dalla neve...
Uno scatto, il tempo di fermarsi nel cammino, o forse in una corsa, verso quel qualcosa di diverso e di eccitante.
Il tempo di uno scatto, ed un incontro insolito aiuta a decidere, aiuta a scegliere il percorso da proseguire.
Molto bello e ben scritto, questo racconto trasporta il lettore in un meraviglioso paesaggio e fa vivere la necessità della protagonista di anteporre l'amore ad altre situazioni, seppur eccitanti.
Ciao!

Millina Spina 24/01/2019 - 17:09

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Complimenti sinceri ad una mera scrittrice! Un racconto che cattura il lettore in modo affascinante e coinvolgente! Davvero brava!

John Sirrom 24/01/2019 - 16:22

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Nell'ultimo dialogo non è Francesco a parlare , ma Giulio...
scusate!

Grazia Giuliani 24/01/2019 - 15:47

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Il tempo di uno scatto per immortalare un'emozione che si dipana in un racconto scritto con la maestria che ti si addice perchè il cuore è sempre li pronto a catturare quel che di bello offre la vita. E tu la saim raccontare magnificamente con quei tratti che solo un animo sensibile sa fare. Non è solo un racconto questo, è l'analisi pura del tuo cuore.

Antonio Girardi 24/01/2019 - 12:56

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Bellissimo racconto quanta tenerezza, sei brava. ciao

giovanni benvenuto vavassori 24/01/2019 - 11:44

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GRAZIA... Due uomini, due amori diversi ognuno le ha dato qualcosa da non dimenticare! Il cerbiatto col suo candore e la sua vulnerabilità le ha fatto scegliere di restare di non tradire quell'amore per cui si è giurato. Ci può sembrare una ingiustizia ma l'amore più vero e il più debole è sempre quello che rimane in silenzio. Sempre bravissima.

mirella narducci 24/01/2019 - 11:37

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No, Giulio nn può comprendere. Giada è un mondo, troppo complicato da spiegare ad un uomo o ad un bambino. Giada è quello che vorrebbe essere fino all'incontro con il daino. Lui la guarda, lei sa che oltre quello sguardo c'è ancora un altro mondo, ma neppure quello potrebbe mai compensare la sua inquietudine. Torna a casa ed è tutto com'è sempre stato.
Emozionante...chissà, forse solo noi donne riusciamo a comprenderci davvero
Nn è presunzione, no davvero
Sei meravigliosa, cara amica

laisa azzurra 24/01/2019 - 10:33

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Cara amica, il tuo racconto mi ha fatto riflettere...
Nei tuoi scritti, al di là della storia, emerge molto di più di quello che scrivi, la tua sensibilità e la tua profondità. Quando non ci basta più la normalità, significa che una parte di noi preme per emergere, di là delle persone coinvolte.
E tu, con poesia, lo fai intuire davvero bene...
Molto brava, come sempre

PAOLA SALZANO 24/01/2019 - 09:48

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A volte si sogna di evadere dalla quotidianità, si sogna di far uscire fuori il nostro io che non è razionale, ma che ci fa star bene... La realtà prima o poi ci richiama a sé, ma dentro ci sarà sempre il sogno.

Teresa Peluso 24/01/2019 - 09:38

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