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La Solita Giornata di Lavoro

Uno scoppio, le fiamme, poi il BUIO.
Pioveva anche quella mattina, pioveva come tutti i santi giorni in quella dannata città, Bristol 27 marzo 1754. Stava albeggiando, le gocce piccole e infide cadevano fitte sulle Slum, l’aria era malsana, pesante, quasi non si respirava. Si, era mattina, ma la luce del sole veniva oscurata dai vapori delle fabbriche, i fumi tossici che uscivano dalle strutture in acciaio coprivano il quartiere già a quell’ora; era mattina, ma era BUIO.
In una casupola non troppo lontana dalle baracche viveva Jason Stonks, nato il 14 marzo del 1715; viveva con sua moglie Lizzie e i suoi cinque figli, tre giovani uomini e due bellissime femminucce. Sapete, gli Stonks erano una famiglia fortunata, invece di vivere in una delle tante abitazioni nella baraccopoli, il padre di lui gli aveva lasciato in eredità una stalla che erano riusciti a sistemare. Non era propriamente una casa, ma era comunque uno dei posti migliori dove poter vivere in quel luogo. Come ogni giorno alle sei, Jason baciava sua moglie, usciva di casa e davanti alla porta faceva un bel respiro per assaporare la brezza mattutina. Come ogni volta però, rimaneva deluso, poiché l’unico odore presente nell’aria era quello del carbone bruciato. Infine con la sua saccoccia del pranzo in spalla, s’incamminava sconsolato verso la fabbrica.
Il suo posto di lavoro distava mezz’ora da casa sua, il luogo in cui lavorava era uno dei tanti stabilimenti che trattavano l’acciaio per costruire le rotaie. Rotaie che poi venivano usate per il trasporto dei carri del carbone direttamente dalla miniera, alla città. Il signor Stonks come al solito, appena arrivato si presentava al capo reparto che lo segnava tra i presenti. Jason arrivava sempre con qualche minuto in anticipo, così da poter fare quattro chiacchere con il suo amico Hamilton e dare un’occhiata alle notizie di punta del “The Weekly Newes.” Tra i colleghi l’amico era l’unico che sapesse leggere.
Ai due saltò subito all’occhio una notizia che parlava di uno strano libro francese. Raccontava di come la famosa Encyclopédie, (una raccolta di materie umanistiche e scientifiche scritta in francese), era arrivata dopo sei anni dalla pubblicazione finalmente in Inghilterra. Il prezzo era esorbitante, pensarono che neanche il signor Hustin, (il proprietario della fabbrica), potesse acquistarla. “Un must per tutti gli intellettuali britannici”, così c’era scritto. Subito appresso c’era un’altra notizia riguardante uno strano gruppo di Londra composto da molti professori e alcuni dei maggiori scienziati dell’epoca. Si rifacevano agli illuministi francesi, si riunivano in salotti e discutevano di varie materie e temi. Hamilton disse all’amico. <<Ah, gente strana, imitare quei francesi, che idiozia!>> Sputò per terra, poi continuò. <<Te lo dico io quelli là sono tutti dei pervertiti, o ancora peggio, invertiti! Che discorsi assurdi che fanno, tolleranza?! Phua>>, finì dicendo mentre si allontanava.
Si sentì il suono di una campanella, erano le sette e bisognava incominciare a darsi da fare. Il lavoro era durissimo, alla fine di ogni giornata Jason ne usciva pieno di graffi e contusioni. Trasporta qua, tira di là, porta quella cassa su, tira quella trave giù; e andava avanti così ogni volta. Passarono cinque ore, ormai si era fatto mezzodì quando suonò la campanella per il pranzo.
Come ogni volta Stonks e l’amico pranzarono insieme, lui aprì la saccoccia e tirò fuori un tozzo di pane e un pomodoro fresco. Era lunedì, poteva permettersi un pomodoro soltanto il lunedì; ed infine le solite patate. Pensò, <<Patate, sempre le patate, dannata America!>>.
I due si misero a chiacchierare di quanto ogni anno che passava, sempre più gente arrivava da fuori. Ormai le campagne si stavano svuotando, pensarono fosse un peccato: Jason, perché amava gli spazi aperti e il verde, mentre Hamilton odiava l’affollamento che si era venuto a creare in città. Diceva che per colpa di tutti questi forestieri stavano aumentando sempre di più le malattie e la criminalità. Sapete, anche Jason veniva da fuori, era arrivato in città all’età di sette anni, per questo suo padre aveva una stalla. Il nonno, grande sostenitore di Cromwell, era un contadino, uno dei primi ad esser passato dalla rotazione triennale alla quadriennale. Ma questo l’amico non lo sapeva, o almeno faceva finta di non saperlo, da quel che si ricordava lo aveva sempre visto gironzolare nel quartiere.
Hamilton cambiò radicalmente discorso, gli chiese se finalmente era riuscito a trovare un lavoro al figlio più piccolo. Tom aveva già 13 anni e ancora non aveva fatto un giorno di lavoro in vita sua, lui rispose di sì. Era riuscito a sistemarlo in una piccola fabbrica tessile come sguattero, gli serviva qualcuno che riuscisse a pulire i vari macchinari e grazie alle sue piccole manine lo assunsero immediatamente. Stonks gli raccontò anche che quando aveva portato lì il figlio era rimasto sbalordito da un macchinario nuovo di zecca acquistato dalla sartoria, era una filatrice meccanica. <<Hanno triplicato la produzione grazie a quell’aggeggio, ma ci credi?!>>, gli disse ancora stupito. La campanella risuonò di nuovo, era ora di ricominciare a faticare.
Lavorò come un mulo. Passarono molte ore e il sudore gli grondava sul viso; faceva molto caldo nell’edificio, i forni erano accesi in continuazione e l’ombra creata dal fumo della fabbrica era illuminata dalle fiamme dei primi. Il suono delle macchine stridenti risuonava in tutto il complesso, cling, clang, cling, clang. Jason alzò il viso sporco di carbone per vedere che ora si era fatta, erano le cinque, ancora un’ora e poi sarebbe stato libero di tornare a casa. Undici ore di duro lavoro pagate solamente con qualche misero scellino...
Ad un tratto la macchina a vapore, cuore dell’attività della fabbrica, Incominciò ad emettere uno strano e forte rumore. Si era rotta, di nuovo; succedeva almeno una volta al mese, era una meraviglia dell’ingegneria, ma ancora non perfezionata. La macchina riusciva a creare un’energia quasi infinita grazie alla combustione del carbone che faceva ribollire l’acqua creando vapore per mandare avanti tutti gli altri macchinari. Uno dei capi reparto tenendosi bel lontano dal luogo, urlò e chiamò Stonks con altri due operai per riparare il guasto. Jason era un buon meccanico, ma questa volta il problema era più grave di quello che sembrasse. Gli altri due si allontanarono, ma lui rimase, pensava di potercela fare. Quando capì che non poteva più fare nulla, si allontanò, ma era tardi; si sentì uno scoppio assordante e vide una vampata di fiamme e fumo, poi più nulla…
Il BUIO.



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Racconto scritto il 02/10/2022 - 16:10
Da Emanuele De Rubeis
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