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Il puledro

C’è un puledro cresciuto nel bosco
il cui nome nemmeno conosco,
la criniera leggiadra nel vento
in cuor suo sempre allegro e contento.


Rimpiange quand’era un bardotto (*)
mentre andava di trotto e galoppo
nella verde campagna assai bella
pascer l’erba con la puledrella.


Ora invece il mondo è bigotto
molto avaro, egoista e corrotto,
con furore mordendo le briglie
vuol fuggire, cercar meraviglie!


Il sereno trascorrer del tempo
permetteva fermarsi un momento,
oggi invece la corsa è feroce,
ogni ostacolo un balzo più atroce.


Un residuo bagliore d’intenti
s’è riflesso in quegli occhi ormai spenti
e assai forte è rimasto il desio
di cercare, per sempre, l’oblio.



(*) garzone, apprendista di bottega




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Opera scritta il 23/01/2015 - 21:14
Da Domenico De Marenghi
Letta n.1185 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


Il puledro è felice solo quando è libero da recinti o costrizioni così come l'uomo,metafora eccellente,bravissimo

genoveffa 2 frau 25/01/2015 - 18:26

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Molto bella, complimenti. La chiusa è formidabile.

Francesco Mereu 23/01/2015 - 21:50

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Che rime superlative,bravissimo è molto bella

Claretta Frau 23/01/2015 - 21:29

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