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Il divoratore di carne

IL DIVORATORE DI CARNE


La macelleria è situata sulla Statale 38.
Di ritorno da un viaggio, sono entrato per i miei acquisti da single.
C’era un solo cliente. Ho pensato di sbrigarmi in poco tempo. Invece quello stava ordinando quintali di carne.
Si è fatto tagliare trentacinque costate. Quindi il macellaio gli ha impacchettato tre file di salsicce fresche, dieci chili di lonza di maiale, due chili di spezzatino di vitello, quattro chili e mezzo di fegato, cinque di carne macinata. E poi: una bresaola di manzo, tre bresaole di cavallo, un prosciutto culatello, venticinque salamini piccanti.
Dapprima mi sono spazientito, ma poi ho lasciato spazio alla mia curiosità di giornalista e di scrittore. Ecco un personaggio, per così dire, paradigmatico: grande come un armadio, il cranio calvo e lucido, il viso rubicondo con un pizzetto ben curato, unito a due baffi filiformi. Indossava un giaccone molto elegante di pelle autentica, il colletto di pelliccia. Abbronzantissimo (anche se è inverno), se ne stava ritto davanti al banco, con le gambe leggermente divaricate e l’addome prominente.
Quando è uscito, scortato da due commessi che lo aiutavano a portare le gonfie borse di plastica, l’ho visto salire su un autentico mostro metallizzato: un Suv immenso, il cui muso aerodinamico e grintoso prometteva lo scatenamento dell’iradiddio.
Mi sono rivolto al macellaio e ho fatto la mia ordinazione: due petti di pollo, uno spiedino e tre etti di carne macinata.
Quello ha sorriso.
Un secondo macellaio, spuntando dal retrobottega, si è avvicinato al collega. - Ho sentito alla radio che ci sono dei casini alla periferia della città.
- Che genere di casini? – ho domandato. La mia curiosità professionale si era fatta vigile
- Non si sa bene… ma qualcosa di grosso – ha risposto il macellaio da poco comparso.
- Lei non viene dalla città? – ha voluto informarsi l’altro, che mi stava servendo.
- No, sono diretto in città. Faccio ritorno a casa mia.
I due macellai apparivano preoccupati e quel sentimento cominciava a contagiarmi. Anche in un buco come questa valle può succedere, prima o poi, un fatto grave.
Sono uscito con i miei tre pacchettini.



Siamo fermi in colonna.
Dove ci troviamo, la Statale 38 tocca i primi lembi di periferia. Deve essere successo qualcosa.
Ho acceso il piccolo registratore e sto registrando le mie impressioni. Non si sa mai: potrei trovarmi in possesso di qualche notizia importante.
Il mostro metallizzato è fermo davanti alla mia macchina.
L’uomo abbronzato e dal cranio rasato, il grande divoratore di carne, è sceso dal Suv e se ne sta appoggiato alla portiera. Ha un’espressione impaziente, contrariata e armeggia con un telefonino.
Si ode una specie di esplosione, in lontananza. Poi, dai casermoni, si alza una densa colonna di fumo nero.
L’uomo del macchinone impreca, poi si avvicina al bordo della strada e dà un calcio a una lattina.
Accendo l’autoradio.
I soliti programmi. Cerco di sintonizzarmi su una emittente locale, ma senza risultato. La musica dei Metallica riempie l’abitacolo.
Insisto. Finalmente capto Radio Valle.
“…così si è pensato di interrompere la Statale 38 in direzione est. Forze dell’ordine stanno affluendo dalla provincia vicina. Già due elicotteri della Protezione Civile sono giunti sul luogo. Ci hanno comunicato che per il prossimo collegamento saranno in grado di fornirci un quadro più preciso della situazione…”
Un improvviso abbaiare mi distoglie dall’ascolto della radio. Viene dall’auto ferma dietro la mia. Il muso dell’animale sporge dal finestrino e il latrato è rivolto all’altro lato della strada, dove corrono i binari della ferrovia che separa la statale da una breve fuga di prati.
- Fai silenzio, cagnaccio! – grida l’uomo del Suv. – Senti l’odore della mia carne, eh?
Quelle sono le ultime parole dell’uomo dal cranio rasato.
Un ragazzino di forse quattordici anni è sbucato da una macchia di salici, oltre la ferrovia, ed ora sta attraversando la metà vuota della carreggiata. Ha una aspetto strano, la faccia grigiastra, le braccia protese in avanti come se volesse afferrare qualcosa. Si avvicina barcollando all’uomo del Suv.
- Cazzo vuoi? – fa costui. Sta per aggiungere qualcosa, ma il ragazzino gli piomba addosso.
Un’altra esplosione e ancora una colonna di fumo, in lontananza.
Quello che adesso vedo è incredibile. L’uomo del Suv non riesce a togliersi di dosso il ragazzo, che comincia a rosicchiargli il cranio, poi gli squarcia la gola. Ed ecco che strappa tendini, brandelli di carne sanguinolente.
Io guardo come in trance.
Grida provengono dalle auto in colonna.
Quando vedo una donna cenciosa e un vecchio dal volto cadaverico attraversare a loro volta la ferrovia per venire verso di noi, chiudo il finestrino e inserisco la sicura.




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Opera scritta il 28/09/2015 - 19:01
Da Giuseppe Novellino
Letta n.1059 volte.
Voto:
su 12 votanti


Commenti


A me no, invece.
Ti ringrazio per i tre giudizi a ripetizione che hai postato, frutto di una lettura attenta. La lettura è la cosa più libera che c'è. Quando un libro o un testo non piace, uno ha tutto il diritto di buttarlo via e rivolgersi a qualcosa d'altro. Ma tu sei stato attento e paziente: hai voluto leggere almeno tre miei testi prima di rivolgere i tuoi occhi altrove. Mi fa onore.
Grazie di cuore!

Giuseppe Novellino 27/10/2015 - 21:39

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Lei, caro signore, non credo possa appassionare più di tanto con le storie che scrive. Ho cercato di leggere qualcosa, ma l'occhio tende ad andare altrove. Mi spiace molto

Giovanni Battista Quinto 27/10/2015 - 18:41

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Pertinente la tua osservazione.Grazie, Claudio.

Giuseppe Novellino 02/10/2015 - 16:05

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"Ho acceso il piccolo registratore e sto registrando le mie impressioni"."Un ragazzino di forse quattordici anni è sbucato da una macchia di salici, oltre la ferrovia, ed ora sta attraversando...". Cambia il tempo del verbo al presente. "Accendo il piccolo registratore e registro le mie impressioni"... "Un ragazzino di forse quattordici anni sbuca da una macchia di salici, oltre la ferrovia, ed ora attraversa...". Non ti sembra più fluido il brano? Circa il resto, buona scrittura, solo la parte finale la trovo sospesa, inconcludente.
Complimenti, comunque

Claudio Di Trapani 02/10/2015 - 14:22

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Ho letto molto attentamente il suo racconto, scritto bene, ma il ritmo è un po' lento, e forse confuso nella parte centrale, il linguaggio molto "parlato" delle battute ci può stare, la fine be' è certamente a sorpresa, ma forse non molto sorprendente.

Marirosa Tomaselli 29/09/2015 - 11:10

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