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VERSO L'ARECHI

Volevo solo stare un po' da solo,
solo in una sera di primavera,
dove il tempo emigra,
e l'odore incombe,
di paglia e di mare,
di silenzio e di fuochi.


Ma mentre incedo incontro lei,
occhi un po' strani,
con nulla addosso.
E mi guarda assente,
mi chiede: "Chi sei?",
un po' provocante,
un po' forse no.


E allora poi mi parla,
"io vengo dal sud,
dal sud dei ricordi
che mi ha portata qui.
Non ho scelto io quest'opportunità,
e se vendo amore,
amore non ne ho...
...e non ne dò".


E una strana tenerezza
cresce in quelle mani,
in quel pianto vero e intenso
che ricchezza no, non ha.


"Voglio anch'io una vita
come tutti voi,
e l'Università,
un lavoro che sa
di sudore ed emozione,
e non la pelle di un barbone
che la notte mi tormenta
e non mi fa dormire",
e lo sguardo abbassa già...


...Il viale è lungo,
si strucca e si riveste la ragazza:
è più bella così.
S'inizia a camminare,
e stringe la mia mano...
...Vigliacco il tempo:
ci ha tradito.


Forse devi ritornare,
non puoi oltrepassare
il tempo... Prestabilito.
Con gli occhi gonfi ancora,
ma con tanta speranza,
si getta, vera,
tra le braccia mie...


..."Non è una circostanza,
non come le altre volte,
forse tu capisci...
...Portami via."


Avrai tu una vita
come tutti noi,
e l'Università,
il mondo ce la fa.
Un lavoro onesto,
non fame di peccato,
un amore e una famiglia,
la gioia del creato.
Chissà se riuscirò io
a portarti via da qui:
ci provo, forse è presto,
ma vivere è anche questo;
le tue labbra sulle mie:
andiamo via... Verso l'Arechi.




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Opera scritta il 18/03/2012 - 08:22
Da Manuel Miranda
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