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La faccia a terra mi sollevo col soffio del mio respiro e mi stacco dal corpo.
Comincio a passare il suolo mischiandomi alla terra. Aspetto i passi delle persone per sentire le vibrazioni che mi da questo contatto.
Ogni passo, ogni porta, il calore della luce del lampione, le radici dell’albero che sento nutrirsi.
Sordo cieco senza bocca m’insinuo come un rivolo d’acqua negli anfratti più spaziosi ma non trovo posto.
Non sento non vedo non ho alcun sapore.
Sentire per girare la chiave, aprire la porta e rientrare nel corpo spoglio di ogni strumento per rimettersi in moto.
Come una paresi dell’anima che necrotizza ossa e muscoli.



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Opera scritta il 16/01/2016 - 19:49
Da ellis lio
Letta n.928 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


E' scritto bene, ma l'ho trovato un po' criptico.

Giuseppe Novellino 18/01/2016 - 12:22

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