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Filippo

Il ladro di sogni
La sera scendeva nascosta tra le ombrose betulle del vecchio parco, il leggero vento tiepido si alzava, qualche foglio di carta lasciato chissà da quale bambino il vicino pomeriggio trascorso, qualche
busta dimenticata. Non serviva, ne aveva già tante Filippo il barbone, nella sua sacca di cuoio, lacci stoffe fazzoletti, uno spazzolino, il corredo per un'accurata quanto perentoria igiene, un tozzo di pane. Rimaneva lì facendosi posto con dei pesanti cartoni tra la panchina e le siepi, solo il suono della fontana e delle foglie si univa ai richiami degli uccellini. Si sistemo' Filippo a mo di capanna lasciando i suoi ombrelli e il suo cappello vicino alla sua coperta.Quella sera non aveva voglia di scrutare il suo romanzo donatogli per strada e così ricontrollo' la sua rubrica fatta ad agendina, dove appuntava di tutto. Le strade, i dottori, le nuove
insegne dell'urbe, i nuovi bambini del vicino asilo, cui in disparte alla sua presenza, insegnava a dar da mangiare a chi guardava come fare le molliche del
pane da dare ai piccioni, e come darne in quantità a
ciascun gruppo. Si accorse lì nel parco che tutti i
foglietti i bigliettini pagine di riviste lasciate, conteneva no sempre qualcosa di scritto, di personale, e così cominciò a collezionarle una ad una, compresi i nomi gli indirizzi i piccoli messaggi, come "mi dispiace oggi non potevo proprio venire", o "sai che amo solo te". Un giorno vicino ad una vecchia scatola di cartone, c'era un breve foglio, stropicciato interrato, firmato Luca, e si leggeva "ti prego caro angioletto, fai guarire papà". Anche quello conservò con la speranza che quel bambino abbia potuto riavere suo padre.
Quasi a Natale con il freddo che faceva incombente la mattina, qualche spiraglio di timido sole fletteva sullo stagno ghiacciato del parco, dopo aver trascorso le sere e le notti a cianfrugliare a raccontare con altri barboni nelle casa di ospitalità. Vicino allo stagno una sacca, grande, grossa di stoffa rosea, con un laccio bianco. Si avvicinò immediatamente sollevandola, non sembrava pesare tanto probabilmente conteneva molta carta. La nascose con un sacco per l’immondizia grigio, chi mai avrebbe potuto dubitare che un barbone avesse qualche ricchezza da nascondere, e così passando in mezzo a file di turisti per un misero blando caffè, attraversò mezzo corso per arrivare sotto il vecchio ed abbandonato porticato dove, quel giorno, oltre ai topi non c’erano i suoi sventurati amici. Resti di bottiglie verdi, mazzi di carte annerite posaceneri di ogni varietà ognuno con la sua lunghissima storia. Si collocò seduto su un vecchio divano che non aveva più i cuscini rasentava la terra, stirando i piedi si dispone su di un fianco e apre il sacco. Conteneva migliaia di lettere scritte a Babbo Natale che chissà quante scuole avevano consegnate a quel fortunatissimo postino, sicuramente già fuggito per il suo mal compenso, e così cominciò a sbirciarle una ad una. Le più belle e graziose erano quelle delle bambine, si accontentavano, qualche bambola non troppo costosa, magari se fosse truccabile meglio e gli auguri a Babbo Natale, cosa non trovata nei maschietti, pieni di pupazzi meccanici razzi macchine e mostri sacri non conosciuti nemmeno dalla televisione. Un bambino scrisse per principio che era stato molto buono ed allora avrebbe dovuto ricevere almeno tre dei dieci regali che aveva messo a disposizione affinchè non ci fossero stati dubbi di problema.
Filippo gli venne in mente una grande cosa, almeno lui così credeva, avrebbe riempito tutti i pacchetti regalo fac-simile, da consegnare ai passanti, quando il giorno prima di Natale, si sarebbe vestito insieme ad altri, della sua condizione, da Babbo Natale. Naturalmente la sera ai ritrovi non ne parlò con gli altri tre che partecipavano all’iniziativa, e quando arrivò la vigilia i circa duemila pacchetti contenevano ognuno una lettera dei bambini, Filippo per strada rideva sorrideva veramente ai saluti degli adulti delle nonne dei padri scontenti, aveva rubato tanti sogni ma voleva donarli per dare la sorpresa di poter far conoscere che tutti anche se diversi hanno sempre la ricchezza di possedere i loro sogni.



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Opera scritta il 15/04/2016 - 17:50
Da Luca Di Paolo
Letta n.1110 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Bravo questo Babbo Natale che mischia i sogni per ridistribuirli: sicuramente le letterine scritte da altri faranno riflettere sui sogni altrui, magari ridimensionando i propri e capendo che i sogni sono tutti diversi e tutti straordinari.
Ciao Luca!

Millina Spina 16/04/2016 - 12:32

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