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Di tutte le figure che hanno accompagnato la mia infanzia la più cara per me è quella del nonno materno, Paolo.
Faceva un lavoro fa -vo- lo -so : il pasticciere.
Vista dalla parte di una bambina, si può pretendere una fortuna più grande?
Fino al mio matrimonio, cioè fino all'età di 26 anni, ho abitato nel palazzo del nonno che al primo piano era stato suddiviso in tre accoglienti appartamenti, uno per i nonni , gli altri per due sue figlie, mia madre Marina e mia zia Ilaria, anche lei sposata con figli; zio Riccardo e zia Elena, invece, abitavano fuori, rispettivamente a Macerata e a Napoli.
Quella casa, più che nella mente, mi è rimasta nelle narici perchè ogni giorno si impregnava del profumo dei dolci che nonno Pino con i suoi lavoranti preparava fin dalle prime ore del giorno: odore di vaniglia, fragranza di pandispagna e cioccolato, effluvi di spezie e aromi vari
si diffondevano nel fabbricato rendendo più dolce il risveglio a noi di casa ma anche agli inquilini che abitavano al pianterreno e ai vicini del palazzo attiguo al nostro.
Neppure la casa della strega nella fiaba di Hensel e Gretel poteva reggere il confronto e solleticare nella stessa misura la golosità di grandi e piccini.
Ma, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, a noi bambini (eravamo ben sei nipoti di età compresa tra i tre e i nove anni, stando a quanto registrato dalla mia memoria) i dolciumi venivano razionati e concessi con molta parsimonia; questo era nelle regole intransigenti dettate dalle donne di casa per le quali il dolce andava riservato al pranzo domenicale o a qualche occasione importante ma era anche l'abitudine alla sobrietà coltivata negli anni duri della guerra e del dopoguerra che aveva lasciato in tutti il culto, potrei dire, dell'essenzialità e il rifiuto degli sprechi e degli eccessi.
Nonno Pino, però, era dalla nostra parte e faceva ogni tanto delle eccezioni inventandosi strani pretesti.
-Oggi sceglietevi un dolcetto- diceva accompagnandoci nel laboratorio - perché oggi si festeggia .
- Che cosa, nonno?
Ed era ogni volta un 'acrobazia della sua fantasia.
Abbiamo avuto supplementi infrasettimanali per la vittoria di Felice Gimondi al Giro d'Italia, il terno al lotto di un suo amico, la nascita del puledro dei contadini nostri vicini, la riuscita di un lancio missilistico. Insomma ce la metteva tutta il nonno per contrastare e compensare la severitá delle nostre mamme.
E noi gliene eravamo grati e gli lasciavamo occupare, nei nostri cuori, uno spazio sempre più grande.
Per lui, Natale dopo Natale, abbiamo scritto le letterine più lunghe e affettuose che gli strappavano lacrime e sorrisi, per lui, in piedi su una sedia, piccolo palco senza pretese, abbiamo recitato le poesie e le filastrocche che lo intenerivano e lo autorizzavano a dispensare doni e ricompense.
Era buono nonno Pino, anzi,di più, il nonno migliore del mondo.
Quando ci hanno propinato l'eufemismo che era volato in cielo perchè il Paradiso è il luogo dove vivono felici le persone buone noi nipotini non ci abbiamo creduto convinti che nonno Pino non poteva essere felice senza di noi come noi non lo eravamo senza di lui e lo abbiamo ritenuto cattivo perché capace di abbandonarci. ..ma sapevamo che non era la verità, era solo il nostro modo inconsapevole di difenderci da qualcosa che non conoscevamo e che d'improvviso aveva fatto irruzione nel nostro mondo felice: il dolore .



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Opera scritta il 25/07/2016 - 11:41
Da Aurelia Strada
Letta n.1247 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


Ringrazio per il riconoscimento e faccio i miei complimenti a tutti gli altri vincitori. A tutti l'augurio di una lieta giornata. Aurelia

Aurelia Strada 11/08/2016 - 14:30

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Molto bello e ben raccontato.
Emozionante, tenero e commovente... insomma bello.
Ciao Aurelia.

Loris Marcato 26/07/2016 - 22:38

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Grazie Patrizia per il tuo commento molto sentito e per me particolarmente gratificante, Ciao
Aurelia

Aurelia Strada 26/07/2016 - 22:32

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Un racconto tenerissimo ed emozionante! I ricordi sono struggenti, la verità nella vita che irrompe tragicamente nella spensieratezza di bambini angelici! Molto poetico!

Patrizia Bortolini 26/07/2016 - 22:15

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Ringrazio tutti per le garbate parole di commento che sottolineano la dolcezza del contenuto oltre che la rispondenza ad esso di stile e linguaggio. In particolare Salvo si chiedeva se questo potesse dipendere da una mia esperienza di recitazione cinematografica e/o teatrale e non è così nel senso che pur amando molto quest' arte non ho avuto mai l'opportunità nè l'intenzione di coltivarla. A tutti un cordiale saluto.
Aurelia

Aurelia Strada 26/07/2016 - 17:24

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Bello... in tutto. Concordo molto con il commento di Salvo. Complimenti

Francesco Gentile 26/07/2016 - 12:36

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Una storia raccontata con la dovuta bravura di uno scrittore che lascia i suoi pensieri con l'anima di una bambina. Non è facile descrivere i sentimenti semplici di una bambina ad una età matura.
Bisogna essere anche dei bravi attori.
Ma tu hai mai fatto cinema o teatro ?
Ciao. Salvo

salvo bonafè 25/07/2016 - 20:07

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Dolce e bel racconto

Sildom Minunni 25/07/2016 - 19:25

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Non vi è titolo più azzeccato cara Aurelia, mi hai commosso con questo tuo dolcissimo racconto e mi hai riportato indietro nel ricordo della mia prima infanzia .... io avevo una prozia che mi ha dato tanto amore e tante paste alla sfoglia colme di zucchero... *****

ANNA BAGLIONI 25/07/2016 - 14:15

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