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Istanti 4

Il ricordo della giornata era atroce.
La luna mesceva la sua luce
metallica sul mondo disteso;
la luna era al pari
della luce dei lampioni:
niente più, niente meno.
Eravamo distesi sul letto,
ti ho guardata negli occhi: vedevo
che tu non vedevi gli angeli della notte
- preludi della dolcissima -
reclini verso l'eterno;
vedevo che tu non vedevi che io
non volevo vivere come gli altri:
non volevo aspettare la felicità
come si aspetta una canzone alla radio,
non volevo essere felice come loro sono
felici: schizofrenici parlano
di felicità fra loro.


Hai detto: - Diavolo, quanto sei magro.
Fai paura.
Ho detto: - Già, scappiamo via.
Adesso.
Hai detto: - Tu sei matto.
Ho detto: - Già. Arrivano i venti
dalla Danimarca.
Hai detto: - Me ne vado.
Te ne sei andata.
Non ti ho mai ringraziata
per la felicità negata:
ti ho visto però morir annegata
in silenzio.


(Il giorno si lega ai tralicci
ed il mondo diventa
miseramente
luminoso.)




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Opera scritta il 17/08/2016 - 03:02
Da Antonio Rossi
Letta n.928 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


RIFLESSIVO... ET OCULATO VERSEGGIO CHE LASCIA CAPIRE LO STRAMBO VIVERE CONTEMPORANEO.
LIETO MERIGGIO ANTONIO.
*****

Rocco Michele LETTINI 17/08/2016 - 13:21

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