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Il mio palazzo

Promisi al cielo d'esser forte e,
Alle stelle dissi che del dolore
Ne avrei tessuto una corazza,
Ma al sorgere del sole
Vidi il volto ricoperto di lacrime,
Ma i suoi raggi mi diedero conforto
E il suo calore mi baciò forte
Laddove prima faceva male.
Passò del tempo, forse troppo
O troppo poco,
Ma mantenni la promessa
E innalzai dalle macerie
Un palazzo scuro e dismesso,
Come il dolore intriso dal quale era nato,
Ma al soffiar della tempesta
E al tuono dei cannoni
Resistette
E, nulla sembrava abbatterlo
Poichè più nulla aveva da perdere.
E passarono dieci lunghi anni
Ed intorno ad esso
Crebbero dei fiori e poi degli alberi
Sui quali gli uccelli ne fecero dimora,
E il loro canto donava ristoro
A tutti i cuori della valle.
E quel palazzo così grigio e vuoto
Riprese vita dal suo oblio
E i balconi fuorno aperti,
E quale gioia immensa
L'incontro delle fredde mura
Ai raggi del Dio sole.
Ed una finestra in alto si aprì,
E i tristi ricordi presero a volare
Lontano dalla casa
E un sospiro lieve si levò
E il sangue riprese rapido a scorrere nelle vene;
Poichè nulla al mondo
È più grande e bello
Se non lasciarsi addolorare
Per poi ricominciare.



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Opera scritta il 27/08/2016 - 19:29
Da Luciana Mocanu
Letta n.958 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Mi è molto piaciuta soprattutto per l'idea portante: il palazzo costruito sulle macerie del dolore, che a poco a poco prende vita. Chi ha vissuto la medesima esperienza lo capisce fino in fondo. Tnx.

Valerio Poggi 28/08/2016 - 07:12

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